Di recente la Commissione europea ha adottato il primo Rapporto sull’impatto del cambiamento demografico in Europa. È un primo passo verso una serie di azioni future anche per i piani di ripresa dalla crisi causata dal Covid-19.
Una doppia sfida per affrontare il cambiamento demografico
Il Report, in realtà, introduce alla preparazione di un “Libro verde sull’invecchiamento” e di una “Visione di lungo periodo per le aree rurali”. Ma in generale dalla relazione emerge la necessità di considerare le tendenze demografiche come «elemento trasversale di tutte le politiche Ue».
La vicepresidente Dubravka Šuica, responsabile per la democrazia e la demografia, ha dichiarato: «La crisi ha messo in luce molte vulnerabilità, alcune delle quali sono legate al profondo cambiamento demografico che già colpisce le nostre società e comunità in tutta Europa. Questa doppia sfida deve aiutare a modellare il modo in cui pensiamo di assistenza sanitaria, welfare, budget pubblici e vita pubblica nei prossimi decenni. Deve aiutarci ad affrontare questioni come l’accesso ai servizi, l’assistenza alla comunità e persino la solitudine. Questo riguarda in definitiva il modo in cui viviamo insieme. Affrontare il cambiamento demografico è la chiave per costruire una società più giusta e più resiliente».
Il Rapporto è uscito insieme a un nuovo sito realizzato proprio per analizzare in modo più approfondito le ricadute della crisi Covid-19 da un punto di vista demografico. Nel frattempo la Commissione europea ha anche annunciato l’avvio di un dialogo con tutte le parti interessate per discutere le problematiche relative alle tendenze demografiche in atto.
Come cambia la demografia
Nel 2018, la speranza di vita alla nascita è salita a 78,2 anni per gli uomini e a 83,7 anni per le donne. «La pandemia – scrive la Commissione – ha messo in luce le vulnerabilità di una popolazione che invecchia, ma si ritiene che non abbia probabilmente cambiato questa tendenza generale positiva sull’aspettativa di vita». L’aspettativa di vita, infatti dovrebbe continuare a salire: nel 2070 salirebbe fino a 86 anni per gli uomini e a 90 anni per le donne». In Italia, secondo gli ultimi dati Istat, purtroppo la speranza di vita dopo i 65 anni di età ha subito una profonda contrazione nelle province più colpite dal virus.
La nuova composizione della famiglia
Nel 2018, il numero medio di figli per donna era di 1,55 e l’età media al momento del parto era di 31,3 anni. Si tratta di un valore inferiore a 2,1, considerato il livello necessario per mantenere costanti le dimensioni della popolazione in assenza di migrazione.
Entro il 2070 il 30,3% della popolazione dovrebbe avere almeno 65 anni (rispetto al 20,3% nel 2019) e il 13,2% almeno 80 anni (rispetto al 5,8% nel 2019). In tutta l’Ue la composizione delle famiglie sta cambiando: accanto alle famiglie composte da due genitori con figli troviamo quelle con persone che vivono da sole o da coppie senza figli. Il trend in atto del declino demografico farà sì che nel 2070 la popolazione europea sarà meno del 4% su quella mondiale.
Le ricadute sulla forza lavoro
L’impatto dell’invecchiamento demografico sul mercato del lavoro è sempre più pronunciato. Basti pensare che la popolazione in età lavorativa è in diminuzione già da un decennio e dovrebbe ulteriormente ridursi del 18% entro il 2070. Le prime previsioni fatte dall’inizio dell’epidemia stimano una significativa contrazione del lavoro. La lotta alla disoccupazione, in particolare dei giovani, insieme a un maggior coinvolgimento dei lavoratori più anziani, è la strada indicata.
Nel 2019, il tasso dei lavoratori più anziani (55-64 anni) si è attestato al 59,1% per l’UE a 27, in aumento rispetto al 44,1% nel 2009. La tendenza è quindi una maggiore presenza delle persone mature nel mercato del lavoro. «Ma sono necessari ulteriori progressi con politiche che consentano di lavorare più a lungo, in salute, formazione e aggiornamento continuo delle competenze. Il settore del lavoro sarà centrale nel prossimo Libro verde sull’invecchiamento». Sarà fondamentale affrontare il problema della diminuzione della forza lavoro: nel 2019 vi erano in media 2,9 persone in età lavorativa per ogni persona di età superiore a 65 anni. Nel 2070 si prevede che tale rapporto scenda a 1,7. E questo, senza azioni mirate, avrà notevoli ripercussioni sui bilanci pubblici.
La sanità e l’assistenza: di facile accesso e buona qualità
I sistemi sanitari e di assistenza sono stati messi a dura prova dalla pandemia. La popolazione anziana è stata la più colpita. «La situazione che si è creata – è scritto nel Rapporto – richiede una visione a lungo termine. La sfida principale consiste nel soddisfare una crescente domanda di servizi sanitari e di assistenza a lungo termine di facile accesso, di buona qualità e a prezzi accessibili, come sancito nel pilastro europeo dei diritti sociali».
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