Lorenzo Oggero. Docente e consulente di management nell’area delle risorse umane per pa-ziente di medie e grandi dimensioni. Nel tempo libero si dedica alla lettura ed ha pubblicato i romanzi “Amori imprevisti” e “Amore, andata e ritorno”, una raccolta di racconti “Non c’è due senza uno” e due saggi: “In viaggio con l’Armonauta” e “Seduco dunque sono saggio”. Partecipa al Concorso 50&Più per la seconda volta; nel 2022 ha vinto la Farfalla d’oro per la prosa. Vive a Pisa.
Padre, se anche tu non fossi il mio Padre, se anche fossi a me un estraneo, per te stesso, egualmente t’amerei.
Padre, Camillo Sbarbaro
Sono seduti all’esterno del bar Blues Canal sul Naviglio Grande. Felice vuol tornare sempre lì, gli ricorda i tempi dell’università. Settantacinque anni, fisico asciutto, sguardo attento, sta vivendo con piacere una delle rare occasioni di stare con sua figlia Francesca che vive a Firenze e che da quando è mancata sua madre Ortensia compare a Milano sempre più rara-mente.
– Invecchiando, assomigli sempre più a tua madre, per fortuna.
– Grazie, ma gli occhi restano i tuoi.
Come altre volte, giocano a indovinare le canzoni, oggi ascoltano un’orchestrina che suona su un barcone ormeggiato di fronte al bar. Risuonano le note della vecchia canzone Nel blu dipinto di blu.
– Questa la conosco, – dice Francesca – Volare. Ti piace? anche se è una musica popolare… – , aggiunge per prenderlo in giro.
– La musica popolare… si è riempita dei sogni e delle lacrime degli uomini, ha toccato migliaia di anime, per questo dev’essere rispettabile. Io amo tutta la musica, capito?
– Scusa, scusa, pensavo amassi solo quella nobile…Oh, senti questa, la conosco! – esclama Francesca – È Over the Raimbow, la cantava quel giovane hawaiano bravissimo che si accompagnava con una chitarrina minuscola, che sembra ancora più piccola vicino al suo corpo enorme.
– Sei preparata. La chitarrina si chiama ukulele.
– Pi, ti ricordi l’arcobaleno?
Lui la guarda con aria interrogativa.
– Te lo racconto io. Vediamo se lo ricordo bene.
– Ok, Stella.
Ogni volta che sua figlia lo chiama Pi, lui sorride contento, è così che lei lo chiamava da bambina e lui, è il suo modo di ricambiare, la chiama Stella. Ormai Stella fa concorrenza a Francesca.
Siamo in auto, io ho dieci, undici anni. In quel periodo ci piaceva molto andare in auto, facevamo lunghi giri senza meta, e siccome mi piaceva vederli partire e arrivare gli aeroplani, anche quella volta siamo andati nelle pianure intorno a Milano, oltre Linate. Compare d’improvviso un arcobaleno gigantesco, sembra voglia toccare la volta del cielo. – Papà, guarda che bello! Dove comincia l’arcobaleno?-.
Tu eri in quell’età in cui i figli credono ancora che i genitori siano in grado di dare risposte esaurienti alle loro domande.
– Papà, aspetta – gli dice – lasciami proseguire. Cambia ogni volta, mi hai risposto, si forma quando nell’atmosfera ci sono goccioline d’acqua che riflettono i raggi del sole. Sì, ma questo di fronte a noi, dove comincia? -. – Non lo so, possiamo cercare dove comincia, cosa ne dici? -. – Sì, sì, andiamo, andiamo a scoprirlo -, ti ho risposto con entusiasmo. Comincia il nostro viaggio impegnativo, lo prendiamo sul serio. A ogni curva l’arcobaleno si sposta, come volesse scherzare e renderci più difficile il ritrovamento. Scompare poi riappare più in là. Aveva preso gusto a giocare a nascondino con noi. Un inseguimento emozionante. Io ti guido, o così mi sembra.- Adesso devi andare a destra! Attento, ora è proprio dritto davanti a noi! -. Intanto tu mi racconti una leggenda irlandese, secondo la quale alla fine dell’arcobaleno c’è una pentola d’oro.
– Davvero? Allora dobbiamo trovarla -, e tu hai aggiunto che a guardia della pentola c’è uno gnomo che impedisce alle persone cattive di prendere l’oro. Ma noi possiamo prenderlo, noi non siamo cattivi. Noi siamo buoni, certo. Proseguiamo ancora la ricerca per una decina di minuti, poi l’arcobaleno comincia a dissolversi pian piano e così siamo costretti ad abbandonare. Ogni volta che vedo un arcobaleno, mi torna in mente la ricerca della pentola d’oro.
Felice la guarda compiaciuto: – Stella, che ricordo meraviglioso. Tu eri curiosa e intelligente già da piccola. Sai, quando nell’arcobaleno prevale il rosso si prevede un’annata buona per il vino; se prevale il giallo, l’annata sarà favorevole per il frumento; se invece prevale il verde, allora sarà propizia per l’olio.
– Che fortuna avere un padre così sapiente!
Felice sorride: -Ah, la mia Stella, che si burla del suo vecchio genitore!
Francesca ricorda ancora, quando l’arcobaleno era sparito e lei era rimasta delusa, quello che suo padre le aveva detto:
– Durante il mio viaggio in India ho letto sopra una parete del monastero di Lamayuru una massima che mi è rimasta impressa: In the life, the most impor-tant is a journey, not a goal. Nella vita ciò che conta non è tanto l’obiettivo, ma come hai compiuto il viaggio.
– Anche se non abbiamo trovato la pentola d’oro, la nostra ricerca è stata emozionante, eh, Pi?.