Si può preservare la salute cercando di puntare sulla prevenzione? È l’obiettivo della cosiddetta medicina predittiva, che si rivolge alle persone sane o senza patologie evidenti e ricerca eventuali segni che possano indicare una certa predisposizione a sviluppare una malattia.
Determinare il profilo di rischio di ogni individuo permette di monitorarne l’evoluzione e di realizzare interventi appropriati e tempestivi. La medicina predittiva si pone quindi come medicina dell’individualità.
Nel corso degli ultimi due decenni, le scoperte sul genoma umano hanno consentito la nascita e il consolidamento di questa nuova sfera della medicina. Dal punto di vista pratico si basa proprio sulle informazioni che possono essere ricavate dall’impianto genetico di ciascun individuo al fine di elaborare una stima sempre più precisa dei vari rischi per la salute. Di fatto si cerca di anticipare i problemi prima che si verifichino, offrendo strumenti indispensabili per migliorare la qualità della vita anche dopo i sessant’anni.
Si tratta di un ambito ancora poco conosciuto su larga scala, ma che potrebbe rivoluzionare l’approccio alla salute soprattutto in relazione all’aumento della vita media della popolazione.
Le cosiddette 4 P della medicina predittiva
Nel passaggio dal concetto di medicina tradizionale a quella basata sulla genetica di ciascun individuo, è stato individuato un modello, definito delle 4 P. Ovvero personalizzato, predittivo, preventivo e partecipativo. In questo caso, invece di guardare ai sintomi e di reagire una volta che la malattia si presenta, si rovescia completamente l’approccio al fine di promuovere una prevenzione mirata e individuale. Così ogni individuo può essere seguito nella sua costante evoluzione, attraverso l’identificazione dei suoi geni e il monitoraggio nel tempo.
Il metodo delle 4 P è nato dall’idea del California Institute of Technology, sulla base della convinzione che sia necessario modificare radicalmente il concetto di paziente impiegato nella ricerca medica tradizionale. Grazie all’implementazione di questo modello, i test genetici sono in grado di identificare i potenziali rischi e, con misurazioni a cadenza regolare, risulta semplice seguire la progressione dei cambiamenti che avvengono nell’individuo a livello molecolare, giocando d’anticipo.
Nel caso della medicina predittiva, l’approccio non sarà prevalentemente curativo così come siamo abituati, ma preventivo e coinvolgente per ogni individuo sano e di conseguenza a lungo termine.
La sperimentazione italiana e il progetto LIfeMap
La scorsa estate l’Istituto Gaslini di Genova, in coordinamento con altri dieci centri italiani, ha ricevuto 5,4 milioni di euro dal Ministero della Salute per la realizzazione del progetto LifeMap. Una mappatura del genoma per la medicina e la prevenzione personalizzata che va dalle patologie pediatriche a quelle cardiovascolari e oncologiche nell’adulto.
Lo studio sarà condotto su larga scala, su una popolazione pediatrica, e raccoglierà dati clinici e genetici, inclusi quelli di alcuni soggetti con patologie metaboliche, infiammazioni croniche e neoplasie. Parallelamente, sarà selezionato un gruppo di adulti con le stesse patologie dei bimbi in esame, per osservarne la possibile evoluzione con l’età. Attraverso l’analisi genetica saranno stilati dei profili di rischio individuali per capire chi possa essere più portato a sviluppare obesità, infiammazioni croniche e forme tumorali.
Un’altra indagine basata sull’intelligenza artificiale punterà a individuare i fattori di rischio cardiovascolare e oncologico negli adulti e la loro interazione con l’ambiente e gli stili di vita. Lo studio si concentrerà su un gruppo di bambini e adolescenti ad alto rischio di sviluppare questo tipo di patologie e per loro sarà studiata una strategia mirata di prevenzione e di screening.
Un’attenzione particolare verrà dedicata all’obesità infantile, raddoppiata dal 1980 ad oggi, che in età adulta rischia di diventare una condizione permanente, ulteriore fattore di rischio metabolico, cardiovascolare e neurologico.
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