È la prima volta in 32 anni che lo Sviluppo Umano non cresce per due anni consecutivi. Secondo l’Indice 2021/2022 elaborato dal Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, la pandemia e la guerra in Ucraina hanno riportato al 2016 più del 90% del Pianeta. Un “immenso declino” che però possiamo ancora contrastare.
Sotto i colpi della pandemia, il mondo è tornato indietro di 5 anni. Un “immenso declino” acuito dalla guerra in Ucraina che, secondo il Programma di Sviluppo dell’ONU (Undp), coinvolge più del 90% del Pianeta. Sono queste le stime dell’Indice di Sviluppo Umano 2021/2022 elaborato annualmente dalle Nazioni Unite. Che, per la prima volta in 32 anni, è in regressione per 2 anni consecutivi.
“Tempi incerti, vite instabili”
“Tempi incerti, vite instabili. Costruire il nostro futuro in un mondo in trasformazione”: è questo il titolo scelto dall’Undp per il report sui risultati dell’Indice di Sviluppo Umano con il quale l’Organizzazione delle Nazioni Unite stima, fin dal 1990, il benessere, l’educazione e la qualità della vita delle nazioni. Un titolo che non lascia dubbi: il mondo – si legge nel comunicato stampa di lancio del nuovo Indice – sta barcollando da una crisi ad un’altra, intrappolato in un circolo vizioso di problemi da risolvere e incapace di affrontare queste criticità alle radici. Infatti, per la prima volta in 32 anni, l’Indice di Sviluppo Umano è diminuito per due anni di fila, nel 2020 e nel 2021, tornando ai livelli registrati nel 2016. Una regressione significativa rispetto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati con l’Agenda 2030 ONU che ha coinvolto, come abbiamo anticipato, più 9 paesi del mondo su 10; di questi, più del 40% ha subito il declino in entrambi gli anni considerati, a conferma della profondità della crisi globale.
Una crisi di fronte alla quale il Pianeta ha difficoltà a reagire, spesso fossilizzandosi su soluzioni emergenziali che ritardano i cambiamenti strutturali che dovremmo adottare. A dimostrarlo, da ultimo, l’incremento del costo della vita e la crisi energetica. Tutto questo aumenta l’insicurezza, danneggia il nostro benessere fisico e mentale e appesantisce l’ipoteca che già grava sul nostro futuro e sulle nuove generazioni.
Aumentano le distanze fra Nord e Sud del mondo
Ancora – segnala l’Undp – la ripresa, parziale e incostante, aumenta la polarizzazione del nostro mondo e rende sempre più complesse risposte solidali e collettive ai problemi comuni. Da un lato, infatti, alcuni paesi hanno iniziato ad invertire la marcia da soli; altri non riescono invece a ripartire. Sono quelli già fortemente penalizzati, come l’America Latina, i Caraibi, l’Africa Sub-Sahariana e l’Asia meridionale. Così i divari fra il Nord e il Sud del mondo si ampliano sempre di più.
Per fare qualche esempio, l’Undp ha calcolato che nei Paesi ricchi, a luglio scorso, in media almeno il 72% della popolazione aveva ricevuto almeno una dose di vaccino, cioè 3 persone su 4. Mentre nei Paesi più poveri, solo 1 persona su 5, ovvero appena il 21%, è stato vaccinato con almeno una dose. Guardando alla classifica dello Sviluppo Umano dei paesi, abbiamo la Svizzera al primo posto (0.962) seguita da Norvegia e Islanda. Fanalini di coda, invece, Niger, Chad e Sudan del Sud (all’ultimo posto con un Indice 2021 pari ad appena 0.385). L’Italia si colloca al 30° posto, con un Indice pari a 0.895, in lenta ripresa (+0,006) dopo il calo registrato nel 2020.
Uscire da questa spirale di incertezza e iniquità è ancora possibile?
Le “3 I” che possono fare ancora la differenza
Risposta affermativa per l’Undp. Come si esce dall’impasse? Puntando sulle “3 I”: Invest, Insure, Innovate. Quindi, investire sulle risorse e le capacità, dalle energie rinnovabili a piani per prepararsi ad eventuali nuove pandemie o emergenze globali. Poi, assicurare a tutti gli strumenti e le opportunità di protezione sociale, per preparare il Pianeta agli “alti e bassi” di un mondo incerto e in continua trasformazione. Infine innovare – a livello tecnologico, economico, culturale – per dare un contributo decisivo alle capacità di affrontare qualunque cambiamento ci venga incontro nel domani.
“Per navigare l’incertezza, abbiamo bisogno di raddoppiare lo sviluppo umano e guardare alle salute e alla ricchezza delle persone” commenta Pedro Conceição, primo autore e direttore del team che ha realizzato il report. “Ma abbiamo anche bisogno di proteggere il pianeta e dare alle persone gli strumenti di cui hanno bisogno per essere più sicuri – aggiunge -, recuperare il controllo sulle proprie vite e coltivare la speranza del futuro”.
© Riproduzione riservata