La nuzialità è in crisi ormai da oltre 40 anni. Sono calati i matrimoni ed è aumentata l’età media di coloro che convolano a nozze per la prima o la seconda volta. Così, anche le coppie più mature scelgono di sposarsi o risposarsi sempre più tardi. In più ci si è messa anche la pandemia che ha segnato un crollo dei matrimoni sia con rito civile che religioso.
D’altra parte, tra lockdown, continue restrizioni e norme anti-assembramento, l’incertezza per il futuro e l’impossibilità di una progettualità hanno dato una brusca frenata alla “promessa” di una vita insieme. Soprattutto tra i giovani. Ma a crollare sono stati anche i divorzi e le separazioni. Questa l’analisi dell’Istat nel report Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi che fornisce anche uno sguardo sul 2020.
Il matrimonio, in crisi da oltre 40 anni: nel 2019 nuovo minimo
In oltre quarant’anni di calo della nuzialità, il 2019 ha segnato un nuovo minimo delle prime nozze. Infatti, sono stati celebrati 146mila matrimoni, ovvero 10.720 in meno sul 2018. Il dato supera il minimo toccato nel 2017 quando le prime nozze erano 152.500. Tra prime e seconde nozze nel 2019 sono stati celebrati in Italia 184.088 matrimoni, 11.690 in meno rispetto all’anno precedente (-6,0%). Il calo, come detto, riguarda soprattutto i primi matrimoni. Scendono anche le seconde nozze o successive (-2,5%) ma aumenta la loro incidenza sul totale: ogni 5 celebrazioni almeno uno sposo è alle seconde nozze. Prosegue, inoltre, la diminuzione dei matrimoni religiosi, tanto che i matrimoni con rito civile sono 2 su 3 al Nord e circa 1 su 3 al Sud.
Il 2019 ha segnato anche una diminuzione leggera dei divorzi: sono stati 85.349, ovvero il 13,9% in meno rispetto al 2016, anno di massimo relativo. Una flessione che segue il boom dovuto agli effetti delle norme introdotte nel 2014 e nel 2015 che hanno semplificato e velocizzato le procedure. Pressoché stabili le separazioni: sono state 97.474.
Aumentano le libere unioni e i figli fuori dal matrimonio
Il calo dei primi matrimoni è da mettere in relazione in parte con la progressiva diffusione delle libere unioni (convivenze more uxorio). Sono più che quadruplicate dal 1998-1999 al 2018-2019, passando da circa 340mila a 1 milione 370mila. L’incremento dipende prevalentemente dalla crescita delle libere unioni di celibi e nubili (da 150mila a 834mila circa). Le libere unioni sono sempre più diffuse anche nel caso di famiglie con figli; l’incidenza di bambini nati fuori del matrimonio è in continuo aumento: nel 2019 un nato su tre ha genitori non coniugati.
Sono in continuo aumento anche le convivenze prematrimoniali, le quali possono avere un effetto sul rinvio delle nozze a età più mature (posticipazione del primo matrimonio). Ma è soprattutto il prolungamento di permanenza dei giovani nella famiglia di origine a determinare il rinvio delle prime nozze.
Cresce l’età media al primo matrimonio
È diminuita intanto anche la propensione dei giovani a sposarsi entro i 34 anni. È aumentata invece tra i 35 e i 49 anni (+12,2% e +23,1%), proprio per effetto della posticipazione del matrimonio verso età sempre più mature. Il rinvio delle prime nozze è dunque sempre più accentuato: attualmente per i primi matrimoni entro i 49 anni di età gli uomini hanno in media 33,9 anni e le donne 31,7 (rispettivamente 1,8 e 2,3 anni in più rispetto al 2008).
Aumentano le seconde nozze e l’età media degli sposi
Nel 2019 il 20,6% dei matrimoni riguarda almeno uno sposo alle seconde nozze (o successive). Erano il 13,8% nel 2008. L’evidente aumento – soprattutto nel biennio 2015-2016 – deriva in misura significativa dall’introduzione del divorzio breve. Anche l’età media degli sposi al secondo matrimonio mostra un aumento consistente tra il 2008 e il 2019. L’età degli sposi precedentemente vedovi è passata da 61,2 anni a 70,9 e quella delle spose precedentemente vedove da 48,4 anni a 51,4.
Analoga tendenza per gli sposi divorziati: nel 2019 gli sposi già divorziati avevano in media 54,9 anni e le spose già divorziate 47,2 anni (rispettivamente +6,8 anni per gli uomini e +4,6 per le donne rispetto al 2008). La posticipazione delle tappe del ciclo di vita, accompagnata dall’aumento dei livelli di sopravvivenza, coinvolge quindi in maniera sempre più evidente anche chi decide di sposarsi per la seconda volta.
Uno sguardo sul 2020
L’analisi del primo semestre 2020, seppur basata su dati ancora provvisori, consente di misurare l’impatto della pandemia da Covid-19 su matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi, che registrano tutti un crollo. Per i matrimoni, il calo risulta confermato anche considerando i primi dati disponibili in via provvisoria per il periodo gennaio-ottobre. Nel primo trimestre 2020 – che ha scontato gli effetti della pandemia solo limitatamente al mese di marzo – la diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2019 risulta già evidente.
Ma il vero crollo si delinea nel secondo trimestre proprio per via delle pesanti restrizioni relative alla celebrazione dei matrimoni religiosi durante il lockdown, così come per quelle finalizzate a ridurre gli eventi di stato civile che hanno luogo nei Comuni (matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi ex art. 12). La diminuzione rispetto al secondo trimestre 2019 è stata di circa l’80% per i matrimoni, di circa il 60% per le unioni civili e le separazioni/divorzi consensuali presso i Comuni e i tribunali. Le separazioni e i divorzi giudiziali, invece, diminuiscono rispettivamente di circa il 40% e il 49%.
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