Secondo gli ultimi dati Istat stiamo attraversando un progressivo impoverimento numerico della famiglia. Da nucleo formato da due soggetti e più, infatti, la famiglia si sta trasformando in una realtà unipersonale. Una situazione che riguarda ogni fascia di età. Anche quella degli over 65.
La “singolarità” cresce ormai in modo quasi inarrestabile in Italia a discapito della famiglia. Forse per scelta o per necessità una persona su due, secondo l’Istat, è single e vive da sola. Solo negli ultimi dieci anni, nel nostro Paese, è cresciuto del 39% il numero di coloro che vivono tale “condizione”. Si tratta di quasi 7 milioni di persone in totale, poco meno del 14% dell’intera popolazione.
Per comprendere la crescita del fenomeno basti dire che nel 2019 le famiglie unipersonali, cioè composte da un’unica persona, erano 9.073.852. Il 35,1% del totale. Nel 1971 erano appena il 12,9%.
Le cause di questa “moderna” solitudine sono diverse. Vedovanza, crisi economica, impossibilità nel trovare un alloggio economico e adatto alle proprie esigenze vanno per la maggiore. Ma c’è anche chi, naturalmente, sceglie di vivere da solo.
L’Italia, un Paese affetto da solitudine?
Forzata o meno, per scelta o per necessità, la solitudine resta una pesante ipoteca sulla salute psico-fisica delle persone. Tre anni di incertezza come quelli che ci lasciamo dietro causa Covid tra distanziamento sociale, restrizioni, insicurezza sanitaria, precarietà lavorativa ed economica, hanno fatto sentire il loro peso.
Lo scorso novembre un altro rapporto di ricerca, realizzato dal Censis per conto del Consiglio Nazionale dei Giovani e intitolato Generazione post pandemia: bisogni e aspettative dei giovani italiani nel post Covid, descriveva uno scenario di solitudine e basse aspettative per le generazioni più giovani. Ma già nel 2017 – in epoca pre-Covid quindi – un’analisi condotta da Eurostat, l’agenzia statistica europea, aveva evidenziato come il Paese europeo che più di tutti soffriva di solitudine fosse proprio il nostro con una media del 13% circa contro una del 6% degli altri Stati Membri.
Vivere da soli, un problema “intergenerazionale”
La solitudine e il vivere da soli non riguardano solo le generazioni più giovani. Nel biennio 2020-2021, sempre secondo l’Istat, a vivere da solo era il 21,6% della popolazione dei 65-74enni e il 39,7% di coloro che appartenevano alla fascia di età che va dai 75 anni in su. Proprio in quest’ultima c’è una forte preponderanza di donne: più di una su due, contro poco più di un coetaneo uomo su 5.
Ma nell’ultimo decennio il fenomeno è andato intensificandosi soprattutto tra coloro che hanno meno di 65 anni. L’incremento è stato elevato nelle fasce d’età che vanno dai 25 ai 34 e dai 35 ai 44 anni, concentrato in particolare nei primi dieci anni del Duemila. Poi, tra il 2010 e il 2020, è avvenuta un’improvvisa battuta d’arresto, legata forse alla recessione e al conseguente incremento di permanenza dei giovani nella famiglia d’origine.
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