Due vittorie ai mondiali di atletica leggera e l’oro alle Olimpiadi di Mosca nel 1980. Sogna sport inclusivi e inventa il “fitwalking”
È uno stadio ammutolito quello che nel luglio del 1980 accoglie a Mosca l’ingresso di Maurizio Damilano. L’atleta piemontese, appena 23 anni, è in testa alla gara olimpica della 20 chilometri di marcia, davanti ai fortissimi beniamini dell’Unione Sovietica e ai campioni della Germania Est. Percorre in scioltezza la pista di atletica, mentre qualche tricolore spunta sugli spalti, sorride pregustando l’impresa e va a vincere col tempo ragguardevole di un’ora, ventitre minuti e trentacinque secondi. È medaglia d’oro nelle Olimpiadi del boicottaggio degli Stati Uniti e del trionfo dell’atletica italiana: una medaglia meritata e bellissima a cui seguiranno due bronzi nelle successive Olimpiadi di Los Angeles (1984) e Seul (1988) e due ori ai mondiali di atletica di Roma, nel 1987, e di Tokyo, nel 1991. Grazie a una carriera formidabile, costellata di successi e record (ancora detiene il primato mondiale sui trenta chilometri in pista), Maurizio Damilano si è consacrato come una delle leggende dell’atletica italiana. Dopo la fine della carriera agonistica ha continuato ad occuparsi della sua disciplina, presiedendo il Comitato della Marcia in seno alla Federazione internazionale di atletica leggera, occupandosi di insegnamento e trasmettendo i valori dello sport e di una vita sana e attiva.
Chiaro, preciso, il ritmo della marcia anche nelle parole, Maurizio Damilano ripercorre con entusiasmo la sua parabola sportiva: «Ho cominciato a praticare marcia agonistica durante l’adolescenza, coi miei fratelli Giorgio e Sandro, il maggiore, che era professore di educazione fisica. Ho debuttato a 15 anni, ai Giochi della Gioventù del 1972». Da lì è partita una carriera subito promettente e presto coronata dal successo olimpico. «La vittoria olimpica – ricorda Damilano – è il risultato più universale che ho colto in carriera. Gli ori ai campionati del mondo hanno un valore più specificamente sportivo, ma le Olimpiadi, per l’ampiezza dell’evento e del seguito, mi hanno regalato una fama che ancora oggi resiste. Il ricordo di quel giorno rimane vivido: mi sentivo bene, ero candidato a una medaglia, ma la vittoria nella marcia dipende da mille variabili; e da una in particolare: il giudizio. Ecco, quel giorno la mia arma in più è stata il giudizio: soppesare lo sforzo e gestirlo nel modo giusto». Un giudizio costruito in anni di allenamento costante e appassionato. Damilano annuisce: «Dietro le vittorie c’è molto impegno. Non lo chiamerei sacrificio, perché tutto nasce dalla passione. La passione trasforma la fatica in impegno e perfino in divertimento. Un marciatore agonistico percorre fino a ottomila chilometri a piedi in un anno, si allena due volte al giorno per tutto l’anno, con un periodo di riposo che non supera mai i quindici-venti giorni. È un percorso indispensabile di prova e di scoperta: si affrontano sfide e si trovano soluzioni, che poi pagano nella competizione. Tutto nasce dalla voglia di migliorarsi e dalla tenacia di confrontarsi con le difficoltà». L’amore per la marcia di Maurizio Damilano ha superato la carriera agonistica: dopo il ritiro, col fratello Giorgio ha messo a punto una metodica di allenamento per tutti, battezzata “fitwalking”, insegnata in centri specifici e descritta in dettaglio in una manciata di pratici manuali. «Il fitwalking – spiega – vuole trasferire a un pubblico più ampio e in un contesto più popolare i principi della marcia, ossia la meccanica del camminare corretto. Imparare a camminare correttamente fa davvero diventare la camminata un esercizio sportivo completo. Una camminata dinamica e vigorosa, correttamente strutturata, praticata con costanza, permette a ciascuno di accrescere le proprie qualità di camminatore, con vantaggi in termini di salute e benessere individuali e collettivi». Camminare correttamente, insomma, è un modo di fare sport ogni giorno e di prolungare il nostro rapporto con lo sport nel corso della vita. Damilano è chiaro: «Che lo sport migliori la vita è ormai un’evidenza scientifica indiscutibile. La marcia, e il fitwalking per i non agonisti, è un modo di fare sport all’aria aperta, in maniera sostenibile e prolungata, con i dovuti accorgimenti, per tutta la durata della vita. Un alleato prezioso, che aiuta il funzionamento dell’apparato cardio-circolatorio, mantiene la tonicità muscolare, combatte lo stress e favorisce l’efficienza psichica. La camminata dinamica ha anche una valenza sociale: ci libera dalla facile dipendenza verso i mezzi di trasporto e si può praticare insieme. Si cammina e si comunica, ci si accompagna. Ci si tiene in forma e si vince la solitudine».
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