Apparentemente è qualcosa di là da venire. Ma, invece, il Metaverso è già qui e ha molto a che fare col mondo dei senior. Si tratta, infatti, di una realtà tridimensionale cui accedere attraverso visori digitali di ultima generazione capaci di proiettare i visitatori in contesti virtuali.
Una chance in più
Niente di alieno, anzi. Solo dispositivi indossabili e in grado di realizzare ologrammi immersivi: ossia che ci immergano in questa realtà virtuale. L’utilità? Gli scettici dicono “alienarci dal reale” e isolarci. I più curiosi: dare, specialmente a chi non ne ha modo, la possibilità di contatto e movimento, altrimenti preclusa.
Ma non a buon mercato
Non a caso, attraverso la creazione del nostro avatar – la rappresentazione grafica di noi visitatori del web -, nel Metaverso possiamo essere ovunque e fare molto di ciò che desidereremmo nella vita reale: camminare, viaggiare, fare sport, conversare con qualcuno che magari è distanza migliaia di chilometri da noi. Come? Immergendoci nei luoghi e nel contatto indiretto con cose e persone che vorremmo sul nostro cammino. Oggi, tutto ciò ha un costo non proprio alla portata di tutti – generalmente un visore di qualità vale circa 300 euro – ma presto sarà di certo di più ampia diffusione.
Ovunque, in casa vostra
Pensate di camminare sulla Fifth Avenue o tra i ciliegi giapponesi in fiore. Nel Metaverso è possibile, ma può accadere anche molto di più. E non esistono solo applicazioni ludiche – i giochi vanno per la maggiore – ma anche soluzioni adatte alla cura della salute e perché no, come antidoto alla solitudine. Grazie all’aiuto di sensori applicati sugli arti e guanti sulle mani, è infatti possibile riprodurre anche la sensazione di movimento e tattile, purché si resti nel perimetro definito della zona – di casa, ad esempio – coperta dal Metaverso. Se si esce? Semplice, si torna a visualizzare la stanza ma, un passo indietro, e si torna a essere nell’ambiente immersivo che abbiamo scelto per la nostra esperienza digitale.
Metaverso e salute
Ma, come dicevamo, non c’è spazio solo per l’intrattenimento. Il Metaverso inizia a essere applicato anche in medicina. Gli investimenti sulla salute in campo digitale non fanno che crescere se si considera che, nel 2025, il settore della digital healthcare raggiungerà i 657 miliardi di dollari a livello globale. Un’applicazione tipo? Quella legata alla salute mentale, grazie all’immersione in contesti virtuali; nelle terapie del linguaggio; nell’elaborazione di dati – attraverso sensori – di patologie in cui occorra la rilevazione costante del dolore. Per non considerare l’ausilio che il Metaverso può dare nei sistemi di sorveglianza e intervento in caso di bisogno: non si esclude infatti che, attraverso la processazione di dati, possa intervenire allertando familiari e personale sanitario davanti alla difficoltà di un anziano residente magari in un luogo non prossimo ai destinatari della comunicazione.
Una porta sul futuro
Che lo si voglia o meno, la strada verso la virtualizzazione del reale è aperta. Oggi il limite forse maggiore sono, appunto, il costo dei dispositivi e il lavoro – ancora necessariamente in evoluzione – sul sistema del sensi. Mentre i visori di ultima generazione aiutano l’immersione visiva pressoché totale e i sensori del tatto riproducono un’esperienza assai simile al reale, olfatto e udito sono ancora altamente perfezionabili. Il primo perché poco esplorato; il secondo perché lavora su frequenze che necessitano una ricerca più approfondita: l’orecchio umano è in grado di percepire in modo diverso gli influssi che arrivano da fonti sonore vicine o meno.
Per il gusto, invece, è una strada tutta da esplorare. Studi di ultima generazione evidenziano, infatti, come si tratti del senso forse più difficile da elaborare e riprodurre.
© Riproduzione riservata