Mariella Risi. Laureata in lettere, svolge un’attività commerciale. Scrive racconti, poesie e critiche letterarie. Ha pubblicato due libri “La Liguria com’era” e “Raccolte di pensieri”. Al Concorso 50&Più nel 2015 ha ricevuto la menzione speciale per la poesia. Vive a Santa Margherita Ligure (Ge).
“Fatti coraggio bel soldatino, perché alla guerra tu devi andar…”, così una canzone del tempo della guerra 1915-1918, forse questo il senso delle parole che la madre sussurrava al suo secondo figlio richiamato. Il primo era già partito, ma per lui, forte e deciso di carattere, non aveva la stessa ansia come per questo timido e introverso che non si era mai allontanato dalla cascina dell’Oltrepò, dove vivevano.
Le cinque sorelle facevano un corteo muto, mentre il padre e Poldo, un vecchio servitore, osservavano, sulla porta della stalla, la scena. Poi il ragazzo si staccò dalla madre per imboccare il viottolo diretto alla carrozzabile e raggiunse il distretto militare in città.
La madre rientrò in casa forse per nascondere le lacrime. La figlia Lisa andò al pozzo ad attingere l’acqua per le necessità quotidiane. Nestina e Maria ad accudire gli animali del pollaio, Gnese e Pierina a cogliere dai gelsi le foglie, l’alimento dei bachi da seta, che la madre coltivava. I proventi dei bozzoli sarebbero poi serviti per acquistare tela, fili da ricamo per il corredo delle figlie.
Corredo che esse preparavano sotto la guida della sorella maggiore che insegnava taglio cucito e ricamo anche alle ragazze dei dintorni. Infatti, quando Lisa tornava dai campi rivestiva quel ruolo di maestra.
Il padre e Poldo si occupavano della cantina e degli animali della stalla. Il padre dava consigli e suggerimenti pratici, le figlie ascoltavano ed eseguivano. Lavoravano molto e non mancavano del necessario.
Ciò che invece mancava erano le allegre brigate di giovani che a sera venivano a fare la serenata sotto le finestre delle loro amate.
In quei tre anni non vi fu quella gioiosa espressione di giovinezza e d’amore.
Anche se la guerra era lontana era palpabile, perché nei campi e nei paesi non si vedevano tanti uomini e ragazzi.
C’erano però le donne…
La madre alle sei mungeva la mucca e preparava le bottiglie che la figlia minore consegnava in paese recandosi poi a scuola.
Insomma, già dalle prime ore del mattino cominciava l’intensa attività degli abitanti di quella cascina.
Quando la guerra finì, le campane della Chiesa, a festa, diffusero la notizia: adesso c’era l’attesa dei mariti, dei figli, ma molti non tornarono.
I due fratelli annunciarono il loro arrivo chiamando a gran voce dal fondo del viottolo.
A delimitare la proprietà scorreva un torrente, il padre e Poldo vennero loro incontro affinché si lavassero, si rasassero per togliere sudore, pulci e pidocchi…
Poldo aveva acceso un fuoco e vi gettarono quanto indossavano, ma non l’esperienza crudele della guerra rimasta per sempre dentro di loro.
Risalendo poi verso casa videro l’ampia zona sotto la cascina con le vigne nuove, nel costone al di là del viottolo, il terreno pronto per piantarne altre.
Il futuro era lì, disteso davanti a loro, perché, chi era rimasto, con coraggio, tenacia e tanta operosità, lo aveva preparato.