«La compagnia diretta da mio padre non ha mai lavorato tanto come durante e subito dopo la guerra. La gente ha bisogno di emozioni sane. Poco prima della Liberazione, io e la mia famiglia abitiamo in un teatro: dormiamo là, lì cuciniamo e, per gentile concessione dell’autorità che ce l’ha affidato, ci regoliamo come fosse casa nostra.
Mi chiamo Alessandro Marchetti e ho 15 anni. Al momento della Liberazione dal nazifascismo, sono solo un ragazzo. Mio padre invece è un uomo adulto. Per pietà, soccorre un giovane tedesco sorpreso da questo 25 aprile: lo rassicuriamo e lo accompagniamo fuori dal Paese. «In fondo – dice mio padre – è solo un ragazzo» e se non lo mettiamo in salvo rischierà di essere linciato. Cosa che avviene con dei repubblichini – uomini di una certa età – presi a botte, portati nelle campagne e poi fucilati.
Con la Liberazione viene decretato il nostro sfratto dal teatro. La gente ha voglia di riappropriarsi di quello spazio per ballare e fare festa. Ma ciò che non so è che il teatro resterà la costante della mia vita. Diventerò infatti attore, regista scenografo e avrò la fortuna di portare la Commedia dell’Arte in tutti i paesi d’Europa, in Asia e in Africa».
24 Aprile 2020 – Alessandro Marchetti vive a Intra (VB). Oggi ha 90 anni
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