Difendere i diritti umani anche nel mondo del digitale. È la nuova sfida che si propone la neonata Rete Diritti Umani Digitali, una coalizione che riunisce diverse organizzazioni della società civile.
Annunciata da Amnesty International Italia e da Hermes Center, la RDUD ovvero la Rete Diritti Umani e Digitali include anche The Good Lobby Italia, Privacy Network, Period Think Tank e StraLi for Strategic Litigation, e vedrà impegnate queste realtà nella protezione della privacy, nella lotta alle discriminazioni online e nella tutela delle libertà fondamentali.
Gli obiettivi della Rete Diritti Umani e Digitali
L’intento della Rete è quello di arrivare alla creazione di un’Autorità indipendente per la regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale in Italia, sulla base dell’AI Act, il regolamento dell’Unione Europea recentemente approvato. Come sottolineano le organizzazioni, serve un’implementazione a livello nazionale che assicuri il pieno rispetto dei diritti umani nel processo di estrema evoluzione tecnologica in atto.
Sul fronte del supporto agli utenti, lo scopo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sui propri diritti e su come riconoscere eventuali violazioni, affinché il digitale sia un mondo sempre più sicuro.
Il Manifesto della Rete
La Rete ha presentato il suo Manifesto in occasione del festival del digitale di Torino, e nel documento ha ribadito l’importanza di monitorare le discriminazioni online ed eventuali politiche di sorveglianza di massa.
L’uso improprio delle nuove tecnologie e dell’Intelligenza Artificiale in particolare è un fattore da non trascurare, e mettere in campo una rete a tutela degli utenti può aiutare a scongiurare comportamenti scorretti. Nel Manifesto si fa menzione della protezione dei dati personali, della trasparenza degli algoritmi e della lotta alle discriminazioni.
Si tratta di temi che da tempo sono oggetto di riflessione da parte di chi si occupa della difesa dei diritti umani. Già nel 2014, infatti, la Presidenza della Camera dei Deputati aveva istituito una Commissione di studio per l’elaborazione di principi in tema di diritti e doveri relativi a Internet. Il 28 luglio del 2015 questo organismo aveva approvato una Carta dei diritti in Internet che si compone di 14 articoli, incentrati sulla sicurezza in rete, sui diritti delle persone sulle piattaforme e sull’autodeterminazione informativa.
I rischi dell’Intelligenza Artificiale
L’Intelligenza Artificiale viene “addestrata” su una grande quantità di dati già esistenti, e all’interno di queste informazioni si possono trovare disuguaglianze di genere, discriminazioni per credo religioso, provenienza geografica, cultura. Di conseguenza gli algoritmi sono influenzati dal materiale che hanno a disposizione, e spesso anche le stesse interfacce sono pensate in base all’usabilità della maggior parte degli utenti, senza tenere conto delle minoranze, delle disabilità, delle differenze socio-culturali. Mentre il processo di “diversificazione” tecnologica è costoso e richiede tempi lunghi. Per questo diventa necessario creare dei meccanismi di controllo che verifichino che il sistema non sia discriminatorio.
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