Evelina Mayer.
Nonna attiva di 5 nipoti maschi. Ama viaggiare, dipingere e fotografare. Partecipa al Concorso 50&Più da 10 anni; nel 2010 ha vinto la Farfalla d’oro per la pittura, nel 2018 la Farfalla d’oro per la fotografia e nel 2011 e 2014 la Menzione speciale della giuria per la prosa. Vive a Selvazzano (Pd).
Già oggi è San Lorenzo, 10 agosto… Tornava una rondine al nido… La poesia di Giovanni Pascoli mi viene spontanea. Neanche la mia Rondine è più al nido… oramai da troppi anni; ma oggi, 10 agosto sarebbe stato… no: è, il nostro anniversario di matrimonio. 50 anni.
Quanto da giovani, fidanzati e poi sposini, abbiamo favoleggiato per questa data! Faremo così… andremo colà… non avevamo mai messo in dubbio di essere ancora mano nella mano a festeggiare, attorniati da figli e nipoti. Il solito nodo mi stringe la gola e come sempre in questi casi, mi impongo di cambiare il corso dei miei pensieri.
Il 10 agosto di 50 anni fa, era una giornata bellissima: la sera prima non avevo chiuso le imposte, volevo vedere subito il primo chiarore dell’alba; non un attimo volevo perdere di quel giorno tanto atteso. Avevo sentito, quando la luce cominciava appena a filtrare, il canto del primo uccellino: un cinguettio sommesso, incerto, solitario, ma per poco; dopo pochi attimi, un secondo, con un cinguettio un po’ più forte, il primo si fa forza e risponde con vigore, seguito da un terzo e poi tanti, tutti insieme vocianti a gridare: dai sveglia! Il nuovo giorno è spuntato, alzati! Ora se ne vanno tutti a volare alti nel cielo azzurro e le loro grida si perdono lontane e torna la quiete. Il giorno aspettato per tanti anni, è finalmente spuntato! La luce del sole illumina la stanza e il profumo dell’erba tagliata di fresco entra dalle finestre spalancate sul giardino. Gli occhi, ora spalancati, impazienti, sapendo già cosa vedranno, si posano sull’armadio di fronte: le ante spalancate a mostrare l’abito bianco lungo, appeso alla gruccia, vicino, la nuvola del velo con la coroncina di fiori. Quante volte l’avevo disegnato e sognato quell’abito! Si perché l’attesa è stata lunga ben 8 anni!
Ci siamo conosciuti e innamorati a 16 anni, poi gli studi, il militare… Appena trovato lavoro, abbiamo cercato casa ed ora, finalmente, il grande giorno!
Sorrido al ricordo della nostra prima casa: naturalmente in affitto, non avevamo certo grandi possibilità. Era veramente un bellissimo appartamento, con un grande soggiorno e un enorme terrazzo al piano superiore, grande come l’appartamento, che guardava la piazza sottostante e le cupole del Santo in lontananza, (Sant’Antonio per noi padovani è semplicemente il Santo) al tramonto con il cielo che si tingeva di rosso, le cupole brillavano con mille riflessi d’argento; era un vero spettacolo! Già, vista spettacolare: infatti eravamo al quarto e quinto piano del palazzo. Bellissimo, non costava neanche tanto; l’unico neo? Senza ascensore!
Continuo a sorridere al ricordo: noi non ci avevamo proprio fatto caso! Volevamo mettere su casa e quella andava benissimo; giovani com’eravamo, le scale non ci pesavano proprio.
A quei tempi, il giorno del matrimonio, prima di andare a festeggiare al ristorante, era d’obbligo far vedere agli invitati, la casa, con l’esposizione dei regali. Tra gli altri: 8 servizi di tazzine da caffè, improbabili soprammobili ecc., almeno adesso gli sposi, sono più pratici e preparano la lista di nozze.
Anche noi avevamo preparato tutto: i regali sopra un lungo tavolo, disposti in bell’ordine come dovessimo venderli, in cucina un piccolo rinfresco; eravamo certi però, che ben pochi si sarebbero avventurati a piedi per 4 e 5 piani di scale. Errore! Non un invitato era rimasto giù! Neanche i parenti più anziani, neanche due vecchie prozie che camminavano a malapena con il bastone! Troppo curiosi; bisognava proprio vedere come si erano sistemati questi due ragazzi! E poi la sfilata dei regali! Le immancabili critiche… anche questo fa parte del divertimento… si doveva naturalmente raccontare, con dovizia di particolari, a quelli che non erano presenti.
