La pandemia ha lasciato una lunga scia di effetti collaterali, che hanno influito pesantemente anche sul Sistema Sanitario Nazionale. Lo vediamo nei dati del 19° Rapporto annuale “Ospedali&Salute”, realizzato dalla società Ermeneia
La stanchezza marcata, la dispnea, i dolori articolari, i disturbi dell’attenzione, della memoria ma anche dell’olfatto e del gusto. E ancora palpitazioni e perdita di capelli. Sono solo alcuni dei sintomi del cosiddetto Long Covid, il periodo successivo alla guarigione dal virus, e che ha una durata variabile a seconda del soggetto e dell’età. A indagare sulla presenza prima e sulla diffusione poi dei sintomi ascrivibili al Long Covid è il diciannovesimo Rapporto annuale Ospedali&Salute, promosso da AIOP – Associazione Italiana Ospedalità Privata – e realizzato dalla società Ermeneia. Studi & Strategie di Sistema di Roma, sotto la direzione di Nadio Delai. Tra i curatori del volume anche Angelo Cassoni, Filippo Leonardi, Alice Basiglini, Francesca Gardini, Stefano Turchi, Fabiana Rinaldi, Barbara Castellano, Peppino Biamonte.
Dentro la Ricerca
Il Rapporto si sviluppa in quattro parti. La prima, analizza la relazione tra fenomeni attinenti all’evoluzione ordinaria del sistema e fenomeni generati dall’impatto straordinario che ha avuto il virus sui pazienti e sulle strutture sanitarie. La seconda, invece, illustra i risultati dell’indagine nazionale rappresentativa delle esperienze avute dai pazienti Covid. La parte terza registra i problemi, i comportamenti e gli orientamenti di circa 4.000 persone che hanno dovuto affrontare le difficoltà di accesso alle prestazioni mediche ordinarie i cui ritardi sono ascrivibili alla pandemia. La quarta e ultima parte, infine, ricerca l’evoluzione del sistema ospedaliero ordinario, con l’aggiunta di alcuni indicatori relativi alle quattro “ondate” del virus nel corso del biennio 2020-2021 e di quelli relativi alle prestazioni mancate dei pazienti non Covid.
L’esperienza dei pazienti Covid
I pazienti Covid intervistati hanno rivelato il grande impatto che la malattia ha determinato su di loro, sia nella fase relativa al contagio sia in quella successiva alla guarigione, a causa delle problematiche di salute manifestatesi quando si credeva di essersi ormai lasciati alle spalle ogni sintomo determinato dal virus (il cosiddetto Long Covid). La fase del Long Covid ha determinato un’“esplosione” della domanda di prestazioni sanitarie ordinarie nei pazienti Covid, mentre si è verificata una contrazione più che significativa della domanda da parte dei pazienti non Covid, con il relativo impatto sulla salute di questi ultimi. L’analisi dei dati del Rapporto, infatti, ha evidenziato un’incidenza dei pazienti Covid sulle liste d’attesa per malattie/interventi di tipo serio/grave rispetto a chi non era stato colpito dal virus (il 37,2% rispetto al 4,5%) durante il 2020, mentre per il 2021 il rapporto è stato del 29,5% contro il 5,5%. Ciò è dovuto, probabilmente da un lato al rimando delle strutture sanitarie delle prestazioni ordinarie per i pazienti non Covid e dall’altro, dalla contrazione della domanda da parte di quest’ultimi per paura di essere contagiati durante la prestazione.
Il 63,2% degli ex pazienti Covid intervistati ha dichiarato che il percorso di uscita dal contagio è stato “molto e/o abbastanza pesante” e, parallelamente, il 65% ha ammesso che si è trattato anche di una esperienza “molto e/o abbastanza lunga”. È emerso inoltre come l’87,8% di coloro che hanno dichiarato di aver avuto un’esperienza pesante abbia sofferto anche di una sintomatologia che si è prolungata nel tempo. Basti pensare che il 56,2% dei contagiati ha registrato problemi di Long Covid, di cui un terzo (18,9%) di tipo “serio” e “lungo”; da sottolineare che anche chi ha avuto un Long Covid “leggero” – circa i ¾ degli interessati – ne ha portato a lungo gli strascichi.
Ne abbiamo parlato con Nadio Delai, sociologo e curatore del Rapporto.
«Più della metà dei contagiati (56,2%) ha registrato disagi dopo l’uscita dalla fase critica della malattia – ci dice Nadio Delai -. Di questi, il 20% sostiene di aver avuto problemi seri di Long Covid; la parte restante, invece, ha avuto conseguenze meno importanti. Una situazione che ha determinato, nei mesi passati, la necessità, in più di una regione, di allestire pacchetti specifici di cure per il Long Covid, dal momento che questo non è caratterizzato soltanto un sintomo ma da decine, che toccano diversi organi tra i quali il cuore, tanto che in parecchi pazienti sono stati riscontrati problemi di miocardite». Il sociologo ha inoltre sottolineato: «Chi ha avuto il Covid ricorre maggiormente alle prestazioni sanitarie rispetto a chi non l’ha avuto: tra le 3 e le 5 volte in più. I problemi si manifestano non necessariamente nell’immediato ma anche a distanza di mesi perché il Covid “cova” all’interno della persona». È per questo che si parla di un duplice disagio: per il paziente Covid e per il Sistema Sanitario Nazionale, che viene investito da un sovraccarico di lavoro.
Ciò significa che, mediamente, il 45-50% dei pazienti non Covid ha dovuto rimandare visite e ospedalizzazioni con rinvii considerevoli – anche di sette mesi – dal 2020 al 2021 oppure dal 2021 al 2022. «Questo anche per prestazioni significative, come check-up per malattie oncologiche – continua Delai -. Il Sistema Sanitario Nazionale si trova a dover smaltire le liste di attesa formatesi in questo periodo, e solo parzialmente recuperate. E non ne siamo ancora fuori perché il “recupero” di tutti i pazienti non Covid è lento, considerato che alcuni hanno – nel frattempo – subìto un peggioramento delle proprie condizioni di salute. È chiaro che, se i pazienti Covid chiedono più prestazioni degli altri (considerando che il post Covid interessa un numero di persone significative perché i contagiati hanno superato ampiamente i 10milioni di individui), il Sistema Sanitario avrà più liste da smaltire, almeno per le patologie cardiocircolatorie e oncologiche. Siamo in affanno – ha aggiunto Delai – perché il sistema non è strutturato per le emergenze che abbiamo avuto e ha fatto l’impossibile. Stiamo ancora in ballo, non è escluso che ci sia un’altra ondata di Covid in autunno, perché prima di diventare una malattia endemica dovrà trascorrere ancora qualche anno».
E qui si spiega, anche, la sua raccomandazione all’uso della mascherina. «È necessario accettare un meccanismo di convivenza e adattare i comportamenti perché il solo vaccino non può risolvere tutto. Quello che colpisce è l’elevata quota di persone che stenta a collegare il diritto di scegliere liberamente con la responsabilità verso gli altri, come se il cervello che è fatto di due lobi ragionasse solo da una parte». Nello specifico: «Il diritto di fare le proprie scelte è legittimo, è nella Costituzione, come la solidarietà verso gli altri. Noi abbiamo dei diritti a patto, però, di avere anche dei doveri. In questi ultimi decenni ha vinto l’“io” e si è perso il “noi”, ma la società è fatta da entrambi. I doveri si sono persi per strada, in favore dei diritti. Come dire: “Tu hai dei diritti se ciascuno, diverso da te, fa la sua parte”», ha concluso.
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