Una società inclusiva per tutte le generazioni è l’ultima sfida dei paesi in rapido invecchiamento. In Germania, nella cittadina di Salzgitter, sono nate le case intergenerazionali.
Un progetto che coinvolge giovani genitori, bambini e anziani che si ritrovano per trascorrere del tempo insieme e a condividere momenti di convivialità. Un modello divenuto molto popolare nel Paese, tanto che attualmente esistono più di 500 case di questo tipo. E che ora si prepara a fare un ulteriore salto, istituire asili nido frequentati contemporaneamente da piccoli e anziani.
“Per allevare un bambino ci vuole un villaggio”
Tutto è iniziato quando la fondatrice, Hildegard Schooss, ha creato il suo primo “villaggio” per madri single. Nel tempo la struttura si è aperta ad altre fasce della popolazione, diventando una vera e propria casa intergenerazionale. Un luogo «dove ci prendiamo cura l’uno dell’altro», spiega la Schooss ai giornalisti. «Oggi purtroppo le tre generazioni non vivono più insieme. Ma ci vuole un villaggio per crescere un bambino. Sono convinta che sia questo l’elemento centrale per la coesione della società».
Modello Salzgitter: dove la casa è un quartiere
Un formidabile antidoto all’individualismo, all’esclusione e alla solitudine che spesso regna nelle città. Un luogo che crea legami sociali e sostiene i più vulnerabili. Tutto questo è il modello Salzgitter, anche se in realtà il nome “casa” è fuorviante. Qui non si tratta infatti di convivere giorno e notte sotto lo stesso tetto, ma di frequentare un luogo aperto a tutti, da mattina a sera, dove ognuno – adulto, anziano, bambino – segue un percorso giornaliero (visita medica, gioco, doposcuola), salvo poi ritagliarsi momenti di convivialità in spazi comuni. Le case dunque ricreano in piccolo un quartiere solidale.
Parola d’ordine: solidarietà e condivisione
Le case intergenerazionali sono luoghi nei quali la vecchiaia non è stigmatizzata: gli anziani qui sono felici di convivere con tre generazioni, e – come spiegano i responsabili – “le persone felici si ammalano meno”. Nella struttura trovano cura, assistenza e socialità, elementi fondamentali per il benessere e l’autonomia. Qui, i bisogni delle persone sono gestiti nel quadro della solidarietà e della condivisione degli spazi e delle risorse.
“Una grande famiglia moderna”
«Un luogo dove sperimentare il principio della grande famiglia in forma moderna, dove persone di tutte le generazioni possono incontrarsi ogni giorno, imparando gli uni dagli altri e sostenendosi a vicenda». Così il Ministero della Famiglia tedesco, definisce il modello Salzgitter. È stata l’allora ministro per le famiglie, Ursula von der Leyen, a diffondere nel 2006 queste strutture nel Paese, riunendo sotto lo stesso tetto comunità che fino a quel momento avevano sempre lavorato separatamente: centri sociali per anziani, donne e bambini.
Un’impresa fondata sul volontariato
La forza del progetto sta nella volontà dei partecipanti. Il Governo tedesco, infatti, stanzia una cifra esigua (circa 40.000 euro) per ogni centro, che deve garantire una zona di incontri, servizi per bambini e laboratori di cura per gli anziani. Sono dunque gli operatori, per lo più volontari, l’anima dell’impresa. Con loro, tirocinanti e titolari di “mini lavoro”, ossia impieghi sovvenzionati destinati ai disoccupati di lunga durata. Un modo per abbattere i costi, risolvere il problema dell’assistenza, sempre carente, e favorire l’occupazione.
L’ultima ‘rivoluzione’ del modello Salzgitter
L’ultimo esperimento sociale della Casa di Salzgitter è la creazione di un asilo nido nel quale i senior e i più piccoli possano trascorrere il tempo dell’apprendimento assieme. Dal 1990, il Centro gestisce asili nido separati per bambini e anziani. Dal 2018, ha iniziato a pensare a come unirli per intensificare i rapporti tra i due gruppi e colmare così il divario generazionale “innaturalmente” presente nella società attuale. Nei nuovi modelli familiari infatti anziani e bambini si ritrovano spesso soli. È arrivato, così, per gli operatori il momento di ricostruire un ponte tra le generazioni, ma si tratta di procedere per gradi.
“Affini per scelta”
A Salzgitter anziani e bambini seguono ancora programmi separati: esercizio fisico e cognitivo per gli uni e programma di scuola materna per gli altri. Ma il resto della giornata prevede innumerevoli attività combinate. Come le sessioni di musica e danza o il momento del pranzo. Gli anziani sono stimolati da più piccoli, ai quali spesso manca la figura dei nonni. E così, in fretta, diventano una sorta di famiglia surrogata reciprocamente. La frase che meglio riassume il progetto, per gli operatori, è “affini per scelta”. Sedici tra assistenti sociale e insegnanti si prendono cura di 25 bambini e 16 anziani. E non è raro vedere a pranzo un “nonno” sbucciare la frutta per il piccolo commensale seduto accanto o aiutarlo ad apparecchiare la tavola.
Un progetto per il futuro: i corsi per l’assistenza intergenerazionale
Al termine dello studio di questo nuovo modello di interazione “ravvicinata”, sulla base dei risultati ottenuti, il Centro elaborerà un metodo e un programma di studi adeguati alla formazione del personale per la cura sia dei bambini che degli anziani. Attualmente infatti non esistono corsi professionali sull’assistenza intergenerazionale. Raramente le persone sono felici da sole. Ecco perché le case multigenerazionali sono il modello per il futuro: imparare gli uni dagli altri, sentirsi necessari, condividere la gioia. Una vera ricetta per la felicità!
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