Ai piedi delle scale un amico, per burla, cominciò a dire: “la sposa deve essere portata in braccio!”. Nonostante le mie proteste e naturalmente, quelle della neo-suocera, tra risate e: ce la fa non ce la fa, lo sposo, mi ha portato su in braccio per quattro piani, fin oltre la soglia di casa.
Quando ne riparlavamo, lui diceva sempre: “Non pesavi nulla! E io ero tanto felice, ti avrei portata ancora più in alto!”. Quante pazzie si fanno da giovani! Sorrido al ricordo.
10 Agosto la notte delle stelle cadenti. Visto che ad Agosto si era sempre in vacanza al mare, era diventata una nostra tradizione, alla sera, andare alla spiaggia, stendere un telo sulla sabbia ancora tiepida e cullati solo dal rumore della risacca guardare la volta del cielo, in attesa della scia luminosa di una stella cadente. A ogni stella, prima di esprimere il desiderio, un bacio. Chissà come mai, lui di stelle cadenti ne vedeva tante!! Dio, come ci amavamo!
Eravamo certissimi che nessuno poteva capire e tantomeno provare quello che sentivamo noi e fino all’ultimo, ci siamo sentiti speciali, diversi dagli altri comuni mortali. Due figli meravigliosi, belli, bravi, voluti, desiderati, ma prima di tutto per me c’era sempre lui, e io per lui. Non credo siano molte le coppie che possano dire questo. Ma per tutte le cose belle, uniche, c’è sempre un prezzo molto alto da pagare; e io quel prezzo lo sto pagando, probabilmente non finirò mai di estinguere il debito.
Ho avuto molto dalla vita, molto più di tanti altri che probabilmente non hanno mai conosciuto l’Amore e non sanno neanche cosa vuol dire realmente vivere l’uno per l’altro in una famiglia unita. Sono stata fortunata… è vero… ma ora… quanto mi manca.
Mi fermo un attimo a pensare: evidentemente sto invecchiando perché questo nuovo pensiero non mi aveva mai sfiorata: forse anche gli altri innamorati sono convinti di essere unici… forse… no, noi eravamo veramente diversi, privilegiati, fatti l’uno per l’altra. Tra i tanti desideri, guardando le stelle, il primo era sempre quello di vivere e morire insieme, mano nella mano invecchiare insieme.
Non ho più voluto guardare le stelle cadenti e quella data la ricordo solo io, non ne voglio parlare con nessuno; anche se sono passati tanti anni, il solito nodo mi stringe la gola.
“Nonna! Nonna!”. Due dei miei nipotini, si avvicinano correndo e vociando. Chissà perché i bambini non camminano, corrono. “Lo sai che oggi è il 10 agosto e cadono le stelle?”.
“Davvero? Chi te l’ha detto?”.
“Il papà se facciamo i bravi, andremo a guardare il cielo e se vediamo una stella cadere, si fa un desiderio e quello si avvera. Lo sapevi? E’ vero che i desideri si avverano? Ma tu verrai con noi? Io voglio che tu venga! Dai nonna! Sì vero? Dì di sì!”.
Due paia di occhi mi guardano supplichevoli, speranzosi, due paia di occhi così simili ai Suoi! “Ma non credo… vedremo… e poi sarà tardi, mi verrà sonno… chiuderò gli occhi e non vedrò la stella che cade”.
Il nipotino più grandicello, con i suoi stessi occhi, mi abbraccia le gambe, alza il visino verso di me: “Non ti preoccupare nonna, staremo abbracciati io e te, io ti darò un bacino ogni stella che vedrò cadere e così potrai esprimere il desiderio”.
Spunta dai miei occhi una lacrima improvvisa e inopportuna, subito cancellata con il dorso della mano, mi tremano le labbra… “Nonna”, la vocina è ora incerta, “…vedrai, ti piacerà…”.
Mi sforzo e sorrido a quegli occhi così belli, supplichevoli, fiduciosi, in attesa delle cose belle che la vita potrà portare; come posso deluderlo? Come faccio a dire di no? “Certo tesoro, sarà bellissimo ed esprimeremo insieme tanti desideri”.
Rasserenato il bimbo chiede: “vero che si avvereranno nonna?”.
“Certo!”, sorrido divertita, “basta crederci e noi ci crederemo!”.