«Mi chiamo Marzio Castelli, sono nato a Bergamo ed ho quindici anni. Ho perso mio padre quando ne avevo sette. Mia madre prese me e i miei tre fratelli e ci trasferimmo a Lecco, dove lei aveva dei parenti. Avevo dieci anni quando l’Italia partecipa alla Seconda Guerra Mondiale.
L’orrore dell’occupazione tedesca
I tedeschi occupano la città, ed è dura. Mia mamma gestisce un negozio di cappelleria, gli ufficiali tedeschi entrano, prendono con prepotenza qualunque cosa e non pagano. Mia madre piange. Lei è vedova, con 4 figli da crescere. Io mi sento impotente: non ci si può ribellare a questi soprusi.
E poi i soldati tedeschi sparano nei vigneti, nei dintorni di Lecco. Prendono di mira i serbatoi di acqua che servono per irrigare le vigne, e li danneggiano. Soltanto per il gusto di fare danno. E abbiamo una gran fame: la minestra è insipida perché manca il sale. Mancano anche le patate, lo zucchero. Per comprare il pane ci vuole una tessera che limita la vendita alla quantità delle persone della famiglia. Non è mai sufficiente.
Quando iniziano a suonare le sirene bisogna correre nei rifugi ed aspettare. A Lecco è successo poche volte, però si sentono questi suoni, in lontananza, e si vedono i bagliori verso Milano. Quando sento il rumore degli aerei che si avvicinano, il terrore mi assale. Mi prende un’angoscia che non mi abbandona.
Qui ci sono anche i partigiani, e spesso ci sono sparatorie in pieno centro. Quando le sentiamo ci rinchiudiamo tutti in casa terrorizzati, sperando che finiscano presto. È chiaro, noi patteggiamo per loro, ma è tutto un po’ confuso, forse perché sono ancora quasi un bambino.
Il 25 Aprile 1945, un giorno di festa
Oggi è il 25 Aprile 1945, e c’è una gran festa! Le persone si riversano per strada, gente piena di gioia, ci sentiamo come rinati. Un attimo di pazzia, la liberazione dell’anima, dopo vari anni di oppressione.
C’era molta fiducia nell’aria, c’era voglia di costruire, di crearsi un certo benessere. Siamo pieni di entusiasmo, quasi che il male sia stato soppresso per sempre. Siamo pieni di voglia di fare. Dall’angoscia e dal terrore siamo passati al senso di libertà.
La forza del tricolore
Ora che c’è la pace mi piace andare fuori, a passeggiare, e vedere i tricolori esposti fuori da ogni casa. Per me la bandiera è un punto di riferimento, sento molto il senso di patria. Sono un romantico, un’idealista, un patriottico. Mio padre ci ha lasciato quando avevo sette anni, è morto a seguito delle ferite riportate durante la Prima Guerra Mondiale. Lui ha pagato con la vita, lui e i suoi fratelli hanno dato il sangue per costruire la nostra patria. Sono sicuro che quando sarò anziano, mi emozionerò ancora al passaggio dei bersaglieri».
25 aprile 2020. Marzio Castelli vive a Lecco. Oggi ha 90 anni.
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