Si divorzia di meno ma ci si sposa anche di meno e non in chiesa. Italia meta del wedding tourism. Sabato e settembre le date preferite
La foto dell’Istat sulle unioni degli italiani dal 2023 ai primi 8 mesi del 2024 riflette una società più longeva e in movimento, ma in difficoltà economica. Se i matrimoni sono in costante calo da quarant’anni, lo si deve anche alla tendenza alle unioni civili (6 matrimoni su 10) e al ridimensionamento delle nuove generazioni, meno numerose dei loro genitori. Meno “sì” al Sud (-5,8%) che al Nord (-0,3&) e al Centro (-1,3%). Ci si sposa sempre di meno in chiesa (-8,2%), tanto che il 58,9% dei matrimoni viene celebrato con rito civile.
Seconde nozze e unioni tra lo stesso sesso
L’aumento dell’età media incide sulla crescita delle seconde nozze per entrambi i coniugi (+7,2%). Il 52,2% degli sposi e il 52,8% delle spose dai 50 anni in poi ha sciolto il proprio vincolo coniugale tramite il divorzio. Solo l’1,5% degli sposi e lo 0,9% delle spose prima del matrimonio era vedovo; le percentuali salgono, rispettivamente, al 6,3% e al 4,6% se si considerano sposi e spose dai 50 anni in poi. L’introduzione nel 2016 della legge che permette l’unione civile tra persone dello stesso sesso, dopo il boom iniziale, vede nel 2024 un leggero calo (-2,1%). Prevalgono le unioni tra uomini (56,1%).
Italia scelta dai paperoni stranieri, sabato il giorno preferito
Il Bel Paese attrae gli stranieri, soprattutto se danarosi. Nel 2023 infatti ci sono stati 3.337 matrimoni tra sposi entrambi stranieri e non residenti, (quasi il 2% di tutti i matrimoni). Tra le location preferite la Toscana e la Puglia. La giornata più gettonata per tutti è il sabato, scelto dal 46,2% degli sposi. Il giorno meno scelto è il martedì (vale forse ancora “Di Venere e di Marte non si sposa e non si parte”). La preferenza per il giorno è legata a valutazioni organizzative ed economiche. Da una parte, alla necessità di decidere in largo anticipo la data per i più richiesti. Dall’altra, a quella di trovare un posto più a ridosso dell’evento e magari ottenere agevolazioni economiche.
Dall’Italia rurale a quella moderna, cambiano le scelte degli italiani
Nella vecchia Italia contadina si seguiva l’andamento dei lavori agricoli e i matrimoni diminuivano durante la raccolta dei prodotti. Oggi invece si segue l’andamento delle ferie estive e scolastiche. I picchi per le celebrazioni religiose e civili sono settembre\ottobre e da metà aprile a inizio agosto. Le cinque date del 2023 in cui ci si è sposati e uniti di più sono tutte di sabato e, in graduatoria decrescente, sono: 9 settembre, 2 settembre, 24 giugno, 23 settembre e 10 giugno.
Meno divorzi e separazioni
Il trend dei divorzi è stato in crescita dal 1970 (anno dell’introduzione del divorzio) fino al 2015 (+57,5%). In quell’anno infatti entra in vigore la legge sui cosiddetti “divorzi brevi” che riduce l’intervallo di tempo tra separazione e divorzi, causando un vero boom di richieste. Dopo il rallentamento durante la pandemia per la chiusura di uffici e tribunali, il numero di separazioni (-8,4%) e di divorzi (-3,3%) rimane in calo, anche per motivi economici. Spesso, infatti, si sceglie di restare sposati per non rinunciare alla pensione del coniuge o di rimanere sotto lo stesso tetto per dividere i costi di abitazioni e bollette.
Ci si sposa sempre più tardi
Cambiano i modelli culturali, aumenta il tempo dedicato agli studi, ma crescono anche le difficoltà nell’ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà del lavoro stesso. Tutto ciò da tempo rallenta l’uscita dei giovani dalla famiglia di origine, incidendo sull’età delle prime nozze. La quota di giovani che resta nella famiglia di origine fino alla soglia dei 35 anni è infatti oggi pari al 61,2%. Sul posticipo del primo matrimonio, inoltre, incidono anche la diffusione delle convivenze prematrimoniali e la crisi economica. La tendenza al rinvio porta l’età media alle prime nozze a 34,7 anni per gli uomini e a 32,7 anni per le donne.
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