“Rita Levi Montalcini ha vinto il premio Nobel per la medicina nel 1986”, dice Margarita. “Fino a 100 anni ha continuato a lavorare in laboratorio ogni giorno. Lei sosteneva che non le importassero le rughe sul volto perché ciò che contava era non avere rughe nel cervello.”
Pochi giorni fa sui maggiori social network Freeda, la pagina che si batte per i diritti delle donne e non solo, ha pubblicato una video-intervista a Margarita Salas, scomparsa a novembre dello scorso anno. Una donna forte ed indipendente che ha destato l’interesse di molti utenti di Facebook e Instagram, soprattutto nella fascia d’età più giovane.
L’amore per la biochimica
Margarita Salas, infatti, ha continuato a frequentare il laboratorio di biologia molecolare fino all’ultimo giorno dei suoi 80 anni. Nata nel 1938 a Cenero, in Spagna, da una famiglia in cui si respirava già aria di scienza, la Salas ha scelto di dedicare tutta la sua vita alla biochimica. “I miei genitori erano molto convinti del fatto che le loro figlie avrebbero studiato all’università”, racconta nell’intervista a Freeda. “Io ho deciso di fare chimica e mi sono sentita subito stimolata, soprattutto grazie alle lunghe ore che già a quell’epoca passavamo in laboratorio. Nell’estate del mio terzo anno accademico ho avuto la fortuna di conoscere Severo Ochoa, vincitore del premio Nobel per la medicina nel 1959. Fu un incontro che influenzò tutta la mia formazione e il mio futuro. Gli dissi che avrei voluto dedicarmi alla biochimica e lui mi suggerì di fare una tesi di dottorato a Madrid e poi andare con lui a New York per proseguire il post-dottorato.”
Le difficoltà delle donne ricercatrici
Così, nel 1964, insieme al marito Eladio Viñuela, decise di trasferirsi negli Stati Uniti iniziando il suo lavoro al Dipartimento Scientifico della Scuola di Medicina. “Non è stato facile essere una ricercatrice negli anni ’60 perché molti pensavano che le donne non avessero abbastanza capacità per fare ricerca”, dice nell’intervista. “Quando mi chiedevano cosa facessi per vivere, molti mi guardavano stupiti perché non conoscevano nessun’altra donna che facesse la ricercatrice”. Ma Margarita Salas ha sempre sostenuto di avere avuto una grande fortuna nell’incontrare un uomo lungimirante come suo marito. “Dentro al mio laboratorio non ci sono mai stati problemi, ma fuori, per tutti, io ero la moglie di Eladio. Lui, però, era una persona estremamente generosa e desiderava che io fossi indipendente tanto quanto lo volevo io. Per questo motivo abbandonò il suo lavoro per fare in modo che la gente non mi riconoscesse più solo come sua moglie, ma sapesse che ero una donna capace.”
Una carriera contro i pregiudizi
Dopo tre anni, Margarita e suo marito decisero di tornare per poter applicare le loro scoperte a nuovi progetti, ampliando le basi della biologia molecolare in Spagna. “La tappa in America è stata davvero importante nella mia vita. Siamo riusciti a capire molto della nostra materia e abbiamo riportato il nostro sapere “a casa” per insegnare anche ad altri”, dice nel video. “Da quel giorno sono passati 52 anni e mi sono sempre dedicata al lavoro con il virus batterico phi29”. E forse è proprio questo che ha incantato i giovani follower di Freeda: la passione di Margarita per il proprio lavoro. Una passione che è andata oltre le difficoltà ed è stata capace di abbattere, in un colpo solo, tutti i limiti posti alle donne e ai senior. D’altronde l’eredità lasciata da Margarita Salas è un invito a guardare oltre gli ostacoli e non solo scientifici. Lo ammette lei stessa: “La più grande soddisfazione nel formare le nuove generazioni di ricercatori è vedere come vanno avanti e come riescono a raggiungere i loro successi.”
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