Una percentuale compresa fra il 10% e il 20% di coloro che hanno contratto il Covid, sviluppa il cosiddetto “long Covid”. Si tratta di una condizione che comporta una varietà di sintomi di medio e lungo termine. Fra questi affaticamento, fiato corto, mancanza di concentrazione.
Le dinamiche scientifiche alla base del Long Covid, sindrome che si sviluppa successivamente alla presenza del virus, non sono ancora note. Quel che è certo è che può insorgere indipendentemente dalla gravità dell’infezione avuta, dalla variante e dall’età del soggetto. In genere, comincia a manifestarsi a tre mesi dall’inizio del Covid e colpisce più le donne degli uomini.
In Italia, diverse migliaia di persone hanno riscontrato questa condizione. Si sono così ritrovate nel gruppo Facebook “Noi che il Covid lo abbiamo sconfitto”, che conta circa 41mila iscritti e che oggi è diventato una vera e propria associazione, prima in Italia, a riunire gli affetti da Long Covid: l’AILC, Associazione Italiana Long Covid.
Dal gruppo Facebook all’associazione
L’AILC, Associazione italiana Long Covid, si è prefissa il compito di portare le richieste dei pazienti alle istituzioni. In molti casi, infatti, i disagi sono gravi e non sempre la patologia viene diagnosticata. “Un gruppo social, per quanto numeroso, è un movimento che fa rumore ma senza avere autorevolezza – ha spiegato Morena Colombi, presidente di AILC, a SanitàInformazione -. Da due anni avevo maturato la decisione di dare vita a un’associazione, ma non era facile da non addetta ai lavori. Sono un’operaia, e nel 2020 ho contratto una forma di Covid severa, e ancora oggi, a distanza di tre anni, sono costretta a convivere con problemi fisici e neurologici”.
Negli ultimi mesi il numero di persone colpite da disturbi neurologici e stanchezza cronica, anche giovanissimi, è cresciuto. L’associazione è nata per far conoscere meglio il problema, anche attraverso incontri con medici specialisti che possano informare su sintomi che spesso non sono univoci, ma hanno comunque un impatto significativo sulla vita delle persone, nel lavoro, nello studio, e se sottovalutati possono anche avere effetti sulla salute mentale.
L’Ordine dei Medici di Milano ha già inserito la neonata realtà in una commissione per i pazienti Long Covid. Mancano però i fondi e al momento è difficile pianificare un percorso multidisciplinare.
Il questionario dell’Istituto Superiore di Sanità
Anche se la rilevanza clinica del Long Covid è in aumento, le informazioni disponibili circa la risposta organizzativa del Servizio Sanitario rispetto a diagnosi e aiuto del paziente sono ancora poche. Ben 124 centri clinici hanno risposto a un questionario dell’Istituto Superiore di Sanità per la definizione delle tipologie di assistenza: dai risultati è emerso che la maggior parte dei centri ha realizzato visite ambulatoriali o servizi di day hospital con visite programmate o il rinvio a cure primarie. Più dell’80% dei centri ha competenze specialistiche in malattie respiratorie, infettive o medicina interna, e ha valutato un approccio multidisciplinare al soggetto con sospetta condizione di Long Covid. La valutazione clinica è stata solitamente supportata da diagnostica di laboratorio e strumentale.
“Non ci aspettiamo una risposta definitiva – ha dichiarato ancora Morena Colombi – perché sappiamo che la diagnosi è ancora più difficile della terapia, ma almeno vorremmo un riconoscimento da parte soprattutto dei medici di medicina generale, primo interfaccia per noi, mentre oggi non lo fanno perché manca un protocollo da seguire, e siamo costretti a rivolgerci al privato, ma speso ci arrendiamo a causa dei costi”.
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