Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, un anziano su sei subisce qualche forma di maltrattamento e il dato sale a 4 su 6 nelle strutture residenziali.
Spesso si tratta di abusi psicologici, finanziari, ma anche fisici. E non di rado le persone fragili e non autosufficienti si ritrovano a subire casi di negligenza nell’accudimento da parte di chi dovrebbe supportarli nelle attività quotidiane, che si tratti di un caregiver o di un operatore sanitario.
La definizione dell’OMS quando si parla di maltrattamenti sugli anziani include “ogni azione, singola o ripetuta, oppure l’assenza di un’azione adeguata, che causa sofferenza o danni, nell’ambito di una relazione connotata da un’aspettativa di fiducia nei confronti del caregiver”. Non è dunque l’intenzionalità a contraddistinguere il maltrattamento, ma il danno che ne deriva per la persona anziana.
Maltrattamenti sugli anziani: le forme riconosciute
Il maltrattamento fisico si riferisce a violenza fisica come strattonamenti, spinte, contenimenti non giustificati, mentre quello sessuale consiste in comportamenti che implicano un abuso, fisico o verbale, che riguardi la sessualità, in caso di violenze esplicite ma anche di riferimenti alla sessualità in atteggiamento irrisorio. Il maltrattamento economico è relativo a furti di oggetti e beni personali, mentre quello psicologico e emotivo è fatto di atteggiamenti svalutanti, mancanza di rispetto e infantilizzazione della persona.
Infine l’incuria si riferisce a comportamenti di mancata stimolazione fisica e sociale, mancanza o carenza di nutrizione, pulizia e cure, assenza di precauzioni per la sicurezza e a un trattamento medico e sanitario non adeguato. Nelle residenze sanitarie assistite sono stati anche registrati casi di contenzione chimica, ossia attraverso la somministrazione di sedativi per ridurre al minimo le richieste di assistenza. Non sempre però i segnali degli abusi sono chiari e, nei casi di patologie neurodegenerative, spesso la vittima non è in grado di chiedere aiuto né tantomeno di difendersi.
Attenzione ai segnali
“Si tratta soprattutto di soggetti con decadimento cognitivo, in prevalenza donne e il primo segnale è la trascuratezza dell’igiene e dell’aspetto”, ha spiegato Anna Castaldo, coordinatrice del Gruppo sulla prevenzione del maltrattamento dell’anziano della Società italiana di gerontologia e geriatria, intervistata dal Corriere della Sera. “Quando una persona ha indumenti sporchi, capelli non curati, un’igiene orale scadente. Un altro sintomo di incuria possono essere le labbra molto secche perché significa che l’anziano sta bevendo poco. Attenzione anche alle situazioni in cui la persona non indossa come fa abitualmente occhiali, protesi dentaria o apparecchio acustico, e se questi strumenti non sono a portata di mano.”
I cambiamenti psicologici
A livello psicologico la violenza ricevuta può manifestarsi con la perdita di interessi, la scarsa loquacità, la passività e la tristezza. In alcuni casi la persona manifesta il desiderio di andare via, se ospite di una struttura, e in questa situazione è sempre bene verificare cosa stia succedendo. Anche in ambiente domestico è bene monitorare la convivenza con un caregiver, perché lo stress fisico e mentale di un lavoro di cura prolungato può diventare un fattore di rischio per episodi di incuria o peggio di maltrattamenti.
Valorizzare la figura del caregiver
“La poca valorizzazione riconosciuta alla badante è un fattore di rischio, perché la persona, se trattata come una schiava, pagata male e non messa in regola, disprezzerà il suo ruolo e avrà meno rispetto verso l’assistito”, spiega Marco Trabucchi, psichiatra e presidente dell’Associazione italiana di Psicogeriatria. “La vita dell’anziano è una battaglia continua contro l’aggressività degli anni e la forza per resistere arriva dal rispetto che la persona ha per sé stessa e da quello che gli altri le danno. La conseguenza di abusi ripetuti è un rischio di morte prematura, perché la persona sprofonda nell’angoscia, nella solitudine e nella sfiducia del prossimo.”
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