Stanchezza, debolezza, difficoltà di concentrazione. Una sorta di nebbia mentale che confonde le idee, ma anche dolori al petto, palpitazioni e difficoltà respiratorie. Sono gli effetti del Long Covid, quella condizione che colpisce il 15% dei guariti e porta strascichi nella loro vita. Ne abbiamo parlato con il Professor Marco Trabucchi nel suo ultimo webinar.
In questo periodo siamo spesso bombardati di notizie sui rischi indotti dalle manifestazioni cliniche che possono seguire ad un’infezione da Covid-19. Dobbiamo premettere che la tematica è ancora al centro di studi e ricerche e che, onestamente, non siamo ancora in grado di dare indicazioni definitive. Ad ogni modo si devono evitare timori senza fondamento, al fine di adottare comportamenti seri e sereni. Al tempo stesso, però, si deve dedicare attenzione all’eventuale comparsa di sintomi o di stati generici di malessere, senza nascondere nulla a noi stessi e al medico curante.
Né paurosi né superficiali!
Le informazioni che seguono hanno lo scopo di fornire ai lettori di Spazio50 gli strumenti necessari con cui misurare i propri comportamenti salutari. L’atmosfera di incertezza che ancora è diffusa attorno al Covid-19 comprende, infatti, varie domande che non ricevono risposta. Ad esempio, chi è realmente immune e come si diventa tali? Le differenze rispetto all’infezione di persone apparentemente simili sul piano della salute non sono ancora spiegate. Di conseguenza, anche le discussioni sui vaccini, sulla durata del loro effetto, sull’opportunità di nuove somministrazioni (periodiche) non portano a conclusioni definitive. Lo stesso comportamento dei grandi soloni televisivi sembra cambiato e ispirato ad un maggiore rigore scientifico. Nemmeno il numero dei morti è certo, come si può vedere dalle continue riproposizioni di valori quantitativi che cancellano quelli precedenti.
Long Covid tra psicologia e sintomatologia
Rispetto alla sintomatologia del Long Covid, è bene considerare le incertezze riguardanti le vaccinazioni (proteggono dal Long Covid anche quando comparisse la malattia?) e i farmaci utilizzati per il controllo della progressione dei sintomi. Infine, vi sono alcune varianti del virus che hanno un maggiore effetto sull’evoluzione a lungo termine dei sintomi?
Per Long Covid si intendono le conseguenze cliniche che si sviluppano dopo l’infezione e che hanno durata diversa e diversi periodi di latenza rispetto alla malattia. Anche se, formalmente, si intendono per Long Covid le conseguenze della malattia che si sviluppano biologicamente in modo autonomo, non si può non dare un’indicazione anche degli eventi clinici e psico-relazionali che sorgono al momento della malattia e che si prolungano nel tempo, caratterizzando lunghi mesi di difficoltà.
Solitudine
Ricordo, tra questi, le conseguenze della solitudine. Un fenomeno che ha suscitato nel tempo del Covid-19 depressione e disadattamento tra le persone anziane. Sia tra quelle direttamente colpite, sia tra quelle abitanti in ambienti famigliari che hanno subito l’isolamento, la riduzione dei contatti con l’esterno, la privazione di rapporti efficaci con le strutture sanitarie. Sono state, in particolare, vittime di questo stato le persone con malattia di Parkinson e quelle con una compromissione delle funzioni cognitive, che hanno rispettivamente subito una riduzione della mobilità ed un ulteriore aggravamento della sintomatologia demenziale.
Ospedalizzazione e vita in RSA durante il Covid
Sempre in questo ambito si deve considerare il pesante stress subito dai famigliari, in particolare quando un loro caro è stato ricoverato in ospedale. La letteratura descrive conseguenze particolarmente gravi sul piano della salute. In altre situazioni la malattia ha indotto la perdita dei caregiver, costringendo l’anziano a trovare nuove soluzioni abitative, che spesso si sono concluse con il ricovero in RSA.
