Ha degli occhioni blu che ti guardano in modo non invasivo, ma accogliente. Si muove con ostentata agilità ed ha sempre – o quasi – la battuta pronta. Eccolo l’identikit di NAO, un simpatico robot progettato grazie alla collaborazione tra la cooperativa La Meridiana e la Scuola Robotica.
Da qualche mese intrattiene i residenti del Paese Ritrovato, il villaggio che accoglie persone con Alzheimer che si trova alle porte di Monza, una struttura unica sul territorio nazionale.
«La mia esperienza con i residenti del Paese Ritrovato è stata bellissima. Auguro anche a voi di poter incontrare queste magnifiche persone della Meridiana che rendono la vita più bella e più accogliente. Un caro saluto a tutti»: si è presentato così questo inedito umanoide, nel corso di un evento online organizzato qualche giorno fa. E con la sua simpatia ha conquistato tutti.
«Nel 1976, quando è iniziata l’avventura di Meridiana, eravamo ragazzi dell’oratorio che portavano la legna da ardere agli anziani poveri della Parrocchia. Oggi, Meridiana offre una gamma completa di servizi di assistenza agli anziani» ha dichiarato Roberto Mauri, direttore generale Cooperativa La Meridiana.
L’assistenza alla persona coadiuvata dalla tecnologia
Da vari anni, i robot umanoidi sono utilizzati per assistenza, per divertimento e anche per sostenere alcune attività di apprendimento e rafforzamento della memoria. NAO viene impiegato, dagli operatori del Paese Ritrovato, in sedute di intrattenimento educativo, di gioco e di supporto cognitivo.
Questo simpatico “super giocattolo”, infatti, sa fare tante cose: intrattiene conversazioni, fa esercizi, sa ballare. É incredibile vederlo fare il Tai Chi, di cui si definisce “un maestro”.
«Le persone a contatto con NAO vivono un’esperienza così unica, così gratificante, che la mantengono nel ricordo», ha spiegato Marco Fumagalli, educatore della Cooperativa La Meridiana.
Ma come può una macchina, un robot, aiutare in un contesto di cura, dove l’empatia è la caratteristica più importante? A rispondere è Paola Perfetti, drammaterapeuta della cooperativa: «NAO è il mediatore, non è il fine. Il fine è la persona, lui è il mezzo. Sta all’abilità dell’operatore, che conosce il residente e le sue necessità, saper giocare con lui per farselo amico. Abbiamo notato come l’impiego di Nao crei benessere tra i residenti del Paese Ritrovato, andando a rafforzare anche il rapporto anche con l’operatore».
Eccolo dunque, il nuovo futuro del settore della cura, sempre più vicino ad una forma di assistenza coadiuvata dalla tecnologia.
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