La plastica, soprattutto in forma di microplastiche, non è nociva solo per l’ambiente ma anche per la nostra salute, perché composta da polimeri prodotti solitamente da derivati del petrolio, che spesso contiene sostanze che non sempre è possibile identificare chimicamente.
Alcune ricerche recenti hanno dimostrato che il Pvc, o cloruro di polivinile, e il poliuretano hanno un’alta nocività, mentre il Pet o polietilentereftalato e il polietilene ad alta densità o Hdpe sono meno dannosi. La tossicità può essere generale, di stress ossidativo o di interferenza endocrina, ma come possiamo difenderci dagli effetti delle microplastiche?
La campagna di medici e pediatri
L’Associazione Medici per l’Ambiente Isde Italia e la Rete italiana medici sentinella per l’Ambiente, insieme ad altre associazioni dell’ambito medico-scientifico, hanno promosso una campagna nazionale per la prevenzione dei rischi per la salute da esposizione alla plastica. L’obiettivo è diffondere una corretta informazione sulle sostanze tossiche rilasciate dal materiale e la salute umana, e hanno stilato un vademecum con le regole da seguire per essere “plastic free”:
- scegliere oggetti che non siano in materiale plastico e abolire completamente quelli usa e getta;
- verificare che vestiti, tessuti, cosmetici non contengano plastica;
- eliminare l’acqua in bottiglie di plastica, perché in ogni litro d’acqua in esse contenuto ci sono 5 milioni di microplastiche;
- utilizzare prodotti alimentari e per l’igiene sfusi, oppure con confezioni in carta, cartone e alluminio riciclabili;
- variare la dieta giornaliera;
- non buttare la plastica nell’ambiente ma utilizzare i contenitori per la differenziata.
Consigli e informazioni sono disponibili negli studi medici, nelle farmacie e anche in alcune scuole, perché l’intento dei promotori è quello di diffondere il più possibile la conoscenza dell’esposizione alla plastica.
I danni sulla salute
Il contatto con le sostanze tossiche rilasciate dalla plastica può portare danni alla salute attraverso gli alimenti e le bevande che consumiamo, ma anche per l’utilizzo di tessuti sintetici, creme, cosmetici e detergenti che le contengono.
Gli effetti più allarmanti riguardano l’interferenza endocrina, che può comportare infertilità sia maschile che femminile, i problemi del neurosviluppo, un aumentato rischio di alcuni tipi di tumore e dell’insorgenza del diabete di tipo 2, alterazioni della microflora intestinale e dell’assorbimenti dei nutrienti.
L’assunzione di microplastiche attraverso il cibo è quella più diffusa, con effetti infiammatori sull’intestino, che possono alterare l’assorbimento di nutrienti e avere ricadute anche su altri apparati dell’organismo.
Limitare la diffusione di microplastiche
Negli ultimi anni il rischio dovuto alla diffusione di microplastiche ha spinto diversi organismi a lavorare per sviluppare politiche nuove a favore della salute e dell’ambiente. La Commissione Europea ha richiesto all’Agenzia Europea per le sostanze chimiche di analizzare i dati disponibili, per poi poter presentare una proposta sui limiti all’uso delle microplastiche nei prodotti di consumo come igienizzanti, cosmetici e fertilizzanti.
© Riproduzione riservata