Abbattere i confini delle strutture residenziali assistite attraverso un’applicazione che metta in relazione le esigenze degli ospiti, degli operatori e delle famiglie all’esterno, per contrastare la solitudine. Si chiama – non a caso – MySoli questa app che fa parte di un progetto più ampio, sperimentata per la prima volta nel Lazio, in una Rsa di Civitavecchia.
L’idea nasce da un’agenzia di innovazione digitale, Kapusons, che ha collaborato con la Fondazione Di Vittorio, Redattore Sociale e l’Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani, per realizzare uno strumento di supporto alle famiglie ed aumentare la conoscenza e il coinvolgimento con la vita del proprio caro ospite di una struttura.
«Le statistiche ci dicono che nel 2035 gli ultracentenari saranno oltre 150mila – ha dichiarato alla presentazione del progetto l’amministratore delegato di Kapusons, Ugo Esposito -, mentre fino a qualche anno fa le persone che arrivavano a cent’anni erano raccontate sui giornali come un evento. Il nostro Paese sta arrivando a questo appuntamento impreparato, le strutture che ospitano le persone sono pochissime e non dotate di alcuna tecnologia con cui scambiare informazioni dall’interno all’esterno, e far entrare l’esterno nella vita delle persone che si trovano sradicate da quelle che sono le origini».
Da qui l’intuizione di dare vita ad una sorta di social media creato su misura per gli anziani che vivono nelle strutture residenziali, le loro famiglie e il personale, dopo aver studiato dal vivo le esigenze degli utenti. MySoli consente di avere un profilo personale gestito direttamente dall’ospite o, in alternativa, per le persone non autosufficienti, un profilo mediato dall’operatore sanitario. Ogni professionista ha una scrivania virtuale in cui vede tutti i profili, e all’interno dell’app è disponibile un diario giornaliero in cui si possono indicare le attività della comunità, ma anche i progressi e le situazioni individuali, in modo che i familiari siano informati in tempo reale.
Nella sezione community, ospiti, parenti, amici e operatori possono creare post, commentare, inviare messaggi di testo, audio e video; e i contenuti ricevuti dall’ospite sono raccolti in una gallery di facile consultazione. Gli operatori hanno anche un canale di comunicazione diretta con le famiglie per inviare informazioni, gestire le visite su prenotazione, o le richieste di materiali, abiti o altre necessità dell’ospite.
Le potenzialità dell’app sono ancora da sviluppare, e ora si sta pensando di allargare la partecipazione ai medici di base, e di integrare dispositivi di monitoraggio medicale. Il progetto comprende anche un portale, che contiene la mappatura delle strutture residenziali regionali, oltre a una serie di notizie sempre aggiornate sul tema, curate da Redattore Sociale. Collegandosi all’indirizzo www.mysoli.it è possibile cercare una struttura, ma anche informarsi sul mondo della terza età, con una sezione dedicata alle buone prassi.
Questo progetto ha rappresentato l’occasione per mappare le realtà presenti nel Lazio e indagare davvero quali siano le esigenze di chi vive in una struttura residenziale, attraverso una serie di interviste, realizzate in questa prima fase, a 69 fra referenti delle strutture, familiari, rappresentanti sindacali e associazioni di categoria.
Da quanto è emerso, gli ospiti sono prevalentemente non autosufficienti e molto spesso i familiari non riescono ad avere con loro un contatto quotidiano.
Rispetto alle tecnologie si è riscontrata una scarsa diffusione della componente digitale, fatta eccezione per alcuni casi di utilizzo delle chat WhatsApp fra operatori e familiari: in questo modo si è pensato che potesse essere utile un’app che fosse di supporto alla quotidianità e che, pur non sostituendo il rapporto diretto fatto di visite e incontro, permettesse di migliorare la comunicazione coinvolgendo anche gli ospiti, quando possibile, in una comunità virtuale, attraverso strumenti ormai entrati nell’uso comune come smartphone e tablet.
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