Che la vita sia cambiata e stia ancora cambiando è un dato di fatto. Il Covid-19, infatti, ha avuto innumerevoli impatti sulla nostra quotidianità, a partire dal modo di stare insieme, dagli assetti lavorativi ed economici, fino alle modalità con cui facciamo acquisti o prendiamo un treno. A raccontarlo sono le rilevazioni di SWG che, con il radar settimanale, ha tenuto traccia del pensiero degli italiani sin dall’inizio della pandemia.
Economia e lavoro: le famiglie sembrano reggere, la disoccupazione può aspettare
Nella settimana dal 21 al 27 settembre, in piena ripresa delle attività lavorative, SWG ha voluto indagare le aspettative degli italiani per quanto riguarda economia e lavoro. Il quadro che ne emerge è rincuorante: nonostante le difficoltà vissute durante il lockdown, infatti, la situazione finanziaria delle famiglie italiane sembra reggere. Un risultato inatteso, se si tiene conto dell’andamento del Pil e del tasso di occupazione in stallo, e che secondo il 68% del campione durerà anche nei prossimi mesi. Non sono così ottimisti, però, i ceti più bassi. Tra coloro che hanno pronosticato un peggioramento delle condizioni di vita nel prossimo anno, infatti, la metà sono persone provenienti da situazioni più svantaggiate. Un piccolo sospiro di sollievo, invece, per la condizione lavorativa. La metà degli intervistati sostiene che ci siano poche probabilità che loro o qualcuno della loro famiglia possa perdere il lavoro. Ma quando si chiede agli italiani di descrivere le proprie emozioni, si nota come la paura sia ancora presente. Tra le sensazioni più riportate, infatti, troviamo l’incertezza nel 53% dei casi, seguita dalla speranza (37%) e dalla rassegnazione (25%). Scendono vulnerabilità e tristezza, mentre rimane invariato il sentimento di rabbia.
Mobilità: ci spostiamo meno. Biciclette, monopattini, scooter e auto private ritenute più sicure
Emozioni e sentimenti che si ritrovano nella gestione della mobilità. Il persistente senso di insicurezza rispetto alle situazioni di affollamento spinge a non utilizzare i mezzi pubblici privilegiando quelli privati. Così, più della metà degli italiani ha ridotto i propri spostamenti e di questi il 75% sono over 65. A muoversi meno sono anche i residenti in centri medio grandi, mentre il 33% di coloro che non hanno cambiato abitudini è composto in gran parte dai lavoratori che si recano in sede. Ne godono, però, il pianeta e la salute, visto il riscoperto piacere di muoversi a piedi. Il 39% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di passeggiare di più rispetto a prima della pandemia. Una nuova routine a discapito dei mezzi pubblici, ritenuti poco sicuri rispetto al rischio di contrarre il virus. Prima tra tutte la metropolitana, seguita da autobus urbani, treni regionali, navi e traghetti. A metà della classifica si posizionano invece treni a lunga percorrenza, aerei e car sharing, mentre vengono ritenuti più affidabili mezzi come bicicletta, monopattino, scooter e auto privata.
Preferenze abitative: molto italiani hanno riconsiderato la propria concezione di casa
Ma a cambiare non è solo il modo in cui ci sposta, ma anche l’ambiente in cui si vive. Secondo le rilevazioni di SWG di questa settimana, il lockdown ha spinto molto italiani a riconsiderare la propria concezione di casa. Il 49% del campione, infatti, ha dichiarato di aver cambiato solo un po’ il modo di vivere la propria abitazione, mentre il 13% sostiene di averlo cambiato molto. Una piccola percentuale, ma composta in gran parte dai residenti nelle grandi città.
Anche il tempo trascorso tra le mura domestiche si è dilatato nel 64% dei casi, sia per paura di luoghi affollati che per via dello smart working. Chi preferisce rimanere a casa, tuttavia, è nella maggior parte dei casi chi risiede in un’abitazione indipendente. Interessanti i dati relativi alle preferenze di zona. Potendo scegliere, infatti, il 45% degli intervistati preferirebbe vivere nel centro di una città o in periferia, mentre il 48% rimarrebbe fuori dalla città ma nei dintorni e solo il 18% si sposterebbe lontano. Una scelta anche legata all’età visto che i giovani tra i 18 e i 34 anni dichiarano di preferire significativamente il centro città.
I pagamenti elettronici: crescono ma per incentivarli bisogna ridurre i costi di commissione
L’ultimo aspetto ad essere preso in considerazione dalle rilevazioni di SWG è relativo ai pagamenti elettronici. Sembra, infatti, che gli scambi economici virtuali abbiano subito una crescita sostanziale rispetto a prima dell’emergenza. Un incremento che, al tempo stesso, vede diminuire l’uso del denaro contante. Per incentivare ulteriormente l’utilizzo dei pagamenti elettronici, però, secondo gli italiani è necessario ridurre i costi di commissione per i commercianti, quelli della gestione del conto personale e garantire la sicurezza dei dispositivi. Ma agevolare i pagamenti elettronici, limitando l’uso del contante, sarà d’aiuto per la lotta all’evasione? Secondo il 58% degli intervistati, no. Anche se gli incentivi a premi e il fantomatico “cashback”, la pratica con cui è possibile guadagnare una percentuale in base ai propri acquisti, convince quasi metà degli italiani. Anche in questo caso, però, il divario generazionale è marcato. Coloro che ritengono che queste pratiche incentiveranno gli scambi elettronici, infatti, sono i ragazzi tra i 18 e i 24 anni e quelli tra i 35 e i 44, mentre scende questa convinzione fino a raggiungere il dato più basso nella fascia over 65.
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