Nel 2018 uno studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, per la prima volta, aveva dimostrato l’associazione tra una dieta ricca di Spermidina e una maggiore speranza di vita.
I benefici della Spermidina
La Spermidina è una sostanza naturale presente in molti alimenti ed è la poliammina più facilmente assorbita dall’intestino. I suoi effetti benefici sono molteplici, in particolare dal punto di vista cardiaco e della pressione arteriosa.
Ora però c’è una nuova scoperta e arriva dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibbc) di Monterotondo. In buona sostanza i ricercatori hanno dimostrato che la Spermidina è in grado di correggere i difetti di memoria, rimettendo in moto i neuroni, in soggetti di mezza età predisposti al declino cognitivo grazie alla sua azione di “pulizia” degli aggregati proteici tossici accumulati nel cervello.
Una sostanza davvero portentosa, un elisir di lunga vita, contenuta in diversi alimenti. Tra questi troviamo il peperone verde fresco, germe di grano, cavolfiore, broccoli, funghi e una varietà di formaggi, mentre quantità ancora più elevate si trovano nei prodotti a base di soia.
Come agisce sul cervello
«Non tutti gli individui mostrano una riduzione delle capacità mnemoniche con l’avanzare dell’età, ma quelli che la mostrano lo fanno molto precocemente». A spiegarlo è Elvira De Leonibus, coordinatrice dello studio. «In genere i sintomi di declino mentale si associano all’accumulo di aggregati proteici nei neuroni, considerati scarti cellulari, che possono arrivare a formare dei filamenti potenzialmente tossici per le cellule».
«In una cellula giovane questi aggregati sono racchiusi all’interno di una vescicola che si occupa di traghettarli nel lisosoma, un organello che li scompone e ne ricicla i costituenti lì dove possibile. Con l’invecchiamento gli aggregati aumentano e la capacità degradativa dei lisosomi si riduce».
L’esperimento
Studi recenti hanno evidenziato come la Spermidina stimoli l’autofagia, il processo di pulizia interna delle cellule, e ne migliori le capacità degradative. «Il nostro laboratorio si occupa di identificare i meccanismi precoci che precedono lo sviluppo della demenza nei modelli animali», spiega De Leonibus che ha condotto la ricerca insieme a Giulia Torromino e Maria De Risi.
«Per identificare i soggetti di mezza età con una memoria vulnerabile, abbiamo utilizzato un test di memoria. L’obiettivo era quello di ricordare una certa quantità di oggetti, mentre noi rendevamo il compito più difficile e sfidante. Questo ha permesso di separare soggetti della stessa età in grado di ricordare fino a 6 oggetti da quelli in grado di ricordarne al massimo 2. Nei soggetti di mezza età che falliscono il compito di ricordare 6 oggetti diversi, i lisosomi dei neuroni sono ingrossati e “ingolfati” di aggregati proteici nell’ippocampo, una particolare regione del cervello che è cruciale per la memoria».
Il risultato
Lo studio ha dimostrato che un trattamento di un mese con la Spermidina, grazie alla sua azione di pulizia cellulare dagli scarti proteici, ripristina la comunicazione tra i neuroni. E la memoria torna a funzionare anche in condizioni di elevato carico di informazioni nei soggetti che presentavano il difetto.
«Continueremo a studiare gli effetti della Spermidina nelle malattie neurodegenerative, sia da sola che in combinazione con altri trattamenti. Inoltre, cercheremo di verificare se un arricchimento della dieta possa essere sufficiente per prevenire l’insorgenza della demenza».
I partner coinvolti nello studio
Lo studio è il risultato di un lavoro costruito con un network di collaboratori italiani (Università la Sapienza di Roma, Università di Milano, Fondazione Santa Lucia, oltre al Cnr e al Tigem) e internazionali (Université Paris Descartes-Sorbonne) ed è stato supportato da un finanziamento assegnato a Elvira De Leonibus dall’Associazione Americana per l’Alzheimer e dal progetto “Invecchiamento” (gestito dal Cnr per conto del Miur).
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