L’invecchiamento della popolazione modificherà profondamente la domanda di mobilità: meno studenti e lavoratori pendolari, più anziani con esigenze diverse. E il trasporto pubblico rischia di dover ripensare il proprio modello.
Il futuro della mobilità in Italia sarà profondamente influenzato dall’invecchiamento della popolazione. Se oggi il dibattito si concentra sulla crescita delle piste ciclabili, sulla crisi delle auto elettriche e sulle difficoltà del trasporto pubblico locale (Tpl), un aspetto spesso trascurato è l’impatto demografico sui sistemi di trasporto. Nei prossimi anni, la percentuale di anziani aumenterà sensibilmente, ponendo nuove sfide in termini di accessibilità e sostenibilità del servizio pubblico.
Un Paese sempre più vecchio e con meno mobilità
Secondo le proiezioni Istat, entro il 2051 gli over 65 rappresenteranno il 34,5% della popolazione, contro il 24,4% attuale. Questo significa che oltre un terzo degli italiani sarà in età avanzata, con una conseguente riduzione della mobilità giornaliera. Il calo delle nascite, passato da 20 nuovi nati ogni 1.000 abitanti nel dopoguerra a soli 6,4 nel 2023, accentuerà il fenomeno.
Sul tema, il “21° Rapporto sulla mobilità degli italiani” realizzato dall’Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti (Isfort) ha evidenziato come il declino demografico porterà a una riduzione complessiva degli spostamenti del 2% nei prossimi 20 anni. In particolare, la mobilità della popolazione giovane (14-19 anni) calerà del 28%, mentre quella degli over 75 crescerà del 39%.
L’analisi della Lombardia
Uno studio realizzato da GO-Mobility e Trenord ha preso come caso-studio la Lombardia, analizzando l’impatto dell’invecchiamento sulla domanda di trasporto pubblico al 2040. I dati mostrano che i piccoli comuni saranno quelli più colpiti: la popolazione studentesca mobile (14-19 anni) passerà dal 7% al 5,8% (-21,7%), mentre gli over 65 aumenteranno dal 12,5% al 18,7% (+39,9%). Al contrario, nei capoluoghi l’effetto sarà più contenuto, con un calo degli spostamenti dell’1% contro il 6,7% nelle province.
Il calo della popolazione attiva e studentesca avrà un impatto diretto sulla sostenibilità economica del Tpl, che già oggi è finanziato per il 65% da fondi pubblici. Il peggior scenario prevede una riduzione del 13,2% negli spostamenti su mezzi pubblici, compromettendo la redditività del servizio, specialmente nelle aree extraurbane.
Nuovi problemi, nuove soluzioni
Gli over 65 tendono a spostarsi meno e a privilegiare la mobilità privata rispetto ai mezzi pubblici, soprattutto nelle province. Tuttavia, una progressiva riduzione dell’offerta di trasporto pubblico potrebbe spingere questa fascia di popolazione a fare ancora più affidamento sull’auto, con possibili ricadute negative sulla sicurezza stradale e sull’accessibilità ai servizi essenziali.
Per garantire la sostenibilità del Tpl, potrebbe essere necessario ripensare il modello attuale. Tra le soluzioni proposte, il trasporto a chiamata (Demand Responsive Transport – DRT) rappresenta un’opzione particolarmente adatta alle aree meno densamente popolate. Questo sistema, già adottato in alcune città europee, prevede mezzi che si attivano solo su richiesta, riducendo i costi e ottimizzando il servizio per un’utenza con esigenze meno standardizzate.
Politiche di mobilità
L’analisi dei dati evidenzia un futuro in cui la domanda di mobilità sarà meno prevedibile, con esigenze più frammentate e una ridotta domanda di trasporto pubblico nelle aree meno urbanizzate. Questo scenario impone una riflessione sulle politiche sui trasporti, che non potranno più basarsi solo sulla massimizzazione dell’offerta, ma dovranno adattarsi ai cambiamenti demografici e sociali in atto.
Foto: Michael Derrer Fuchs/Shutterstock
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