La signora Luisa ha sempre cucito nei suoi 89 anni di vita. Ha sempre sognato di fare la sarta, fin da ragazzina, quando c’era la Seconda Guerra Mondiale. E ricorda: «Il nemico, in quel caso, era visibile. Avevo paura, ma c’erano relazioni umane vive e vitali. E proprio da sfollata ho imparato il mestiere della mia vita». Rispetto alla guerra il virus è un nemico diverso. «Invece di unire, divide, separa, ci tiene lontani. Non ho paura della morte, è un evento naturale. Ma di morire da sola, questo sì, mi spaventa».
Dall’ottobre 2019 vive in una residenza per anziani vicino Bologna. Nei primi tempi di lontananza dalla famiglia Luisa ha sofferto molto. Il figlio ha avuto così l’intuizione di farle avere la sua macchina da cucire e lei si è ripresa.
È stata una imprenditrice in gioventù, con ben 35 dipendenti che lavoravano per le grandi firme della moda. Alla fine anche la pandemia non l’ha fermata: visto che mancavano le mascherine, la signora Luisa ha iniziato a cucirne, approfittando dei metri di stoffa donatale da una sua vecchia fornitrice. E ne sta producendo a pieno ritmo, con un cartamodello fatto da lei, con taglie diverse anche per bambini. Le pubblicizza sul suo profilo Facebook e a breve anche su Instagram. Tra i suoi clienti un’intera parrocchia milanese.
«Ho molte richieste – conclude la signora Luisa – rifornisco un’intera parrocchia bolognese, ad esempio. Non stacco mai le mani dalla macchina da cucire e sono felice. Mi sento utile alla società anche dalla casa di riposo». Oggi, grazie alla sua reazione alla pandemia, sta vivendo una seconda giovinezza.
SINTESI DI: Luisa, la sarta “rinata” con la macchina da cucire, Chiara Pazzaglia, Avvenire, 23-12-2020
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