Annalisa Nario. È nata e vive a Loano (Sv). Appassionata da sempre di scrittura. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta.
Erano più che semplici camminate.
C’era tutto. Attesa, preparazione, emozioni, fremiti azzurri e spumosi, pace luminosa, organizzazione.
Organizzazione semplice, efficace, veloce, essenziale, completa.
C’era intesa, intesa così naturale e fluida da non rendersene nemmeno conto.
Chi fa cosa? Magicamente le azioni scorrono, le mani e le idee sono morbide, flessibili, alacri, senza interruzioni, attriti, discontinuità.
Felicità, pienezza, benessere, gusto di far bene le cose, insieme. Fiducia in me stessa e negli altri. Riesco ancora a percepirla, a toccarla, a vederla.
Era gioia? Sì, un inno alla gioia, una gioia lunga perché somma di infiniti attimi. Gioia luminosa, profonda e pericolosissima: invade, sconquassa e sembra esplodere…. cosa succede quando se ne va? Cosa lascia?
So ora che non la si può gestire, c’era e basta… e allora zaini, pedule, corde, Opinel, burro di cacao, penna e libri, calzettoni, cerotti, borracce, grandangolo, pecorino stagionato, sapone marsiglia, pila, marsupio… caldo, freddo, sudore, brividi nuovi, animali silenziosi, rocce eleganti ed aria solitaria, anima spossata e muscoli blandi, occhi bagnati di infinito.
E salgo, salgo, passo dopo passo, dietro e davanti e di fianco a te, è piacere, piacere puro e semplice, passi giusti, tempi giusti, soste giuste, corpi giusti.
Si sale e si arriva, è meraviglia e sicurezza di essere lì, non c’è altro o forse c’è tutto: il mio corpo, la mia anima, il mio fiato, il mio ventre sudato, i nostri sguardi incrociati, complici e curiosi. E poi il caldo odore del legno e del fuoco e la stanchezza bella, placida, avvolgente…
E poi ancora un altro giorno, un’altra camminata, un’altra partenza, un’altra gioia lunga. Cieli alti e tersi, freddi ed accecanti, discese lussureggianti ed appiccicose, altopiani e laghi, polveri e piogge, notti profonde, verde soffocante, azzurro vivido, ocra scuro, rosso brillante e blu cobalto…e quelle camminate non finiscono ancora. Gli zaini sono tre e poi quattro, sempre calze e borracce, cerotti e maglioni, caramelle e berrettini, supereroi e ciucci, pelli rosate e morbide, sonno, risate, rabbia, stanchezza. Sempre quella preparazione, quell’attesa trepida, quell’organizzazione fluida e naturale. Era gioia? Sì, attimi lunghi di gioia.
C’era tutto in quelle camminate.
Io, tu, loro, la gioia, la musica ed i colori della nostra vita. Li sento ancora dentro e li posso vedere come in un film, il film della mia vita, intenso, pieno e vero e vitale.
A volte lo voglio rivedere, a volte voglio lasciarlo chiuso dentro.
Ne sto cercando uno nuovo, gioioso. Gioioso non lo trovo, ancora. Solo piacevole, comodo e piacevole come le camminate che cammino sola, sola o in compagnia, ma senza la tua mano pagnotta, leale, calda, senza il tuo sguardo intimo ed aperto.
Manca la gioia, la mia, la tua. Quella gioia è esplosa, è morta: può essere rimpiazzata solo da un’altra gioia, lunga, piena, netta come le nostre camminate.