Dopo la loro quinta volta a Sanremo, il gruppo di Kekko Silvestre lancia il nuovo album 8 canzoni e annuncia un grande concerto allo stadio di San Siro per il 12 giugno
Il giorno di San Valentino, la festa degli innamorati, come era già successo con Gioia nel 2013, è uscito il nuovo album dei Modà, intitolato 8 canzoni. La band pop-rock condotta dal cantante e autore di tutti brani Kekko Silvestre, reduce dalla quinta partecipazione al Festival di Sanremo, si conferma la capofila del romanticismo e dell’amore messo in musica.
«Chi non ci conosce pensa che scriviamo solo canzoni d’amore, perché sono quelle che ci hanno caratterizzato e dato il successo – ci dice Silvestre -. Ma nei nostri cd ci sono anche tante storie di vita. In 8 canzoni ci sono storie di amicizia, ricordi legati a persone che non ci sono più, considerazioni su quello che mi ha portato a rinascere più volte in Come hai sempre fatto, che parla di nostalgia degli anni della mia adolescenza, quando il mondo era completamente diverso. Lo erano soprattutto i rapporti, il modo di interfacciarsi con le persone, di guardarsi negli occhi, di parlare. E poi scrivo d’amore in maniera diversa: se ascolto Favola e poi In tutto l’universo, capisco perfettamente che sono diventato più grande, ma sono sempre rimasto romantico. Oggi che il romanticismo, soprattutto in musica, è spesso sostituito dalla violenza e il linguaggio dei giovani è completamente diverso, ci sono per fortuna canzoni d’amore del passato che non smetteranno mai di emozionare».
Pensa che l’amore sia frutto del tempo trascorso insieme che consolida un legame oppure una scintilla, qualcosa d’irrazionale e illogico che può scoccare in ogni momento e a ogni età?
Credo soprattutto che l’amore possa farti stare insieme tanti anni. Sono sposato da 26 e dico sempre a mia moglie Laura che è incredibile come siamo ancora due ragazzini, usciamo insieme, guardiamo un film davanti alla tv, ci baciamo. È bello, vecchio, romantico. Sono ancora innamorato così tanto di lei perché mi sono innamorato prima dei suoi difetti. Dei pregi sono capaci tutti. E poi ci vuole pazienza, perché comunque non è facile rimanere insieme. Però quando vedi coppie che scoppiano e che, quando cominciano storie con altri, hanno gli stessi problemi, ti rendi conto che le difficoltà è meglio affrontarle e risolverle con una persona con cui hai condiviso qualcosa di importante. Tanto alla fine ti ritroveresti sempre punto a capo. Cambia il soggetto, ma non i problemi. Arrivano sempre. Se sei innamorato devi avere la forza di affrontarli nella maniera giusta.
Lei sta arrivando al mezzo secolo: lo vede come un momento cruciale nella vita di ognuno?
Direi di no, perché mi hanno sempre fatto sentire vecchio. Un po’ tutti. Anche nel mio lavoro, mi dicono “fai musica vecchia”, “cose vecchie”. In qualche modo mi sono sempre sentito anziano dentro. Ho un pensiero della vita che mi rende sereno, anche perché sono buddhista. È arrivato il momento di invecchiare e invecchierò. Spero di riuscire a godermi il destino, che in qualche modo è già scritto, nella maniera più serena possibile. La paura di invecchiare lascia il tempo che trova. Non mi spaventa il mezzo secolo, mi spaventa il fatto di non essere più in forma. Il che non significa non poter fare ciò che facevo a 40 anni, ma non poter fare le cose normali in maniera autonoma. Questo mi spaventa, il resto quando succede succede, e va bene.»
Come vede oggi il panorama della musica italiana?
Molto male. È un mondo che si discosta dal mio modo di pensare la musica, ma non solo la musica, dal mio modo di parlare. Le parolacce nelle canzoni le ho sentite anche in passato e non mi sconvolgono, fanno parte del linguaggio di tutti i giorni. Il problema sono i contesti musicali legati a un mondo che sembra costruito tutto sulla violenza. Non riesco a capire tutti questi ragazzi che sono arrabbiati col mondo. Viviamo in una società molto distante dagli anni in cui c’era la fame in Italia, quella brutta. I ragazzi che vedo vanno in giro tutti firmati, ma cantano cose da ‘incazzati come bestie’, come se arrivassero dalle favela. La musica in Rete la possono ascoltare tutti. Finché l’ascolto io, dico “che schifezza, lasciamo perdere”, ma quando la sentono i ragazzi di 11, 12, 13 anni e diventa una moda è un grande problema. Ci dovrebbe essere una piattaforma dove certe cose possono ascoltarle solo gli adulti. Non la fanno perché questa musica è ascoltata solo dai ragazzini. Non parliamo di rap, quello di Fibra o Jay Ax, quella generazione lì, è la trap. A mio avviso non ha futuro e mi auguro si trovi il modo di controllarla, perché è violenza e non si deve poter divulgare idee del genere in maniera così semplice. Un ragazzino non coglie l’ironia, vede tutto come un messaggio, come un modo di agire. Il mio non è rosicare o fare il puritano, è solo che ho una figlia giovane e ho paura, perché so che anche lei in mezzo a quelli della sua età, per non sentirsi diversa, ascolta queste cose.
Come sarà il vostro ritorno allo stadio di San Siro per La notte dei romantici del 12 giugno?
Sarà bellissimo. Anche per noi è stata una sorpresa incredibile. Dimostra che la carriera di un artista è una montagna russa: usciamo dai teatri e andiamo negli stadi. Sarà una grande festa, un karaoke, dove cercheremo di far divertire tutti.
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