Con 41 milioni di ettolitri, l’Italia torna prima al mondo per produzione di vino. Cresce l’export, trainato da biodiversità e qualità, ma pesano frammentazione, concorrenza e cambiamento climatico.
L’Italia guida la produzione di vino
Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) relativi al 2024, l’Italia si è ripresa il primato mondiale nella produzione di vino, con 41 milioni di ettolitri. Un risultato significativo, che arriva dopo un’annata – quella del 2023 – duramente colpita dagli effetti del cambiamento climatico e da gravi problemi fitosanitari.
L’analisi, presentata in occasione di Vinitaly 2025 (dal 6 al 9 aprile) e condotta dal Research Department di Intesa Sanpaolo, offre un quadro aggiornato e approfondito del settore vitivinicolo italiano, mettendo in evidenza non solo i primati raggiunti, ma anche le criticità che ne limitano il pieno potenziale.
In crescita l’export
Sul fronte delle esportazioni, l’Italia mantiene una posizione di rilievo, con 8,1 miliardi di euro di vino venduto all’estero nel 2024, in crescita del 5,5% rispetto al 2023. In termini di valore, l’Italia si colloca al secondo posto dopo la Francia, che detiene una quota di mercato del 34,5%, contro il 22% italiano. Per quanto riguarda i volumi, invece, è la Spagna a superare l’Italia di misura: 22% contro 21,7%.
Un’annata in ripresa dopo un 2023 segnato dalla crisi climatica
La vendemmia 2024 ha mostrato segnali di ripresa, con un incremento del 7% rispetto al 2023. Tuttavia, la produzione rimane ancora inferiore del 14% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
Il 2023, infatti, è stato un anno complicato per la viticoltura italiana: tra siccità, alluvioni e la diffusione della peronospera, molte coltivazioni – soprattutto nel centro e sud Italia – hanno subito gravi perdite, con una riduzione della produzione fino al 20%.
I distretti del vino in crescita: prosecco e vini toscani in testa
L’Italia non è solo leader per quantità, ma anche per diversità e qualità. I distretti del vino italiani registrano una crescita complessiva del 4%. In particolare, spiccano:
– Prosecco di Conegliano Valdobbiadene
– Vini dei Colli Fiorentini e senesi
– Vini del veronese
Queste aree hanno mostrato incrementi tra il 7% e il 10%, confermando la vitalità di alcuni territori d’eccellenza e la loro capacità di attrazione sui mercati esteri.
Biodiversità vinicola: l’Italia è campione in Europa
Un altro primato italiano è quello della biodiversità viticola. Secondo l’OIV, l’80% della superficie vitata italiana è coperta da ben 80 vitigni autoctoni. Nessun altro Paese europeo vanta un patrimonio simile: il Portogallo segue a distanza con 40 vitigni, mentre Francia e Spagna si fermano a 15.
Questa varietà si riflette anche nelle certificazioni di origine: l’Italia detiene 528 riconoscimenti tra Dop e Igp, il numero più alto d’Europa, seguita dalla Francia con 442. Un segnale forte del radicamento territoriale e della ricchezza culturale del vino italiano.
I limiti strutturali del sistema vitivinicolo italiano
Nonostante i risultati positivi, il settore vitivinicolo italiano deve fare i conti con diverse criticità strutturali. La più evidente è la frammentazione aziendale: il 35% delle imprese vitivinicole italiane ha meno di 5 ettari, contro appena il 7% in Francia. Questa polverizzazione rende più difficile l’accesso agli investimenti, l’adozione di tecnologie avanzate e la promozione coordinata sui mercati internazionali.
A ciò si aggiungono sfide importanti come:
– la concorrenza internazionale sempre più agguerrita;
– il calo dei consumi, soprattutto tra le nuove generazioni;
– la difficoltà a intercettare nuovi segmenti di mercato.
Nuove geografie del vino
Uno degli aspetti più preoccupanti per il futuro del settore è l’impatto del cambiamento climatico. Le temperature in aumento stanno modificando la geografia produttiva mondiale, con una progressiva migrazione delle coltivazioni verso nord, mentre molte aree del sud Europa rischiano la desertificazione
Valorizzare il prodotto
Secondo gli esperti, il futuro del vino italiano passa dalla capacità di fare sistema. Solo così sarà possibile valorizzare appieno l’enorme potenziale qualitativo del prodotto. La crescita, infatti, potrà arrivare soprattutto dai mercati esteri, ma richiede una visione comune, una maggiore integrazione tra territori e un’offerta unificata.
La sfida è anche culturale: promuovere il vino italiano come esperienza territoriale e culturale unica, capace di raccontare una storia che va oltre il gusto. Ma per farlo, è indispensabile colmare il divario tra piccoli produttori e grandi realtà, accompagnando tutto il settore verso una transizione digitale, ecologica e generazionale.
Un patrimonio da difendere con strumenti nuovi
Il primato produttivo raggiunto dall’Italia nel 2024 non può bastare. A fronte di una concorrenza internazionale agguerrita, di un clima sempre più instabile e di un mercato in evoluzione, il vino italiano deve rafforzare le sue fondamenta. L’innovazione tecnologica, l’aggregazione tra imprese, l’apertura a nuovi consumatori e la capacità di raccontare la biodiversità come valore distintivo saranno le chiavi per mantenere – e consolidare – la posizione di leadership globale.
Non si tratta solo di fare più vino, ma di farlo meglio, in modo sostenibile, competitivo e integrato. Un obiettivo ambizioso, ma alla portata di un settore che ha già dimostrato di saper crescere anche nelle avversità.
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