Nazzareno Carideo. Laureato in giurisprudenza, per gi amici Reno, ha lavorato come consulente nell’Amministrazione provinciale di Isernia, città in cui vive. Tra le sue passioni la scrittura, la pittura e la fotografia. Suoi lavori sono stati inseriti più volte in varie antologie di autori vari. Partecipa al Concorso 50&Più da diversi anni; nel 2013 ha vinto la Farfalla d’oro per la prosa, nel 2019 la Farfalla d’oro per la fotografia e nel 2023 la Libellula 50&Più per la prosa.
Sono stato un concorrente della nota trasmissione televisiva “L’Eredità” nel gennaio del 2016. L’esperienza è stata stupenda. Per chi conosce il programma e sa il suo svolgersi e le regole, dirò che sono arrivato al “Triello”. Per chi, invece, non ha mai visto il programma televisivo a quiz che viene mandato in onda da ben diciotto anni nella fascia televisiva attorno all’ora di cena, spiegherò che il “Triello” è una finale a tre, dove arrivano i concorrenti che hanno eliminato gli altri tre partecipanti al gioco. Attualmente, nel 2024, le regole sono un po’ diverse perché gli autori del programma, cercano di rinnovare la trasmissione per renderla più elastica alle novità.
Al “Triello”, cioè alla fase finale del gioco, se si è bravi e fortunati hai buone possibilità di vincere. Io, purtroppo, non ci sono riuscito per non aver intuito una domanda trabocchetto studiata ad arte dagli autori del programma … Da allora, ho promesso a me stesso di non veder più film di Steven Spielberg (ma questa è un’altra storia che vi racconterò in un altro racconto e in un’altra occasione).
La storia che, invece, oggi vado a farvi partecipe è l’amicizia che si è istaurata con il conduttore del programma Fabrizio Frizzi.
La professionalità di Fabrizio, la sua spontaneità, semplicità e modestia, erano virtù che si palpavano a pelle nello studio televisivo n. 18 di Cinecittà in Roma. Ci accolse tutti, sei concorrenti, emozionati e impacciati, con la sua indimenticabile risata, unendosi con noi e chiamandoci con il nostro nome di battesimo. Sapeva tutto della nostra vita. Chi eravamo, da dove si veniva, cosa si faceva nella vita e cosa avremmo detto per presentarci. Un buon presentatore conosce i suoi ospiti e lui, oltre alla conoscenza ci accolse nel suo salotto/studio come solo gli amici s’invitano in casa a sorseggiare un caffè.
Il gioco, tra mille emozioni e colpi di scena, finì, lo spettacolo si concluse, io ero amareggiato per la mancata vittoria e Fabrizio Frizzi ci salutò cordialmente a tutti,
La mia esperienza televisiva si concluse.
Ma ancora qualcosa doveva accadere …
Il giorno dopo, mi accorsi che avevo dimenticato una borsa negli spogliatoi degli studi televisivi e trovandomi ancora a Roma, decisi di andare a recuperarla. Gli studi televisivi di Cinecittà sono accessibili soltanto agli addetti ai lavori. Spiegai al guardiano che si occupava delle entrate la mia dimenticanza del giorno prima e, in barba al regolamento, mi fece entrare.
Cinecittà è una vera e propria città. I fasti degli anni meravigliosi del nostro cinema non ci sono più ma, ottanta anni di storia, oltre tremila film girati di cui cinquantuno hanno vinto l’Oscar, non è cosa da niente e non si dimentica. Film storici come “Quo Vadis” e “Ben Hur” o “La passione di Cristo” di Mel Gibson resteranno nella storia eterna del cinema mondiale. Si ricorda una bella intervista al grande Federico Fellini dove un giornalista chiese al regista, quale fosse la città in cui avrebbe preferito vivere e lui, in tutta semplicità rispose: “Cinecittà!”.
Molti studi sono dismessi ma, tutt’ora, si girano fiction e programmi d’intrattenimento tra cui, appunto, “L’Eredità”. È una vera e propria città con strade e viuzze e operai sempre in fermento come in un cantiere a costruire e realizzare scenografie per film e sceneggiati.
Io, dovevo andare allo studio 18 e mentre camminavo in quella direzione, vedo arrivare su uno scooter, una persona con il casco da moto calato sulla testa che mi fa grandi gesti di saluto. Era lui: Fabrizio Frizzi!
Mi aveva riconosciuto e gentilmente si ferma vicino a me, si spoglia del suo casco affinché possa riconoscerlo e mi chiede il motivo della mia presenza, ancora, a Cinecittà. Come se ci fossimo conosciuti da tanto tempo, inizia tra noi, una conversazione amichevole e oserei dire intima. Di quelle conversazioni senza segreti che soltanto tra amici consolidati può avvenire.
Lì, in piedi, in una mattinata che prometteva pioggia, in un vicolo della città del cinema, Fabrizio Frizzi mi parla di sé. Mi dice e racconta della sua carriera, dell’incarico ricevuto dai dirigenti RAI e dall’amico e collega Carlo Conti, di condurre la trasmissione televisiva a quiz “L’Eredità” a cui ho partecipato come concorrente il giorno prima. Mi racconta delle sue esperienze come volontario nei pellegrinaggi al Santuario di Lourdes e della sua ardente fede. Mi narra infine, del suo meraviglioso rapporto con la giovane moglie Carlotta e, facendosi inaspettatamente serio, del suo immenso ruolo di papà e dell’amore paterno per la piccola ed esile figlioletta.
I suoi discorsi sono dettati da una semplicità d’animo e da infinità bontà. Narra, con realismo e mi dice, che essendo un papà non troppo giovane, il suo scopo primario è restare vicino alla figlia il più possibile, vederla crescere, educarla, consigliarla. La differenza d’età che lo separa dalla figlia è tangibile e si fa presto ad invecchiare senza aver goduto della gioia magnifica di aver visto un figlio/a avventurarsi nel complicato gioco della vita.
Il nostro (più il suo che il mio) diventa un discorso complice, spontaneo, amichevole, fraterno. Dura venti minuti e non di più, ma sono minuti in cui ho conquistato un amico che era realmente come lo si dipingeva: “una Bella Persona!”.
Grazie Fabrizio. Dovunque tu sia, avrai sempre la tua scena.