Luigina Maran. Contitolare di un’azienda artigiana, costituita 40 anni fa, volontaria della Croce Rossa, si occupa anche di un’associazione di genitori di scuole cattoliche. Oltre a scrivere le piace anche dipingere, fotografare e viaggiare. Partecipa al Concorso 50Più da alcuni anni; nel 2022 ha vinto la Farfalla d’oro per la poesia. Vive a Cittadella (Pd).
Si erano conosciuti virtualmente, in un social, che modo strano, come sono in genere gli incontri di quel tipo. Un approccio divertente, lui aveva lo stesso nome di un amico di lei, Mauro, e questo aveva creato un equivoco in una serata qualunque, un po’ annoiata, tanto per fare due chiacchiere e passare un po’ di tempo.
Lui aveva un modo molto simpatico di parlare, di porsi, e un entusiasmo che strideva col carattere un po’ introverso di lei.
Ma la conversazione diventò un po’ alla volta divertente, simpatica, intrigante, Mauro era davvero istrionico, molto colto, con uno spiccato senso dell’ironia, Lilly si scoprì a ridere sonoramente alle battute esilaranti di lui, e quando le chiese il numero di cellulare ne fu felice, ma gli rispose che non dava mai il proprio numero ad uno sconosciuto, a questo punto lui, per non perdere il contatto le diede il proprio aggiungendo: “Mi raccomando, fanne buon uso”.
Lilly quella sera si addormentò sorridendo, Mauro era davvero simpatico, avrebbe conservato il suo numero.
Dopo qualche sera si connesse di nuovo al termine di una giornata di lavoro impegnativo, lui era connesso e la salutò dicendole: “Sono qua ad aspettarti, dov’eri finita?”. Ripresero la loro fitta conversazione, lei rideva, si divertiva, lui le raccontava i suoi viaggi, aneddoti simpatici, ma.. porca miseria, perché era così coinvolgente parlare con lui.
Passarono alcuni giorni nei quali lei era impegnatissima col lavoro e non aveva trovato il tempo per scambiare due chiacchiere con quel nuovo amico. Quando si riconnesse la conversazione piacevole come sempre spaziò su molti argomenti e poi decisero di scambiarsi le loro foto, lei sorrise, non era certo un adone quel Mauro, ma era affascinante, le piaceva molto il carattere, il vissuto.
Lui le disse: “Sei molto carina, ma anche se fossi stata una cozza avrei voluto in ogni caso conoscerti, mi piace il tuo carattere, il tuo modo di pensare. In cima a tutto adoro la tua testa” e aggiungeva “E poi il tuo sorriso e i tuoi occhi sono deliziosi”.
Lei sorrideva, non aveva mai avuto un’alta opinione del suo aspetto fisico, ma era consapevole di avere una forte personalità, e una sensibilità particolare.
Le loro conversazioni continuarono, ed entrambi apprezzavano la condivisione di pensieri, opinioni, ragionamenti, Mauro insisteva per incontrarla, lei tergiversava, non era sicura, altro è un’amicizia a distanza seppur coinvolgente, altro è incontrarsi nel reale, l’amicizia prende un’altra connotazione.
Dopo lunghe insistenze sorprendendo se stessa e anche Mauro disse di si, aveva desiderio di conoscerlo.
L’appuntamento era in piazza, vicino alla fontana, Lilly lo chiamò al telefono e gli chiese di venirle incontro sotto i portici, stava arrivando. Lo vide da lontano mentre si avvicinava, c’erano parecchie persone in centro, ma lei lo riconobbe subito, era più alto di quello che pensava, e aveva un bel incedere, sicuro, con le mani in tasca, sorriso sornione sulle labbra.
Si trovarono vicini, uno di fronte all’altra, si guardarono sorridendo, si diedero la mano e lui le posò un bacio leggero sulla guancia: sentì quel tocco tenero, dolce sulla pelle e il cuore fece un tuffo, che emozione..
Entrarono in un bar, Lilly era molto prudente, scelsero un tavolo vicino alla finestra, parlarono a lungo, occhi negli occhi, a rubare emozioni, a sentirsi uno dentro nell’altra, ad assaporare un desiderio inespresso, ma vero, forte, prepotente.
Lilly posò la mano sul ginocchio di Mauro, lo accarezzò, lui sorrise e disse: “Hai fatto bene ad incontrarmi qua, in un luogo pubblico, dove non posso andare oltre, se fossimo lontani da qui ti starei già addosso, sapevo che io e te non avremmo mai potuto essere solo amici, ti desidero e vivrò di questo desiderio fino a quando non potrò esaudirlo, passassero 100 anni, sei una meraviglia.”
Uscirono, lui l’accompagnò per un tratto, poi si salutarono, Lilly era piacevolmente sconvolta dall’emozione, Mauro non vedeva l’ora di incontrarla di nuovo.
Le diede un bacio sulla guancia, lei sentì esattamente il disegno delle sue labbra sulla guancia e un brivido le percorse la schiena. Si lasciarono, lei tornò a casa senza voltarsi indietro, una canzone solo per loro quella notte, lui gliela aveva dedicata: “Whish you were here”.