Mariuccia Fantini. Lavora come consulente del lavoro ed è amante della poesia, della letteratura e della psicologia. Partecipa al Concorso 50&Più per la terza volta. Vive a Sant’Angelo di Piove (Pd).
Selena aveva un’idea fissa: alla sua casa mancava la sala da pranzo. Per ottenere tale spazio doveva far abbattere il muro che divideva il salotto dalla stanza attigua dove c’era lo studio. Quest’ultimo l’avrebbe collocato nella stanza a sud. Era un’impresa non da poco. Attilio il marito non ne voleva sapere. “S’era abbattuto anche il muro di Berlino!”, diceva tra sé e sé, “Possibile che io non ci riesca”. Quel muro rispecchiava la sua stessa chiusura. All’interno di sé stessa due parti non comunicavano. Vuoto e pieno. Le cresce rabbia per l’incomunicabilità, per l’incapacità di andare oltre il limite in lei e con Attilio.
-Non mi stai mai ad ascoltare! Le urla ad Attilio.
-Dovrei?
-Certo.
-Chi lo dice
-La tua sensibilità.
-Non mi interessa.
-Tu decidi e io devo assecondarti.
-Si.
-Sei fastidioso.
-Chiudiamo il discorso.
-Non ti garba mai quando parlo di cambiare qualcosa in casa se non hai scelto tu.
-Che noia che sei. Molta noia.
Selena si zittisce come sempre. Sta male. Lo stomaco si ribella, la testa le scoppia. Vorrebbe fuggire. Non vuole sentire. Sentire di essere stanca, sentire lo stomaco reclamare. Mangiare così le passerebbe. Ti ricordi un bel momento?
Una luce l’avvolge. All’improvviso sente l’aria di un altro periodo, di un altro anno della sua vita.
Era in seconda elementare la supplente si chiamava Valvassori, il nome non se lo ricordava. La prendeva per mano e la teneva vicino a lei. Era magra e pallida. Ricorda di lei il profumo: un campo di lavanda che impregnava l’aria e dalle mille sfumature. Un incantesimo trasformava l’odore amaro della sua solitudine in raggi del sole. Le voleva bene.
Il ritorno al presente la porta a dover affrontare con decisione la scelta e sfondare il muro. Ogni crescita avviene con un trauma. “Il seme per germogliare deve spaccare la gemma. Saprò abbattere il muro?”, si chiede Selena.
È un seme interrato troppo in profondità e richiede uno sforzo considerevole per emergere dal suolo.
La musica dei ricordi mantiene un filo sottile, sente il potere della musica non solo sull’anima ma anche sul corpo. All’improvviso il giorno, in cui un’eruzione esplosiva provocata da malumore accumulato sotto grande pressione sale, attraversa il mantello di roccia.
Ricorda: c’era un appartamento da sistemare per affittarlo, gli operai aspettavano gli ordini per ultimarlo.
-Sali in auto -, le ordina Attilio.
Il traffico impediva loro la regolare corsa per cui il nervosismo era alle stelle. A completare la situazione trovano parcheggi completi. Attilio decide di lasciare l’auto in sosta vietata. Camminano velocemente. Arrivano all’appartamento ben illuminato e l’operaio chiede se inserire il lucernaio al bagno cieco.
-Non mi piace un bagno col vetro sopra e con la porta che si apre verso l’interno, molto meglio ad incasso -, commenta Selena.
Attilio non è per niente d’accordo.
Ad un certo punto Selena esplode con un tono a lei stessa sconosciuto: -Mi porti con te solo perché approvi le tue decisioni, non sono per niente d’accordo.
Scende un silenzio, gli operai si guardano. Esce dall’appartamento, molto sulle tue e a voce alta gli dice: – La prossima volta non pretendere che venga con te soprattutto se la mia opinione non vale un fico secco.
Attilio non replica.
Ordina agli operai di incassare la porta al muro di non installare il vetro.
Si rende conto che ci vuole coraggio e non la paura della paura. Ci vuole coraggio per essere se stessa.
Ora deve affilare gli artigli per avere la sala da pranzo. Gli operai muratori sono arrivati per colpire il muro e farlo sparire.
Attilio dimostra in pieno il suo dissenso brontolando.
Ci vuole coraggio perché Selena metta davanti il suo desiderio.
Parte il primo colpo, il secondo e poi il terzo. Ora non si può più tornare indietro.
Si sente ansiosa, ma viva.
È caduto il muro di Berlino!!
Ora Selena fa scorrere tra lei e Attilio il senso pieno di una osmosi empatica, segnali verbali che partono da vicende più diverse per trovarsi alla sommità di un arcobaleno di affetto e amore.
Ed è anche l’occasione per una serie fitta di riflessioni sulle questioni dell’amore declinato nelle sue modulazioni più nobili, episodi della quotidianità fatti lievitare verso la rarefazione di concet-ti dove la metafora si fa realtà dell’anima: vivere una rosa immettendosi nella sua sostanza di armonia e profumo.