Ricordo infine la crisi economica che ha coinciso con l’infezione e la sua diffusione. Frequentemente le famiglie sono entrate in un tunnel di difficoltà che si sono riflesse in modo particolarmente incisivo sui componenti più fragili della famiglia. Sempre nell’ambito delle conseguenze del Covid-19 nel tempo, e ancora in gran parte non risolte, ricordo la crisi della RSA, che è stata economica e organizzativa, ma ancor peggio legata alla diffusa perdita di fiducia in questi servizi.
Anche l’ospedale ha subito conseguenze rilevanti della diffusione del virus, con la necessaria riorganizzazione di molti reparti e servizi. Lo stesso PNRR nelle sue diverse proposte è la dimostrazione diretta di quanto la pandemia ha inciso sulla riorganizzazione della vita sociale nelle sue diverse componenti. L’augurio di fondo è che si possa arrivare davvero nei prossimi mesi ad una riorganizzazione complessiva del sistema di assistenza alle persone fragili. Sarebbe davvero un “Long Covid benigno!”.
Le conseguenze cliniche del Long Covid
Passando ad esaminare le conseguenze cliniche indotte dalla malattia, che possono essere raggruppate all’interno di un’interpretazione stretta del modello post-covid. Elenco di seguito alcune delle più frequenti manifestazioni.
Si deve premettere che, come dimostrato in alcuni stadi, le donne presentano maggiori sintomi rispetto gli uomini non solo nella fase acuta dell’infezione. È quindi importante tenerne conto, perché il sesso può essere un predittore importante di sintomi quali la dispnea, l’affaticamento, il dolore toracico, le palpitazioni. Il medico deve comprendere il legame di alcune condizioni di disagio con il Covid-19, senza scetticismi, ma cercando con pazienza di identificare la radice dei sintomi.
È importante in questa fase non rifugiarsi nella diagnosi generica di disagio di origine non chiara. Sarebbe, infatti, un modo per non impostare cure adeguate anche quando possibili. Si deve, infine, tener conto della psicologia del malato che può subire la profonda frustrazione di non sentirsi compreso o etichettato, come è avvenuto in passato, come malato immaginario.
La sintomatologia post Covid
È stato peraltro dimostrato che, tra le persone dimesse dall’ospedale dopo un ricovero per Covid-19, solo il 25% dichiarava dopo un anno di sentirsi in condizioni simili al periodo precedente il ricovero. Uno studio epidemiologico di aprile 2022, condotto in maniera rigorosa, ha dimostrato che a un anno i sintomi più persistenti erano: affaticamento (60%), dolori muscolari (54%), stanchezza fisica (52%), alterazioni del sonno (52%), dispnea (51%), dolore alle articolazioni o swelling (40%), rallentamento del pensiero (46%), dolore (46%), perdita della memoria a breve termine (44%), debolezza degli arti (41%).
Secondo altri studi, la sintomatologia più frequente del Long Covid riporta affaticamento, un sintomo aspecifico che non sempre viene collegato con la malattia. In questo ambito, tra i sintomi più riportati dai cittadini colpiti dall’infezione, sono da considerare gli effetti a livello delle funzioni cerebrali. Spesso il cittadino che ha avuto la malattia si lamenta della sintomatologia chiamata foggy brain. Quell’annebbiamento che accompagna ogni momento della vita e ne diventa un fastidiosissimo accompagnamento. Alcuni dichiarano di avere un cervello “ovattato”, di sentirsi come estranei rispetto al proprio ambiente.
Guardando ancora agli effetti sul cervello, vanno ricordati i disturbi cognitivi di diversa gravità, che possono comparire anche dopo sintomi lievi. Nel complesso, l’encefalo sembra essere un target privilegiato del Covid-19 e dei suoi effetti a lungo temine. Vi sono anche dati radiografici che indicano un fondamento biologico di molti di questi effetti; non si possono, peraltro, escludere anche conseguenze psicologiche di una malattia che è stata vissuta da molti come una tragedia e come un evento pericoloso, del quale avere paura.
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