Un’indagine rivela una situazione inedita per l’Italia: è ultima tra i paesi industrializzati per competenze di base tra gli adulti, con pesanti conseguenze sul Mezzogiorno e un divario generazionale significativo.
L’indagine OCSE, Survey of Adult Skills, dipinge un quadro critico: oltre un terzo degli adulti italiani (35%, contro una media OCSE del 26%) è analfabeta funzionale. Questo significa che, pur sapendo leggere e scrivere, hanno difficoltà significative, se non insuperabili, a comprendere, assimilare e utilizzare le informazioni lette. Quasi la metà (46%) manifesta grosse difficoltà nel problem solving, ottenendo un punteggio medio di 231 punti nel test di “adaptive problem solving” (contro i 251 punti della media OCSE).
Una posizione scomoda
Questi dati posizionano l’Italia al quartultimo posto tra i paesi industrializzati, preceduta da Israele, Lituania, Polonia, Portogallo e Cile, a decine di punti di distanza da paesi come Finlandia, Giappone, Olanda, Norvegia e Svezia, che registrano le migliori performance in tutti i settori.
L’indagine, giunta al suo secondo ciclo nel 2023 (dopo il primo del 2012), sottolinea l’importanza delle competenze per la piena partecipazione all’economia e alla società odierna, soprattutto di fronte alle rapide evoluzioni tecnologiche e alle sfide della transizione energetica e dell’invecchiamento demografico.
Gestire la complessità del quotidiano
Come evidenzia il Programme for the International Assessment of Adult Competencies (PIAAC), gli adulti con competenze elevate gestiscono meglio le complessità della vita contemporanea, si orientano meglio nella massa di informazioni e contribuiscono a decisioni e politiche più consapevoli. Al contrario, molti adulti con ridotte competenze si sentono esclusi dai processi politici e mancano delle capacità necessarie per interagire con informazioni complesse in ambito digitale, una preoccupazione crescente per le democrazie moderne.
Divario tra Nord e Sud
Mentre il Nord e il Centro Italia raggiungono punteggi vicini alla media OCSE, il Mezzogiorno presenta valori significativamente inferiori in tutti i settori. Il Nord-Est si distingue come unica area con risultati sufficienti anche nella comprensione e nell’utilizzo dei numeri. “È evidente la stretta relazione tra competenze cognitive e sviluppo del paese – afferma Natale Forlani, presidente dell’Istituto Nazionale per le Analisi delle Politiche Pubbliche (INAPP) -. I valori più bassi di competenze si concentrano nelle aree meno attrattive del paese. Occorre investire per il recupero dei territori del Mezzogiorno”.
Età e genere
Le persone tra i 55 e i 65 anni mostrano i valori di competenza più bassi rispetto ai giovani tra i 16 e i 24 anni. Anche il divario di genere persiste, con le donne ancora lontane dagli uomini nella comprensione e nell’utilizzo di informazioni matematiche e numeriche, sebbene questo divario si riduca o annulli considerando solo coloro con titoli di studio terziario in discipline Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica).
Nel rapporto, infatti, si legge: “La ridotta quota di donne con titoli Stem, che conferma le scelte selettive delle donne dettate da stereotipi culturali, pone ostacoli al raggiungimento della parità di genere nelle competenze di numeracy (alfabetizzazione matematica n.d.r.), ma anche alla crescita complessiva delle competenze del paese”.
Una nota positiva
Un dato positivo emerge dall’analisi dei giovanissimi (16-24 anni), che raggiungono punteggi superiori al resto della popolazione e, nel caso della numeracy, anche rispetto ai giovani di 25-34 anni. Tuttavia, si osserva una notevole perdita di competenze con l’avanzare dell’età, a prescindere dal settore considerato.
In dettaglio, il 35% degli adulti italiani ha ottenuto un punteggio pari o inferiore al livello 1 in literacy (lettura e comprensione), mentre in matematica la percentuale sale al 35%. Questi individui riescono a effettuare calcoli di base e a trovare informazioni semplici in tabelle o grafici, ma incontrano difficoltà con compiti più complessi. All’estremo opposto dello spettro, solo il 5% degli adulti italiani raggiunge i livelli più alti di literacy (contro il 12% della media OCSE), e il 6% in matematica (contro il 14% della media OCSE).
Investire nell’istruzione
Il rapporto evidenzia il ruolo fondamentale dell’istruzione nell’accrescere le competenze. Gli adulti tra i 25 e i 65 anni con titoli di studio terziario ottengono punteggi superiori rispetto a chi ha un’istruzione secondaria superiore o inferiore. Tuttavia, solo il 20% della popolazione di questa fascia d’età possiede un titolo di studio universitario, mentre circa il 38% ha un titolo inferiore al diploma.
L’investimento nell’istruzione appare quindi come elemento chiave per affrontare questa emergenza nazionale. Il miglioramento delle competenze di base è fondamentale per la crescita economica e sociale del paese, per garantire una maggiore inclusione e per far fronte alle sfide del futuro.
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