Presentata nella sede del Coni l’iniziativa promossa dall’associazione delle giornaliste Gi.U.Li.A, dall’Osservatorio di Pavia e dalla Fondazione Bracco. Obiettivo: riconoscere e valorizzare le atlete professioniste
Lo sport è entrato da alcuni mesi a pieno titolo all’interno della Costituzione, con l’approvazione all’unanimità, da parte della Camera, dell’integrazione dell’articolo 33 con un nuovo comma: “La Camera ha approvato all’unanimità la modifica all’art. 33 della Costituzione introducendo il nuovo comma: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme”.
Anche a livello d’informazione, lo sport è da tempo riconosciuto come tema di primo piano: secondo il Global Media Monitoring Project 2020, a livello globale lo sport è il 5° argomento più frequente. Bassa però, anzi irrisoria la percentuale di notizie che riguardano le donne: solo il 4% a livello mondiale, che cala addirittura allo 0% in Italia.
Per questo, anche in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali 2026, nella sede del CONI è stato presentato, nei giorni scorsi, il progetto “#100esperte per lo sport”.
100 esperte contro gli stereotipi
L’iniziativa è promossa dall’Associazione giornaliste Gi.U.Li.A, dall’Osservatorio di Pavia e dalla Fondazione Bracco, nell’ambito del progetto “100 donne contro gli stereotipi”, nato nel 2016 per dare voce e visibilità all’expertise femminile: una banca dati online liberamente accessibile con oltre 450 profili di esperte in settori strategici, selezionate con criteri scientifici, perché siano interpellate da giornalisti, organizzatori di eventi e talk show, agenzie e uffici stampa, scuole e università per colmare l’assenza di donne di grande professionalità nel panorama della comunicazione italiana.
Questo nuovo impegno, portato avanti in collaborazione con Fondazione Milano Cortina 2026, ha l’obiettivo di promuovere nel mondo dell’informazione la visibilità delle professioniste in ambito sportivo: un’occasione di informazione e riflessione a 360 gradi sulla multidimensionalità del divario tra donne e uomini nel mondo dello sport, che ha un impatto nella rappresentazione mediale, nella dimensione del lavoro (posizioni apicali, professionismo, divario salariale) e nei diritti.
La parità di genere nello sport: tutto da fare
“Le azioni messe in campo per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo della parità di genere in ambito sportivo sono molteplici, a partire dal nuovo quadro normativo introdotto con la riforma dello sport, che allarga le prospettive dello sviluppo del professionismo femminile, stabilisce il riconoscimento di tutele previdenziali per le atlete – dichiara Andrea Abodi, ministro per lo Sport e i giovani -. Proprio qualche giorno fa, nel corso del Consiglio EYCS a Bruxelles che riunisce i 27 Ministri per lo Sport, abbiamo approvato all’unanimità un documento che fa della parità di genere una pietra angolare del buon governo delle organizzazioni sportive. I Giochi Olimpici e Paralimpici di Parigi 2024 avranno parità di genere nel numero dei partecipanti e nell’articolazione del programma delle gare. Nonostante i progressi compiuti, c’è molto da fare”.
Significativa la testimonianza di Fiona May, ex lunghista, Board of trustees children’s Foundation of UEFA: “In Italia lo sport femminile è considerato un gioco. Nonostante il lavoro, la fatica, le conquiste di una carriera, non si viene ancora prese sul serio. In Italia il divario tra atleti e atlete è ancora un abisso. Apprezzo iniziative come ‘100esperte per lo sport’, che finalmente riconoscono le donne come professioniste”.
(Foto Apertura: Stefan Holm / Shutterstock.com)
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