Nonostante il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa, il nostro paese registra il maggior numero di lavoratrici indipendenti, principalmente nel settore dei servizi.
In un contesto europeo caratterizzato da enormi sfide occupazionali, l’Italia si distingue per il significativo numero di imprenditrici: il paese ha raggiunto il traguardo di 1,6 milioni di donne con partita Iva, superando la Francia e la Germania.
L’Italia, pur mantenendo il tasso di occupazione femminile più basso del continente, si posiziona al primo posto in Europa per numero assoluto di donne imprenditrici. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, le donne italiane che operano come artigiane, commercianti, esercenti o professioniste autonome sono 1.610.000. In confronto, la Francia conta 1.433.100 donne lavoratrici indipendenti, mentre la Germania si attesta a 1.294.100.
Un primato tutto italiano
Questo primato italiano acquista ulteriore rilevanza se si considera che la popolazione femminile in età lavorativa, tra i 20 e i 64 anni, è di 17.274.250 persone. In contrasto, la Francia presenta un surplus di 1,9 milioni di donne e la Germania supera l’Italia di ben 7,3 milioni.
Il 56% delle imprenditrici italiane opera nel settore dei servizi alla persona e alle imprese, incluse attività come parrucchieri, estetiste, agenzie di viaggio e studi professionali. Circa il 20% delle donne è attivo nel commercio, mentre oltre il 10% si dedica all’Horeca (Hotellerie–Restaurant–Café) e un ulteriore 6% è impiegato nell’industria e nell’agricoltura.
Il basso tasso di occupazione femminile in Italia è attribuibile all’elevato carico di lavoro domestico, che grava soprattutto sulle donne. Tuttavia, numerosi studi internazionali suggeriscono che l’imprenditoria femminile può contribuire a migliorare l’occupazione; infatti, le donne imprenditrici tendono a creare più posti di lavoro per altre donne rispetto ai colleghi maschi.
I motivi della scelta imprenditoriale
La letteratura sul tema identifica due principali fattori che spingono le donne ad avviare un’attività imprenditoriale. Il primo è di natura strutturale e si ricollega a condizioni socio-economiche, come situazioni di disoccupazione e tradizioni familiari, che rendono l’imprenditorialità una necessità. Il secondo è di tipo motivazionale e riguarda le aspirazioni personali e il desiderio di conciliare lavoro e vita familiare. Le donne che avviano un’attività imprenditoriale trovano maggiore flessibilità per gestire gli impegni lavorativi e familiari, un aspetto cruciale per chi ha bambini e incontra difficoltà nel reinserirsi nel mercato del lavoro.
Lo specifico delle provincie italiane
L’analisi territoriale rivela che le province del Mezzogiorno hanno la più alta incidenza di imprese a conduzione femminile. Cagliari guida questa classifica con il 40,5% delle attività gestite da donne, seguita da Benevento (30,5%), Avellino (30,2%), Nuoro (29,3%) e Chieti (28,9%). La Spezia è la prima provincia del Nord con una percentuale del 26,4%.
In termini di numero assoluto di imprese femminili, la Città Metropolitana di Roma si posiziona al primo posto con 76.519 attività, corrispondenti al 22,7% del totale delle imprese. Milano, Napoli, Torino e Bari seguono con rispettivamente 57.341 (17,9%), 55.904 (21,7%), 44.051 (22,4%) e 27.975 (28,9%) attività.
Questi dati suggeriscono che, sebbene il contesto occupazionale femminile in Italia presenti delle grosse criticità, l’imprenditoria rappresenta una risposta significativa e promettente per il futuro dell’occupazione femminile nel paese.
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