Popolazione più longeva, minor accesso dei giovani nel mercato del lavoro, pensioni erogate sempre più a lungo: il quadro dell’Italia.
Per dirla con una battuta: se vogliamo continuare a garantire le pensioni, costruiamo asili. Anche dopo l’introduzione del metodo di calcolo contributivo, il nostro sistema pensionistico è ancora, in larga parte, un sistema “a ripartizione”. Condizionato quindi da variabili di tipo economico e demografico che influiscono sulla dinamica pensionistica e determinano se il sistema è in grado di rimanere in equilibrio. Parliamo, ad esempio, del livello di occupazione e l’andamento del PIL, del tasso di natalità, il tasso di invecchiamento della popolazione e del rapporto tra popolazione attiva e pensionati.
E la questione non può ritenersi risolta neanche con l’adozione del metodo di calcolo contributivo esteso dal 1/1/2012 a tutti i lavoratori. Un metodo che è solo nominalmente un sistema a capitalizzazione. Ma in realtà, anche nel “contributivo” i versamenti effettuati dai lavoratori non vengono materialmente accantonati, ma servono a pagare le prestazioni degli attuali pensionati.
L’equilibrio del sistema
Nel corso degli ultimi anni, l’andamento sfavorevole dei fattori economici e demografici ha determinato la perdita di equilibrio del sistema. Le uscite superano le entrate: aumenta il numero dei pensionati e, fortunatamente, si vive più a lungo. Di contro, diminuisce il numero dei lavoratori e, di conseguenza, diminuiscono le entrate contributive. Così, si crea un disavanzo.
In particolare, il rapporto tra pensionati e popolazione attiva continua a crescere in maniera preoccupante. Attualmente è pari al 36,42% (poco meno di 1 pensionato ogni 3 attivi), ma alcune stime ne prevedono la crescita fino al 65% (2 pensionati ogni 3 attivi) nel 2040.
Si guarda con una certa preoccupazione alla data del 2030, in cui raggiungeranno il traguardo della pensione gran parte dei baby boomer. E crescerà – nonostante l’applicazione del sistema contributivo – la curva della spesa pensionistica.
Regole e riforme del sistema pensionistico
A questi scompensi il Legislatore ha cercato di porre rimedio con gli strumenti tradizionali, mettendo cioè ripetutamente mano alle regole del sistema pensionistico. Agendo sull’importo delle pensioni (il calcolo contributivo, appunto), aumentando dove possibile la contribuzione ed innalzando l’età pensionabile (oggi legata alla dinamica dell’aspettativa di vita).
In alcuni casi, in un recente passato, queste leve sono state utilizzate tutte insieme per far fronte ad una situazione che stava diventando disperata. É questo il caso della Riforma Monti-Fornero, che tante proteste ha sollevato in questi anni, ma che ancora oggi resta in vigore a causa del perdurare di quella congiuntura socio-economica che l’ha determinata e che – al di là di alcuni provvedimenti di salvaguardia o di alcune misure “di bandiera” come “Quota 100” – ne rende difficoltoso il superamento.
Oltre la pensione: i fattori demografici
Per invertire questa dinamica non possono tuttavia bastare gli interventi di riforma delle pensioni. É necessario invece agire per modificare l’andamento dei fattori economici e demografici che stanno alla base del sistema.
I dati ISTAT evidenziano oggi il progressivo invecchiamento della popolazione italiana. Le persone con un’età pari o superiore a 65 anni nel 2020 sono il 23,24% della popolazione, saranno il 23,50% nel 2021, con una previsione del 38,7% nel 2050 e con un’età media (2020: 45,7 anni) in costante crescita.
Anche gli altri indicatori demografici – quali l’indice di ricambio della popolazione attiva e l’indice di struttura della popolazione attiva – non depongono in maniera favorevole per le prospettive della spesa pensionistica.
Meno nati e meno cittadini stranieri
L’invecchiamento della popolazione si accompagna inoltre ad un calo demografico complessivo. Nel 2019 sono nati in Italia 435mila bambini, il numero più basso dall’Unità d’Italia. Nello stesso anno, il saldo con il numero dei decessi è stato negativo (- 212mila unità), parzialmente compensato solo dal saldo migratorio positivo (+ 143mila unità). Il saldo naturale della popolazione (nati-deceduti) è però sempre più negativo mentre il saldo migratorio è sempre meno positivo. La differenza è destinata a crescere sui dati 2020, quando si farà sentire l’effetto Covid-19.
Parallelamente, il tasso di fecondità (ovvero, il numero medio di figli per donna in età feconda) dell’Italia è uno dei peggiori d’Europa. Si attesta, infatti, a 1,29 e peggio di noi ci sono solo Malta e Spagna. Come se non bastasse è in costante discesa e ben lontano dalla soglia di 2,1 figli per donna. Quel livello che assicura ad una popolazione la possibilità di mantenere costante la propria struttura.
Insomma: è necessario invertire la tendenza demografica, se vogliamo garantire trattamenti pensionistici in grado di soddisfare le esigenze di vita dei futuri pensionati.
Tra lavoro e famiglia
Servono, allora (e non solo con finalità previdenziali, ma anche, più in generale, per garantire un rilancio dell’economia e un futuro di prosperità a questo Paese), misure concrete a sostegno della natalità e della famiglia, che consentano di contemperare le esigenze familiari con quelle lavorative in modo da favorire una ripresa della natalità senza addossarne interamente il carico alla famiglia.
Allo stesso modo, occorrono anche misure di sostegno finanziario per le giovani famiglie, strumenti più flessibili di accesso al credito e un mercato del lavoro che apra le porte ai giovani e possa dare loro stabilità economica, sicurezza, prospettive per le giovani famiglie.
Tutte questioni su cui il Legislatore è chiamato ad intervenire al più presto ed in maniera organica, e per le quali ci si augura che il PNRR (non a caso, di attuazione del “Next Generation UE”) sappia fornire adeguate soluzioni.
Lo stesso PNRR dovrà poi prevedere, più in generale, progetti per il rilancio dell’economia italiana, le cui variabili (tasso di crescita del PIL, crescita del numero di occupati) costituiscono l’altro fattore determinante per garantire la sostenibilità del nostro sistema previdenziale.
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