Federazione Cure Palliative e Uneba lanciano l’allarme: in Lombardia, le risorse destinate agli hospice non garantiscono la loro sostenibilità. Dal 2010 ad oggi la retta giornaliera a carico della Regione è aumentata solo del 6,2%, a fronte di un’inflazione del 34%.
Sono in sofferenza, le strutture in cui ci si fa carico delle più grandi sofferenze: non è un gioco di parole, ma l’allarmante situazione degli hospice in Lombardia, denunciata dalla Federazione Cure Palliative e da Uneba. “Gli hospice sono in sofferenza per mancanza di fondi, così il sistema sociosanitario rischia di implodere – afferma Luca Moroni, coordinatore regionale della Federazione e della Commissione Cure Palliative di Uneba -. Assicurare le cure palliative per i malati alla fine della vita e per i pazienti cronici complessi – fa notare Moroni – costituisce un dovere etico e un traguardo di civiltà che il nostro Paese sta faticosamente raggiungendo, seppure in modo disomogeneo. Gli importanti risultati ottenuti in alcune regioni rischiano però di essere vanificati da una politica di riduzione della spesa poco lungimirante”.
È il caso della Lombardia, appunto, dove dal 2010 ad oggi la tariffa giornaliera identificata dalla Regione Lombardia per sostenere i costi del ricovero in hospice è stata incrementata di soli 16 euro: ovvero, il 6,2%, a fronte di un’inflazione del 34%. Questo espone le strutture a un problema serio di sostenibilità, anche perché la spesa sanitaria è aumentata a un ritmo ancora più elevato del tasso di inflazione.
Hospice, cosa sono e a cosa servono
Gli hospice sono strutture di ricovero per le persone con malattie incurabili o croniche in fase terminale. Qui vengono assicurate cure palliative, quando queste non possono essere erogate a domicilio. L’assistenza in hospice è gratuita. I pazienti e famigliari non sono tenuti a pagare una retta poiché l’intero onere ricade sul Fondo Sanitario Nazionale e sulla generosità dei donatori.
“La condizione di sofferenza e di fragilità che caratterizza gli utenti degli hospice è alla base della scelta che qualifica il nostro Sistema – spiega ancora Luca Moroni – ma che mette in capo al decisore politico e alla pubblica amministrazione, a livello nazionale e regionale, la piena responsabilità di intervenire periodicamente per adeguare la remunerazione delle prestazioni in coerenza con l’aumento dei costi”.
I costi
Quanto costa una giornata in hospice? La risposta si può ricavare da due studi promossi dal Ministero della Salute. Il primo, del 2010, rilevava già nel 2008 un costo medio per giornata di degenza di 297 euro. Il secondo, affidato alla Federazione di Cure Palliative, identificava il costo medio in 328 euro. Oggi la tariffa definita da Regione Lombardia è di 280,6 euro al giorno: è evidente l’insufficienza e l’inadeguatezza di tale importo.
“Il costo medio effettivo della giornata di degenza in hospice è nettamente superiore alla tariffa riconosciuta dalle delibere regionali – osserva infatti Moroni -. Chi si fa carico oggi della differenza tra il costo e la tariffa regionale sono i cittadini, che sostengono sia le realtà del Terzo Settore che gli hospice negli ospedali pubblici con le loro cospicue donazioni liberali. Con questo scenario non è più possibile assicurare sostenibilità, stabilità e la necessaria crescita del settore”.
Gli scenari presenti e futuri
A quasi 14 anni dalla legge 38, che sancisce anche in Italia il diritto alle cure palliative, in Lombardia sono oggi disponibili 820 posti letto distribuiti in 75 hospice, cui si aggiungono 112 unità di cure domiciliari. Il trend in questi anni è stato positivo e la crescita importante, anche se queste cure restano ancora accessibili quasi solo ai malati di tumore e sono frequentemente attivate troppo tardi. Ma è il futuro che preoccupa: “Rischiamo che queste strutture fondamentali chiudano per l’impossibilità di fare fronte ai costi. Questa possibilità è concreta se non viene compresa dalle istituzioni – conclude Moroni – e un passo indietro del genere, in questo settore, in questa fase storica, sarebbe difficilmente comprensibile e ancora meno accettabile”.
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