La musicoterapia, disciplina che prevede l’uso della musica come strumento educativo e riabilitativo, è sempre più accreditata come un valido supporto per le persone affette da Parkinson.
Lavorare attraverso la percezione delle melodie consente infatti di sviluppare e consolidare abilità fisiche, sociali ed emozionali nei pazienti che possono esprimersi attraverso un linguaggio non verbale. Due sono gli approcci alla musicoterapia. “Attiva” tramite la produzione diretta di suoni da parte del soggetto insieme al terapeuta, utilizzando la propria voce ma anche strumenti musicali e oggetti di uso comune e “recettiva” attraverso l’ascolto di brani che possano suscitare emozioni e ricordi.
La ricerca
Una ricerca condotta dal Dipartimento di Neurologia della Scuola di Medicina dell’Università del Colorado ha dimostrato i benefici della musica sulle capacità motorie nelle persone affette da Parkinson. Attraverso la musicoterapia, infatti, possono migliorare il passo e riacquistare il senso dell’equilibrio. L’idea alla base dello studio è che alcuni ritmi possano agire direttamente sulle frequenze Beta dell’attività cerebrale, rimodulandole se compromesse, in una sorta di “riprogrammazione” attraverso il movimento e l’ascolto di suoni specifici. I ricercatori hanno lavorato con i pazienti tre volte a settimana, con sessioni che prevedevano esercizi e movimenti ritmici delle mani, poi l’uso di strumenti a percussione e infine della tastiera, allo scopo di migliorare le capacità motorie fini. Durante i giorni “liberi”, ai pazienti era richiesto di esercitarsi in casa. I tempi di allenamento sono aumentati poi di settimana in settimana.
Il campione
Il campione era diviso in quattro gruppi. Uno che non ha ricevuto alcuna terapia; uno che ne ha ricevuta una standard; un terzo sottoposto a musicoterapia neurologica a ritmo gestito attraverso i propri movimenti e un quarto che ha partecipato a sessioni di musicoterapia ma con un ritmo costante, dettato da un metronomo. I pazienti del gruppo che utilizzava il metronomo hanno avuto il miglioramento più consistente perché il segnale ritmico esterno sembrava superare alcuni percorsi neuronali danneggiati e aiutava il cervello ad eseguire comunque delle sequenze corrette di movimento.
Un’altra componente delle sessioni di musicoterapia, per il terzo e il quarto gruppo, è stata caratterizzata dall’utilizzo di un pianoforte, grazie al quale ai pazienti veniva dato un tempo per improvvisare delle melodie. Tutti hanno trovato beneficio, anche se all’inizio molte persone sembravano essere a disagio. I dati raccolti rispetto ai miglioramenti delle capacità motorie fini potrebbero portare a una standardizzazione di nuove terapie di supporto al Parkinson, oltre che aiutare ad approfondire la conoscenza dei processi neuronali che si attivano con la musica.
La prevenzione
La musicoterapia sembra avere un effetto benefico anche in termini di prevenzione delle malattie neurodegenerative: da una ricerca condotta su 435 coppie di gemelli è emerso che suonare uno strumento musicale riduce le probabilità di sviluppare una demenza.
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