Masako Wakamiya oggi ha 84 anni e il suo primo Pc lo ha avuto quando ne aveva “appena” 58. All’epoca, come lei stessa ricorda, di computer ce ne erano pochi nelle case, ma a lei sembrava qualcosa di interessante. Qualcosa che l’ha persino aiutata a passare il tempo, mentre seguiva costantemente la madre anziana, bisognosa di cure.
Probabilmente avrebbe sorriso se qualcuno le avesse detto che stava per intraprendere un percorso inaspettato: diventare la più anziana sviluppatrice di App del mondo, nonché motivo di ispirazione per un personaggio del calibro di Tim Cook, oggi Ceo di Apple.
Eh, sì, perché a 81 anni suonati, Masako ha un’idea. Si accorge che non ci sono App che gli anziani trovano divertenti e le viene in mente di crearne una: un gioco basato sull’Hinamatsuri, ovvero la “festa delle bambole”, una ricorrenza giapponese che cade ogni 3 marzo. Inizialmente l’intenzione della signora Wakamiya è di metterci solo l’idea e chiedere ad una società di sviluppo di realizzare l’App. Ma il presidente della società – che tra l’altro ha conosciuto facendo volontariato in un’area colpita da terremoto nel 2011 – le suggerisce di farlo da sé e la istruisce tramite Skype.
Così, poco prima dell’Hinamatsuri del 2017, il gioco per smartphone, in seguito chiamato Hinadan, viene portato a termine. Ma la “fatica” di questa appassionata di tecnologia non passa inosservata. In breve viene contattata dall’Asahi Shimbun, uno dei più prestigiosi quotidiani giapponesi che pubblica la storia della sua App. Persino la Cnn la contatta: vogliono intervistarla.
La notizia arriva all’orecchio della filiale giapponese di Apple che si mette in contatto con lei. Dopo circa un mese le viene proposto di partire per gli Stati Uniti. C’è qualcuno che vorrebbe conoscerla: è Tim Cook. Il “gran capo” di Apple l’accoglie a San Jose, in California, il giorno prima dell’annuale Conferenza Mondiale degli Sviluppatori.
Masako, con molta serenità, gli spiega che con la sua App voleva sopperire alla difficoltà degli anziani di scorrere le dita sullo schermo del telefono. Per giocare con la sua App possono semplicemente “toccare”. Al grande meeting del giorno dopo Cook, colpito dalle sue capacità, la presenta come la “sviluppatrice” di App più anziana al mondo.
Oggi, a 84 anni, si definisce una “evangelista” della tecnologia e incoraggia gli altri senior ad usarla per arricchire le loro vite. Perché arrivare a cento anni di età vuol dire ricominciare a imparare. Il suo stesso rapporto con la tecnologia è totale: nella propria abitazione, ad esempio, dispone di un assistente vocale basato su intelligenza artificiale. Perché, come lei stessa sostiene, «penso che sia utile agli anziani. Una volta completata la configurazione iniziale, si può usare anche se costretti a letto».
Negli ultimi tempi si è rivolta al campo della finanza. Pensa che sarebbe l’ideale comprendere come funziona. Ne è talmente convinta che lo scorso giugno ha tenuto a Tokyo un discorso in un meeting su invecchiamento e inclusione finanziaria, sostenendo che educare i senior alla finanza può aiutarli a ridurre lo sviluppo di demenza.
Ha fiducia Masako Wakamiya. Nelle persone e nella tecnologia, ma soprattutto non vuole smettere di imparare e qualche tempo fa ha detto: «Ho compiuto 84 anni e mi sento più intelligente di prima». Impossibile darle torto.
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