Mirella Gregori è scomparsa da via Nomentana, a Roma, il 7 maggio del 1983. Da allora la sua famiglia non ha più saputo nulla di lei. A distanza di quarant’anni, la sorella Maria Antonietta aspetta ancora la verità. Ipotesi e ricostruzioni in un incontro organizzato da E-Campus
Un incontro presso l’Università telematica E-campus ha ripercorso il giorno della scomparsa di Mirella Gregori, avvenuta quarant’anni fa. Un mese più tardi, anche Emanuela Orlandi sarebbe sparita. I due casi, talvolta raccontati in parallelo, sono diventati negli anni misteri irrisolti che hanno valicato spesso i confini nazionali. A condurre i lavori, nel pomeriggio di sabato, presso la sede di via Matera a Roma, la giornalista Imma Giuliani della redazione di ‘Chi l’ha visto?’. Con lei, il collega Francesco Paolo Del Re, la sorella di Mirella, Maria Antonietta, Marina Baldi genetista e Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione Penelope. “Vogliamo che chi deve fare il proprio lavoro, lo faccia” ha commentato Maria Antonietta Gregori.
Il giorno della scomparsa di Mirella Gregori
A ripercorrere le ore del giorno della scomparsa di Mirella Gregori è stato il giornalista Paolo Francesco Del Re. Con dovizia di particolari ha raccontato la vigilia della scomparsa, il giorno dell’inaugurazione del bar della famiglia Gregori in via Volturno, non lontano da Porta Pia (altro luogo simbolo della sparizione) e da casa della giovane, in via Nomentana a Roma. “Alla festa vengono invitati gli amici della famiglia, c’è una piccola folla. Si tratta di persone più o meno conosciute tranne due, due giovani accorsi senza invito che avevano chiesto di fare delle foto a Mirella” ha spiegato. Ma al diniego dei genitori, i due vengono fatti allontanare, uno di loro aveva al collo una macchina fotografica.
Il triangolo tra via Volturno, Porta Pia e Nomentana
Il giorno dopo, il 7 maggio del 1983, giorno della scomparsa, Mirella passa al bar dei genitori dopo scuola e poi si avvia a casa. È un pomeriggio primaverile, percorre la centralissima via Nomentana. Intorno alle 14 qualcuno citofona a casa della famiglia Gregori, risponde Mirella e subito dopo dice a sua madre che sarebbe uscita per poco tempo per incontrarsi con Alessandro a Porta Pia, un suo ex compagno di scuola che poi negherà di essere stato lì quel pomeriggio. Quando esce però si ferma al bar sotto casa, dalla sua amica Sonia, figlia dei proprietari. La ragazza, all’epoca dei fatti quindicenne, dirà che Mirella le aveva detto che sarebbe andata a Villa Torlonia a suonare la chitarra, ma qualche tempo dopo negherà e risponderà alle domande con un ‘Non ricordo’.
L’intercettazione del Sisde e le parole dell’amica Sonia
Sarà un’intercettazione ambientale del Sisde, qualche tempo dopo, a raccontare che Sonia – in una confidenza con una commessa di zona all’interno del bar – dirà “Lui ci conosceva, noi non lo conoscevamo. Come ha preso Mirella, poteva prendere me”. Non è chiaro a chi si riferisse Sonia che non ha mai collaborato alle indagini, ma il riferimento potrebbe essere a un uomo vicino di casa che frequentava il bar e lavorava nella gendarmeria vaticana. A settembre di quell’anno una telefonata alla famiglia Gregori fa aprire una nuova pista: un uomo telefona per descrivere gli abiti che aveva indosso la quindicenne al momento della scomparsa, dettagliando soprattutto le marche. “Le istituzioni devono dire che fine ha fatto mia sorella. Noi vogliamo che chi deve fare il suo lavoro lo faccia” ha tuonato Maria Antonietta.
La Commissione parlamentare d’inchiesta
La sera della scomparsa, la famiglia sporge denuncia. Un mese più tardi, sparirà anche Emanuela Orlandi (23 giugno) e l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica si concentrerà quasi esclusivamente sulla cittadina vaticana. Ci saranno poi due archiviazioni e a distanza di quarant’anni: la famiglia Gregori e la famiglia Orlandi aspettano ancora la verità sulla sparizione delle ragazze che in comune hanno poche cose. Già perché l’accostamento dei due casi potrebbe apparire una forzatura: sono entrambe scomparse a Roma, entrambe avevano 15 anni. E poi c’è l’americano: quella fonte anonima con accento straniero che avrebbe telefonato sia a casa Gregori che a casa Orlandi per rivelare presunte verità. Sui due casi è stata chiesta la costituzione di una commissione parlamentare di inchiesta per fare luce su quanto avvenuto quarant’anni fa, ma ad oggi l’organismo non è stato ancora costituito. “Non dobbiamo essere compiaciuti. Nella vicenda Gregori manca la parola fine” ha commentato l’avvocato Nicodemo Gentile.
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