L’isola di Okinawa, in Giappone, è diventata famosa per la longevità dei suoi abitanti. Per questo motivo è persino entrata a far parte della “Blue Zone”. Vengono così definite quelle aree in cui la speranza di vita è molto più alta rispetto alla media mondiale. Qui le sane abitudini sono tramandate di generazione in generazione. In particolare la dieta.
In questo caso la longevità sembra da ricondurre ad uno stile di vita dedito al benessere comune, ad un clima mite e a geni eccezionali. Ma anche l’alimentazione fa la sua parte. Dal basso apporto calorico e prettamente a base di verdure, la dieta di Okinawa, a detta degli esperti, contempla tutte le regole fondamentali per una sana cucina che incrementi la longevità.
Lo dimostrano le analisi scientifiche. Nella terra del Sol Levante si riscontra una bassa percentuale di tumori, malattie cardiovascolari e disturbi legati al colesterolo. Per le donne, nello specifico, si stima che – rispetto alle coetanee degli Stati Uniti – le autoctone di Okinawa vivano con meno malattie cardiache, cancro al seno e demenza senile.
I 3 princìpi della dieta di Okinawa
Di cosa si nutrono gli abitanti di Okinawa? La loro dieta si basa principalmente su alimenti con un basso indice calorico, ma ricchi di Omega 3, flavonoidi e calcio. Sono 3 i principi base rispettati:
- Nuchi gusui: cibo medicina. La cura a molte condizioni patologiche parte dal cibo. Il nutrimento per loro cultura non è solo “riempirsi la pancia”, ma nutrire corpo e anima.
- Hara hachi bu: saziarsi all’80%. Mai strafare a tavola; meglio alzarsi avendo ancora un leggero appetito. Grazie a questa filosofia, gli abitanti consumano meno calorie di chi vive in Occidente. In più questa limitazione nelle calorie dovrebbe fare in modo che l’organismo conservi un peso adeguato.
- Kuten gwa: porzioni piccole. Prediligere mini porzioni di cibi differenti anziché una sola e grande. Questo principio serve per ottenere una alimentazione varia.
Gli autoctoni dell’isola mangiano riso integrale, verdure, tuberi e soia (tofu, miso, natto e salse): un piatto tipico è il tofu con verdure saltate in padella, detto Chanpurū. Consumano pesce e alghe 3-4 volte a settimana. Per accompagnare i pasti sorseggiano tè verde e tè al gelsomino: bevande tra le più più popolari ad Okinawa.
L’apporto calorico giornaliero degli abitanti non deve superare le 1.200 kcal. Alimento da consumare con limitazione è la carne: ad esempio quella di maiale. Il consumo di carne è consentito, ma si tende a farlo in piccole quantità o in occasione di ricorrenze speciali o feste. La dieta prevede anche cereale con il glutine, latticini da consumarsi in forma cruda (perché la pastorizzazione fa perdere sostanze utili). In alternativa, nei piatti, è possibile utilizzare il latte di cocco e il latte di mandorle. Anche se non viene classificata come vegetariana, la dieta di Okinawa ci si avvicina molto.
Per finire, ecco un esempio di come vengono distribuite le pietanze a tavola. La colazione è un pasto importante e non deve mai essere saltata. È diversa dalle nostre colazioni perché non è solo dolce; alcune pietanze classiche sono il latte di soia, le frittelle di mirtilli, le uova fresche e il tè verde. Il pranzo prevede piatti a base di verdure (broccoli, patate dolci, tofu e alghe) abbinati, magari, a del riso integrale. Infine, la cena, che è a base di proteine. Sempre affiancati dal riso o dalla pasta integrale, è possibile introdurre piatti vegetali e zuppe di miso (condimento derivato dai semi della soia gialla), gamberi o altri tipi di pesce al vapore. La carne rossa è quasi assente dal menù. Esistono ovviamente degli spuntini, tra un pasto e l’altro. L’unica regola è che devono essere a base di frutta e verdura fresca.
SINTESI DI: La dieta di Okinawa, i segreti della famosa dieta giapponese della longevità, Eleonora Sala, www.alfemminile.com, 09-03-202
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