“L’ho conosciuto nel 2015 e visto che ancora ci convivo, brindo. Da allora nei miei timpani ne porto i sibili, ogni giorno come fossi di ritorno da uno show degli AC/DC”, è così che canta il cantautore Caparezza (46 anni) nella sua canzone Larsen in cui racconta in maniera autobiografica la convivenza con l’acufene, una patologia dell’apparato uditivo.
Il cantante pugliese, infatti, ha cominciato a soffrire del disturbo cinque anni fa quando, trovandosi ad affrontare le complicanze dell’acufene, ha dovuto sospendere per un po’ il proprio percorso artistico. Il testo della canzone di Caparezza non è solo un racconto della propria esperienza, ma un vero e proprio elenco di tutte le maggiori difficoltà che affrontano le persone a seguito dell’insorgenza del disturbo.
Problemi del sonno, difficoltà a percepire i suoni esterni, pensiero fisso sui fischi o sui sibili, infatti, possono compromettere il normale svolgimento di tutte le attività quotidiane. Non è raro che con questo disturbo insorgano anche problematiche psicologiche come il calo dell’autostima, disturbi depressivi, difficile gestione della rabbia e difficoltà di concentrazione.
A soffrirne di questa patologia è quasi il 10% della popolazione mondiale, ma in Italia sono più di 3 milioni le persone colpite da acufene, di cui 600mila con una forma invalidante. La popolazione maggiormente interessata è quella tra i 45 e i 75 anni e l’insorgenza della malattia è tutt’altro che prevedibile: improvvisamente, infatti, ci si trova a convivere con una sensazione sonora che viene percepita dall’interno in qualsiasi momento della giornata, anche quando il mondo attorno a noi è “silenzioso”. Le manifestazioni di acufene possono variare molto, andando dal ronzio al fischio, dal fruscio al sibilo, fino ad un insieme di suoni complessi. Il rumore percepito può essere continuo o intermittente con variazioni di volume e frequenza.
Le cause della patologia non sono ancora del tutto chiare, ma spesso coincidono con la presenza di infiammazioni del canale uditivo o l’esposizione prolungata a fonti rumorose. Inoltre, sembra che ci sia una correlazione tra l’insorgenza del disturbo e problemi legati alla pressione arteriosa, al diabete, a vertigini e a disturbi cervicali o dell’articolazione della mandibola. Non è raro, ad esempio, che chi soffre di bruxismo e digrigna i denti nel sonno sviluppi questo disturbo.
Sono tanti anche coloro che convivono con l’acufene, ma lo trascurano senza mai essersi rivolti ad un medico tempestivamente. Questo sembrerebbe dipendere dall’errata credenza che l’acufene non possa essere trattato e dal fatto che molti sottovalutano il problema, ignorando che casi gravi di questo disturbo possono anche sfociare in ipoacusia e difficoltà uditive gravi.
Sebbene non esista una vera e propria cura, però, esistono diverse forme di trattamento che sembrano donare sollievo. Ad esempio, seguire uno stile di vita sano, facendo sport e cercando di alleviare lo stress, può incidere sulla postura e diminuire l’entità dell’acufene. Anche smettere di fumare e consumare alcolici con moderazione sono misure vivamente consigliate per evitare di aggravare situazioni di infiammazione che potrebbero peggiorare lo stato dell’acufene. In ultimo, è bene indossare sempre le otoprotezioni quando si è esposti a rumore o a musica forte.
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