Al Congresso Floretina Icoor 2024, un’analisi approfondita sulle miodesopsie, le loro cause, i sintomi e le nuove tecnologie diagnostiche.
Milioni di italiani ne soffrono, spesso senza saperlo. Il Congresso Floretina Icoor 2024 fa luce su miodesopsie e corpi mobili vitreali, evidenziando nuove tecnologie diagnostiche e terapeutiche.
Un fenomeno visivo sottovalutato
Le miodesopsie, comunemente chiamate “mosche volanti”, rappresentano un problema visivo che colpisce una larga fetta della popolazione italiana, ma che rimane spesso sottovalutato e poco conosciuto. Queste ombre o filamenti che fluttuano nel campo visivo, talvolta accompagnate da flash luminosi, interessano, secondo le stime, fino all’80% della popolazione generale, con un rischio quattro volte superiore per i miopi.
Il tema è stato discusso durante il recente congresso Floretina Icoor 2024, che si è tenuta dal 5 all’8 dicembre a Firenze, dove i massimi esperti internazionali hanno presentato le ultime novità in fatto di diagnosi e terapia.
Cosa sono le “mosche volanti”
Si tratta di opacità nel corpo vitreo, la sostanza gelatinosa che riempie l’occhio e ne garantisce la trasparenza e la stabilità. “Le opacità del vitreo, percepite in genere come ombre o filamenti fluttuanti, dipendono da alterazioni nella struttura del corpo vitreo – ha spiegato Stanislao Rizzo, presidente di Floretina Icoor e ordinario di Oculistica presso l’Università Cattolica di Roma -. Con l’avanzare dell’età, o anche in presenza di miopia elevata, il corpo vitreo subisce una progressiva liquefazione e può distaccarsi dalla parte posteriore dell’occhio, due fattori che contribuiscono alla formazione delle ‘mosche volanti’”.
Innocue ma fastidiose
Sebbene spesso innocue, le miodesopsie possono avere un impatto significativo sulla qualità della vita. “Si stima che nel 33% dei casi possano compromettere la visione e per esempio diminuire fino al 67% la sensibilità al contrasto – ha affermato Francesco Faraldi, direttore della Divisione di oculistica dell’azienda ospedaliera Ordine Mauriziano-Umberto I di Torino -. Anche se l’acuità visiva non è compromessa, ciò comporta un drastico peggioramento della qualità della vita: i pazienti lamentano difficoltà visive e un impatto negativo su attività quotidiane come la lettura o la guida. Inoltre, non devono essere sottovalutate perché possono essere il primo segno di un distacco della retina”.
Colpa della tecnologia?
Un fattore che potrebbe contribuire alla diffusione del problema è l’eccessivo utilizzo di dispositivi elettronici. Si ipotizza che la luce blu emessa da smartphone e computer possa favorire la degenerazione del corpo vitreo. Questa correlazione, però, richiede ulteriori studi per essere confermata definitivamente.
Fino a poco tempo fa, la diagnosi delle miodesopsie era complicata dalla mancanza di metodi standardizzati per documentarle, con una frequente discrepanza tra i sintomi riferiti dai pazienti e le osservazioni dell’oculista. La ricercatrice Daniela Bacherini, del Dipartimento di Neurofarba dell’Università degli Studi di Firenze, ha spiegato che le nuove tecnologie di imaging dinamico del vitreo e di imaging a campo ultra-largo (ultra-widefield), integrate con scansioni OCT (diagnosi che utilizza la luce per analizzare le strutture interne dell’occhio n.d.r.), consentono una visualizzazione più dettagliata di una struttura finora difficile da osservare, permettendo di analizzare con precisione la densità, la posizione e il movimento delle opacità vitreali. Queste nuove tecnologie catturano dettagli tridimensionali e dinamici delle anomalie vitreali, migliorando significativamente la comprensione di ciò che i pazienti percepiscono come “mosche volanti”.
L’imaging per una diagnosi migliore
Queste nuove tecnologie di imaging offrono un importante passo avanti, permettendo una valutazione più accurata e oggettiva del problema. “Tutto questo – ha concluso il professor Rizzo -consente di uniformare le valutazioni e migliorare le diagnosi, fornendo dati oggettivi che possono essere correlati ai sintomi riferiti dai pazienti, oltre che essere utili per strategie di trattamento più efficaci e personalizzate. Oggi la vitrectomia mini-invasiva rappresenta un’opzione per i casi più gravi”.
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