Uno dei compiti più difficili è definire e circoscrivere il concetto di creatività. Eppure, grazie all’aiuto della psicologia e di qualche esempio famoso, è possibile avere un’immagine più chiara. E all’estro inventivo ci si può anche allenare
Se chiedessimo a cento persone di spiegare che cos’è la creatività, probabilmente ne trarremmo un centinaio di risposte diverse. D’altra parte, definire esattamente cosa significhi essere creativi è un compito arduo. Al quale, però, non si sono sottratti psicologi, scienziati, medici e proprio la categoria più emblematica: i creativi. Secondo Einstein, ad esempio, la creatività nasce dalla monotonia di una vita tranquilla. Per Proust prende vita quando si scava in profondità dentro se stessi. Mentre per Jobs, padre della Apple, è il saper collegare le cose.
Le basi neurali della creatività
Al di là degli aforismi e del pensiero di personaggi che senz’altro si sono dimostrati geniali e creativi, numerosi studi hanno cercato di dimostrare le basi neurologiche e psicologiche della creatività. Diciamo “cercato di dimostrare” perché, ad oggi, la comunità scientifica non concorda ancora su una visione unitaria e coerente. Alcune ricerche condotte alla fine degli Anni ’90, divenute forse tra le più famose, hanno supposto ci fosse una divisione emisferica. Il nostro cervello, infatti, è diviso in due metà, chiamate appunto “emisferi”, e per lungo tempo si è pensato che la creatività fosse una funzione deputata all’emisfero destro. Così come si presupponeva che la controparte sinistra fosse la più utilizzata dalle persone razionali e meno fantasiose. È una teoria che si è fatta strada per la sua linearità ma che, a fronte delle scoperte sulle interconnessioni cerebrali, appare semplicistica. Solo dieci anni più tardi, infatti, grazie all’uso di un encefalografo – che misura l’attività elettrica cerebrale e quindi le aree del nostro cervello in funzione in un determinato momento – non è stata trovata alcuna correlazione tra l’esecuzione di compiti creativi e l’attivazione dell’area destra della nostra materia grigia.
Pensiero convergente e pensiero divergente
Esaminiamo, allora, il processo con cui pare si sviluppi la creatività. Tutto inizia quando il creativo osserva “il problema” da diverse angolazioni. È questo il momento, ad esempio, in cui lo scienziato si pone domande, raccoglie le idee, o quello in cui l’artista osserva e va alla ricerca di spunti. Per i neurofisiologi questa fase coinvolge il lateral thinking, il cosiddetto “pensiero laterale” (o “divergente”). Un tipo di pensiero che non segue le regole della logica, ma è istintivo, capace di stabilire libere associazioni tra le cose. Poi si attiva un processo più analitico e faticoso: il “pensiero convergente”. Chi sta cercando una soluzione creativa, infatti, non può limitarsi a raccogliere idee, ma deve valutarle, analizzarle, fino a scegliere quella che più si avvicina a ciò che vorrebbe realizzare. Infine, il processo si conclude quando si agisce e si mette in pratica quanto progettato. Tutto questo, secondo le tendenze scientifiche più recenti, coinvolge diverse aree cerebrali. Regioni come quelle deputate alla memoria, all’attenzione, al controllo, al monitoraggio delle prestazioni e tanti altri processi cognitivi che utilizziamo ogni giorno. Pertanto, secondo gli psicologi, la creatività può essere considerata il prodotto di un’interazione tra processi cognitivi “ordinari” ed emozioni.
Le emozioni creative
Chi si intende di neuropsicologia, saprà che quando si tratta di emozioni, si parla anche di arousal (risveglio). I nostri stati emotivi, infatti, possono influire su quanto ci sentiamo attenti e lucidi in alcuni momenti e su come, al contrario, a volte siamo spenti e meno ispirati. Nel primo caso si dice che stiamo vivendo una condizione “ad alto arousal”, mentre nel secondo “a basso arousal”. Inoltre, a complicare le cose, c’è una seconda classificazione delle emozioni che discrimina quelle positive da quelle negative. Facciamo un esempio: la tristezza e lo sconforto, così come la calma e la tranquillità, sono tutte emozioni a “basso arousal” con la sola differenza che le prime sono negative e le seconde positive. Felicità ed euforia (emozioni positive) e rabbia e paura (emozioni negative), invece, fanno parte di quegli stati “attivanti” (e quindi “ad alto arousal”). Secondo le ultime scoperte neuroscientifiche, questi gruppi di emozioni incentivano la creatività in modo diverso. Gli stati emotivi positivi, infatti, risultano essere uno sprone maggiore alla nostra immaginazione rispetto a quelli negativi. Tuttavia, le emozioni come la felicità e l’euforia, molto più della calma e della tranquillità, favoriscono la flessibilità e la velocità cognitiva, che a loro volta influiscono sui livelli di creatività e originalità. Mentre le emozioni negative ad alto arousal (rabbia e paura) riducono drasticamente queste abilità, impedendo così di trovare nuove soluzioni.
Chiunque può essere creativo?
Quindi la domanda sorge spontanea: creativi si nasce o si diventa? Ci sono buone notizie: la creatività è un dono che tutti possono accrescere con il tempo. Se vi sentite privi di queste abilità, infatti, sappiate che esistono molti esercizi utili al suo sviluppo. Parola di Mihály Csíkszentmihályi, lo psicologo ungherese autore di numerosi studi sulla felicità e la creatività. Secondo le sue teorie, infatti, si può iniziare dal lasciarsi sorprendere. Provate, allora, a riscoprire la capacità di fare sorprese agli altri e trovare qualcosa che possa stupire voi stessi. È utile anche approfondire e appassionarsi. Quando trovate qualcosa di vostro interesse, cercate di dedicargli tempo e di approfondire l’argomento, abbandonando – quando possibile – ciò che non amate fare. Potete, poi, impegnarvi e cercare sfide, ma senza stressarvi troppo. Dedicate il giusto tempo anche al relax e alle riflessioni. Così facendo, aprirete la mente e vi sarà possibile vedere le cose da più punti di vista. Potreste, ad esempio, cercare di trovare nuovi usi per oggetti comuni oppure inventare una breve storia a partire da alcune parole casuali. Piccoli trucchi che, con il tempo, porteranno a grandi risultati.
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