Maddalena Frangioni. Nata in toscana vive a Milano dove ha svolto la professione di docente scuola media. Laureata in pedagogia e filosofia da oltre 15 anni si dedica alla scrittura. Ha pubblicato diversi racconti partecipando a Concorsi letterari riscuotendo premi e riconoscimenti tra cui: primo premio Concorso Pegasus, primo premio Idea Donna, 2a classificata premio Giovane Holden e molti altri. Inoltre, ha pubblicato libri di racconti e collabora con riviste letterarie. Partecipa al Concorso 50&Più per la prima volta.
La notizia di oggi del femminicidio sulla prima pagina del giornale come una doccia fredda riporta Laura alla realtà. La cronaca parla di due giovani ventenni e del loro amore nefasto arrivato fino alle estreme conseguenze. I particolari raccontano di un atto di estrema gelosia da parte del ragazzo verso la fidanzata. La padrona dell’albergo del piccolo pase toscano, dove Laura soggiorna da due giorni per turismo, ha quasi le lacrime agli occhi, conosceva la ragazza, anche il cameriere è scosso, ricorda bene la bella ragazza. C’è tensione in paese, nessuno parla, si odono solo sussurri e qualche imprecazione. Non è la prima volta che accadano simili eventi, da un po’ di tempo la cronaca non fa che registrare fatti drammatici ai danni di giovani donne. Laura è una donna adulta, molto adulta, ha combattuto tante battaglie in difesa dei diritti delle donne. Pensava che il mondo sarebbe cambiato e che la donna avrebbe potuto vivere sicura. Il femminicidio appena accaduto è sconvolgente e mette di nuovo in discussione la sicurezza non solo delle donne, ma di tutti. Laura più che impaurita è arrabbiata, l’omicidio della ragazza sembra aver vanificato in un attimo tutte le lotte sostenute. La cronaca ha catalogato il delitto come un delitto passionale volendo attribuire “all’amore” la responsabilità dell’atto criminale. Per Laura è un giudizio mistificante, volto a giustificare la mano omicida del ragazzo contro la giovane fidanzata. Ha storto il naso e ha provato molto disagio. Sola, in albergo, in un paese che non conosce, non sa cosa fare. E’ in tale stato di incertezza quando sente arrivare alle sue orecchie grida di donne che passano sotto la sua finestra. Si affaccia lo spettacolo è suggestivo. Diverse donne, giovani e meno giovani, tengono alto sulle teste uno striscione dalle parole inequivocabili “Donne libere di amare”. Marciano compatte verso la piazza del Comune. Laura è scossa e commossa nel vedere tanta solidarietà e tanta compostezza nell’avanzare. D’impulso vorrebbe scendere, condivide le parole che si muovono nel vento. Si sente vicina a quelle donne, ma si trattiene dall’andare, non è del paese. Riconosce che è il loro dolore, il dolore delle madri, delle sorelle, delle amiche che conoscevano la ragazza uccisa. Prova molta amarezza, credeva che i diritti delle donne fossero cosa assodata. Il corteo la fa tornare con la mente al passato, agli anni quando, giovane, lottava per la parità uomo-donna. Ricorda gli slogan forti e provocatori di allora: “L’utero è mio e lo gestisco io, amore libero senza condizioni”, dietro i quali donne di diversa età e condizione sfilavano per il diritto della donna alla libertà e all’ autonomia. Il dibattito sulla questione femminile che si dibatte nel Paese, tra chi sostiene il ritorno della donna dietro i fornelli a salvaguardia dell’unità familiare e chi rivendica per la donna gli stessi diritti dell’uomo come il diritto allo studio e al lavoro anche fuori casa, non è mai finito. Anzi e è diventato più ostico e difficile nel prendere in considerazione l’aspetto dell’uguaglianza tra i sessi. Colpa del pregiudizio che, nel considerare la donna inferiore all’uomo, non permette di ripensare a un nuovo ruolo femminile e maschile in una società più giusta. Laura ha ben presente la sua battaglia di donna, in una società in cui, ai suoi tempi, a una ragazza si riconosceva il diritto-dovere di maritarsi, ma non il diritto di amare la persona scelta e non quella imposta. E’ passata attraverso diverse esperienze non sempre felici. Sposata, divorziata, infine single, non ha mai rinunciato a cercare una nuova via per una vita felice. Il fatto criminale accaduto in paese l’ha catapultata indietro nel tempo. Pensare alla povera ragazza stroncata dalla gelosia ossessiva del ragazzo la far star male. E’ profondamente amareggiata e, se non fosse per il corteo delle donne che, a testa alta, il passo deciso, il volto illuminato da una forza interiore straordinaria, stanno attraversando le vie del paese si sentirebbe a pezzi e penserebbe che, forse, le lotte del passato non siano servite a niente. E’ grazie alle note della bella canzone di Fiorella Mannoia: “Quello che le donne non dicono” che arrivano alle sue orecchie e risuonano e si spandono nell’aria a placare la sua ansia. Dalla finestra osserva e ammira quelle donne che cantano e si stringono intorno al loro striscione come a far capire che ci sono, che sono pronte a aiutarsi e a non lasciare sola nessuna. Laura è quasi commossa e decide di raggiungerle. Non importa se non conosce la ragazza morta, se non conosce le donne del corteo, se non è del paese, sente sia giusto partecipare. Sa che non basterà a superare il dolore del femminicidio, ma vuole far sentire la sua vicinanza alle donne che portano lo striscione come un vessillo e pretendono rispetto dagli uomini che, affacciati sulla porta di casa, le guardano rimanendo in silenzio, perché non sano cosa dire. Non capiscono le loro donne, che, colpite dall’odioso delitto, sfilano per il paese e rivendicano per la giovane uccisa e per loro stesse il diritto alla libertà di amare. Sono convinti che, dopo un po’ di tempo, nessuno si ricorderà del femminicidio e tutto tornerà come prima. Si sbagliano. Laura vorrebbe dir loro che queste donne di paese con il loro striscione “Donne libere di amare” hanno avuto un’intuizione straordinaria nel considerare la donna nella sua totalità di persona, di mente e di corpo. Nel rivendicare il diritto all’amore di ciascuna hanno capito che la vera emancipazione della donna deve includere oltre lo studio e il lavoro anche i sentimenti. Non avrebbe mai pensato di ricevere, da donne tanto semplici, una lezione di civiltà. Per ringraziarle, le raggiunge e si unisce al loro corteo. Il suo animo nel cantare e marciare con loro è più leggero. L’amarezza della giornata si stempera al pensiero che le donne, un giorno, riusciranno a cambiare le cose, come oggi hanno fatto queste donne di paese.