“Vedevamo persone che si spegnevano, che non venivano mandate in ospedale se non quando stavano per morire”. A parlare è un’operatrice sanitaria di una struttura in Emilia-Romagna. Non intende mostrarsi, teme ripercussioni ulteriori sul posto di lavoro. Ha deciso di aprirsi e testimoniare quanto ha vissuto contando sul riserbo di Amnesty International. L’organizzazione non governativa, infatti, ha ricostruito il contesto in cui si sono trovati ad intervenire molti operatori nelle RSA d’Italia durante questa delicatissima pandemia, denunciandolo.
Il dato di fatto è che, dal diffondersi del Covid, migliaia di anziani hanno perso la vita all’interno delle strutture di residenza sociosanitarie e socio assistenziali in Italia. Amnesty International ha analizzato e rilevato le violazioni e la mancata tutela del diritto alla vita, alla salute e alla non discriminazione dei pazienti di tali strutture. Mettendo in luce, così, la sistematica opera di repressione nei confronti del personale che ha invece cercato in ogni modo di dire basta.
Messi a tacere: il rapporto di Amnesty International
È per parlare di tutto ciò che abbiamo incontrato, a Roma, Debora Del Pistoia, ricercatrice di Amnesty International e curatrice del rapporto “Messi a tacere e inascoltati in piena pandemia” e Mauro Caffo, Oss e Delegato USB Sanità.
“Questo è il secondo rapporto che abbiamo condotto sulle Rsa in Italia”, ci ha detto Debora Del Pistoia. “Tramite esso, abbiamo provato a denunciare i provvedimenti disciplinari, ma anche i licenziamenti che hanno toccato operatori e operatrici sanitarie all’interno delle Rsa in varie parti d’Italia”. Le ragioni per le quali sono stati allontanati e messi a tacere riguardano la loro stessa condotta. “Avevano denunciato la mancanza di salute e sicurezza sul posto di lavoro che, per altro, avevano avuto anche un impatto sui diritti delle persone anziane”.
Ora, lei dice, “Non sappiamo quante vite avrebbero potuto essere risparmiate se tutte le misure di salute e sicurezza fossero state veramente applicate all’interno delle Rsa, ma certamente sappiamo che c’è un legame molto stretto tra libertà di espressione, libertà sindacale, condizioni di lavoro adeguate e i diritti delle persone anziane che vivono in queste strutture”.
Le parole di Mauro Caffo, Oss e Delegato USB Sanità
A confermarcelo è Mauro Caffo, Oss e Delegato USB Sanità, che denuncia quanto, ancora oggi, ci sia paura di parlare. “Ci sono focolai di Covid. Hanno paura (i colleghi, ndr) di denunciare il problema che sta avvenendo. Gli stessi familiari – che hanno le visite precluse perché è rientrato nuovamente il virus – non si permettono di raccontare ciò che stanno vivendo. Sono tutti nell’impossibilità di rendere noto all’opinione pubblica quello che succede”. La ragione? Il timore di ritorsioni verso i lavoratori e pazienti anziani stessi.
Amnesty International ha infatti rilevato che “erano stati messi a tacere”, come ci racconta Debora Del Pistoia. “Silenziati dai loro datori di lavoro semplicemente per aver denunciato delle irregolarità e delle condizioni di lavoro assolutamente esasperanti e inaccettabili per delle persone che si stanno prendendo cura della popolazione anziana. Quella stessa popolazione che è molto importante in Italia anche in termini numerici: siamo il Paese più anziano d’Europa”.
“Non riuscire ad accudire un anziano è una sconfitta per noi: come esseri umani e come operatori sanitari”
Per Mauro Caffo, d’altronde, “L’assistenza alla persona, al malato, e il diritto del lavoratore sono strettamente collegati. Solo insieme possono dare un buon servizio e offrire cure adatte alle persone che noi accudiamo a assistiamo”. C’è grande rammarico nelle sue parole quando ci confida che “Non riuscire ad accudire adeguatamente un anziano è una sconfitta per noi. Prima come esseri umani e poi come operatori sanitari”.
E Del Pistoia parla, purtroppo, di “Una tendenza che ha toccato un po’ tutto il settore – sia quello privato che quello pubblico – delle Rsa, in varie parti d’Italia. I casi che noi siamo riusciti a raccogliere sono probabilmente solo la punta dell’iceberg”.
“C’è ancora la paura di poter denunciare le inefficienze che avvengono all’interno di questi servizi”, sottolinea Mauro Caffo. “Inefficienza che sono frutto della scarsa quantità di personale impiegato, frutto delle strutture inadeguate. Solo che a pagarne le conseguenze siamo noi come lavoratori e gli stessi anziani che noi dobbiamo accudire”. Per tale ragione e per evitare che quanto accaduto torni a ripetersi, Amnesty International ha chiesto al parlamento di istituire una commissione indipendente d’inchiesta che si concentri in particolare sulla situazione delle strutture residenziali.
© Riproduzione riservata