Luigia Maran.
Contitolare di un’azienda artigiana, che quest’anno compie 40 anni, che ha costituito con il marito, volontaria della Croce Rossa, si occupa anche di un’associazione di genitori di scuole cattoliche. Oltre a scrivere le piace anche dipingere e fotografare. Partecipa al Concorso 50Più per la prima volta. Vive a Cittadella (Pd).
Lei entrò! Passo sicuro, deciso e l’aria spavalda, come sempre. Dietro di lei le amiche di una vita e compagne di quella vacanza. Passava le ferie a Marina di Ravenna, era lì da qualche giorno e aveva ancora due settimane davanti a sé.
Salutò con la mano alcuni ragazzi con i quali era stata in spiaggia durante il giorno e si avviò verso la postazione del dj: Rocco, ingegnere durante il giorno ma ottimo dj la notte.
Lui le sorrise sotto i baffi, con le cuffie sul collo, lei si avvicinò e gli posò un bacio leggero sulla guancia e gli sorrise, si conoscevano da pochissimi giorni ma avevano simpatizzato subito, lui aveva iniziato a corteggiarla discretamente e metteva sulla consolle i brani che lei preferiva, ma lei non provava altro che amicizia nei suoi confronti, lui le strizzò l’occhio e le disse: “la prossima te la dedico!”.
Ludovica lasciò la postazione lanciandogli un bacio con la mano e cercò con gli occhi le amiche che si erano accomodate nei divanetti in altro. Le raggiunse, sedette con loro e si mise a chiacchierare e scherzare un po’, c’erano anche i ragazzi della spiaggia, erano di Bologna: simpaticissimi.
Dopo un po’ si alzò e si avviò verso il bar, aveva sete, si issò sullo sgabello sistemato accanto al bancone, accavallò le gambe e il leggerissimo vestito azzurro di seta salì lasciando scoperte le bellissime gambe, un po’ abbronzate.
Ordinò un’aranciata amara, ma una voce dietro a lei chiese: “Perché un’aranciata amara??”.
Lei che aveva sempre la battuta pronta rispose: “Amara: perché la vita è così dolce, mannaggia!!”.
Lui le si mise di fianco e disse al bartender: “Due whisky e coca, facciamo assaggiare anche a lei quello che prendo di solito io”. Le aveva già sgranato addosso due meravigliosi occhi celesti come fiordalisi, aveva uno sguardo da mascalzone, e Ludovica sorrise fra sé e sé, ma cosa voleva da lei quel tipo!
Allungò la mano e prese il bicchiere, lo portò lentamente alla bocca, mentre lui sollevò il suo come per un brindisi, era proprio un bel tipo, con i capelli biondi, tagliati a caschetto, drittissimi, sembravano morbida seta, come il suo abito.
“Sono Angelo… ma non sono un angelo”, le disse sorridendo.
“Ludovica…” ancora si chiedeva cosa volesse mai quel tipo, però ne era attratta, incuriosita.
Sorseggiarono il whisky e coca e posati i bicchieri sul banco scesero dagli sgabelli, lui le tese la mano e le chiese sorridendo: “usciamo un po’ sulla spiaggia?”. Lo seguì, e lo continuava a guardare: aveva un fisico mica male, indossava una polo che sottolineava un fisico atletico, jeans e sneakers ai piedi.
La mano di lui era forte, sicura, la presa stretta e col pollice le carezzava il dorso della mano, sedettero su due chaise longue di fronte al mare che posava onde brevi sulla riva, mentre all’orizzonte le luci delle lampare.
Parlarono fitto, si raccontarono una vita per due, i sogni, le delusioni, le sofferenze, le gioie i successi… lui pianse per una storia che lo stava distruggendo e le raccontò come ogni notte, rientrando a casa, quasi sempre dopo aver bevuto troppo, la madre lo aspettasse sveglia suonando il pianoforte, che anche lui suonava molto bene.
Lei si avvicinò, lo avvolse in un abbraccio tenero ed affettuoso, posò le labbra sulle sue e lo assaporò, il gusto del suo bacio si mescolò alle lacrime, lei sentì il desiderio di stringerlo ancora più forte, per incoraggiarlo, per fargli sentire quanto lui le fosse entrato nel cuore, prepotentemente.
Trascorsero abbracciati buona parte della notte, in riva al mare, con la musica che arrivava sommessa dalla discoteca , e dopo una fila di bicchieri vuoti e l’alba che colorava di rosa l’orizzonte decisero di andare, ma lui prima le chiese un foglietto e una penna.
Velocemente scrisse alcune righe sul foglietto, che Ludovica conserva ancora: “Amo il vento che sempre ti accarezza e lo odio, perché non posso fermarlo”.
La riaccompagnò in albergo e baciandola per l’ultima volta, quella notte, le sussurrò: “A domani, oggi è già domani”.