Simonetta Manasia. Laureata in Economia e Commercio, insegnante di Economia Aziendale dopo la pensione si è dedicata alla scrittura. Ha partecipato ad alcune edizioni del Concorso 50&Più e nel 2014 e nel 2022 ha ricevuto la Menzione speciale della giuria per la prosa. Vive a Livorno.
“Rispondi…! Ti prego, parlami non guardarmi così, per ché sei scomparso?”.
Mi trovo in questo luogo circondato da un pesante silenzio.
Osservo intorno a me: zolle di terreno color marrone intenso, fiori di mille colori freschi e appassiti, alcuni pezzi di terreno con erbacce incolte.
Persone che mestamente camminano, viali di cipressi, statue scolpite di angeli, marinai, madri, soldati, cappelle con il nome di una famiglia per distinguere, ancora una volta, le famiglie modeste da quelle meno agiate.
Rifletto e ripenso alle nostre giornate insieme, a volte felici, altre desolatamente tristi. Litigi furiosi e appassionate riconciliazioni.
“Volevo dirti tante cose, e sono molto rammaricata di aver rimandato senza pensare che non ci sarebbe stato altro tempo a nostra disposizione.
“Ti voglio bene” avrei dovuto e potuto ripetertelo tante volte, accarezzarti dolcemente lasciando che la mia mano scendesse delicatamente a sfiorare il tuo bel viso. Coccole, solo tante coccole, ma lo stress e l’amica di sempre o, oserei dire, la nemica chiamata fretta lo ha impedito ad entrambi”.
Guardo la tua foto, cerco il tuo conforto e il tuo sorriso un po’ enigmatico che, per pochi istanti, sembra consolarmi.
Il tuo silenzio è insopportabile, ma non posso cambiare il corso degli eventi. M’incammino verso quella casa vuota.
Mi dico che non ritornerò più o forse sì.
Deciderò in seguito se passare ancora altro tempo qui: il luogo “dell’abbandono.”
Mi allontano da te con passi piccoli e lenti, ma so che sarai vicinissimo e dentro il mio cuore per sempre.