Una vacanza può aiutare. Ma a volte non basta. Lo stress, come le macchie più ostinate del bucato, resiste a tutto: alle alte e alle basse temperature, al sole, all’acqua del mare, della piscina, del lago, alla solitudine e alla compagnia. Liberarsene può essere una vera impresa. Avete mai provato con lo shiatsu? Il suggerimento potrebbe esservi arrivato, ma prima di sperimentare qualcosa di nuovo è legittimo volerne sapere di più. Speriamo che la seguente intervista con Paola Benasciutti, operatrice shiatsu del centro Blu Globe di Monza, possa aiutare a chiarire ogni dubbio.
Non diamo nulla per scontato. Può spiegarci cos’è lo shiatsu?
La premessa è d’obbligo: l’unica spiegazione davvero efficace sarebbe di tipo pratico. Lo shiatsu è qualcosa che si fa e di cui è difficile parlare. Ma ci si può provare. Possiamo cominciare, intanto, con il dire quello che non è. Non è un massaggio e non è una prestazione medica. È un trattamento manuale in cui si effettuano pressioni dolci e graduali sul corpo, utilizzando pollice mani, gomiti e anche ginocchia.
Qual è lo scopo?
L’obiettivo è quello di riequilibrare il sistema energetico, ristabilendo un benessere psico-fisico. Può servire per allontanare lo stress, migliorare il ciclo del sonno, favorire la concentrazione e la memoria, aumentare la flessibilità delle articolazioni. Le pressioni fanno in modo che tutta l’energia del corpo circoli senza blocchi eliminando le interruzioni del flusso energetico, definito Qi. I punti premuti sono gli stessi dell’agopuntura della medicina tradizionale cinese.
Per quali persone sono indicate le sedute?
Sono indicate per tutti, senza limiti di età. Per giovani e anziani, per gli sportivi che vogliono migliorare le performance atletiche, per le donne in menopausa che sono colpite dai disturbi tipici di questa fase. Ogni trattamento è personalizzato perché ogni persona è diversa dall’altra, ma anche perché la stessa persona è differente in momenti diversi. Chi riceve il trattamento viene chiamato uke, che vuol dire “colui che riceve”. Non è né un paziente, né un cliente, ma una persona con caratteristiche specifiche e bisogni specifici”.
Come si comprendono i bisogni dei diversi uke?
Non ci sono manuali che insegnano l’approccio. Il metodo è soprattutto empirico e dipende molto dalla preparazione ed esperienza dell’operatore. Dopo una brevissima chiacchierata, perché non siamo psicologi, il ricevente si sdraia su un tatami sul pavimento o, nel caso abbia difficoltà a sdraiarsi a terra si accomoda su un lettino oppure su una sedia. Per prima cosa si stabilisce un contatto con il suo corpo poggiando una mano sulla schiena o sull’addome. È così che entrano in contatto le due energie, quella dell’operatore e quella del ricevente. Durante tutto il trattamento c’è una ricerca legata a punti interessanti ed eventuali squilibri energetici e, mentre si lavora, si comprende come e dove intervenire. In genere, per avere benefici duraturi, si suggeriscono 5 trattamenti di 50 minuti l’uno. Non vengono utilizzati oli o creme e di conseguenza non è necessario spogliarsi
Ha mai trattato persone anziane?
Sì più volte. Mi è capitato per esempio di trattare un signore di 80 anni che aveva mal di schiena e che usciva dal trattamento vispo come un grillo ma che ogni volta tornava più malconcio di prima. Ho scoperto che sentendosi bene come non si sentiva da tempo, dopo ogni seduta si metteva a fare lavori pesanti facendosi di nuovo male. Gli ho dovuto spiegare che lo shiatsu non è un’officina di riparazioni che aggiusta ogni volta un nuovo danno, ma è un processo profondo che coinvolge tutto l’organismo.
Cosa succede dopo il trattamento, come reagisce l’organismo?
La persona che esce dal trattamento non è la stessa di quando vi era entrata. All’interno del nostro sistema succedono tante cose e il processo che viene attivato è una sorta di “autoguarigione”. Può succedere che riequilibrando il flusso energetico si risolva non solo il disturbo che si desiderava risolvere, ma altri problemi che non si pensavano associati. C’è chi arriva per risolvere un male alla spalla e poi scopre che non ha neanche più bruciori di stomaco, per esempio.
Forse però dobbiamo fare una precisazione. Cosa intende dire quando parla di “autoguarigione”?
Certo, dobbiamo essere prudenti. Lo shiatsu non è la panacea per tutti i mali. Non possiamo curare un tumore con la pressione sul corpo. Però ci sono oramai evidenze che questa tecnica può essere integrata nella medicina tradizionale e in Italia sono state già fatte varie sperimentazioni che ne hanno dimostrato i benefici. Lo shiatsu può essere di grande supporto anche a chi è affetto dal morbo di Alzheimer. Nella prima fase di questa degenerazione, infatti, le persone vivono momenti di grande sconforto e tristezza legati alla consapevolezza di avere momenti di mancanza di lucidità che avranno durata sempre più lunga e irreversibile. Ecco che in questo momento della loro vita lo shiatsu è efficace: dà loro sollievo e li aiuta emotivamente… In alcuni centri oncologici vengono suggeriti i trattamenti shiatsu per affrontare gli effetti collaterali della chemioterapia. Si tratta di una disciplina relativamente nuova, con radici antiche ma adottata in Giappone ufficialmente nel Novecento, e stiamo continuando a scoprirne le potenzialità.
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